MotoGP, Guido Meda: "Il mio ritorno? solo guidare invece di raccontare mi renderebbe più felice"

MotoGP, Guido Meda: "Il mio ritorno? solo guidare invece di raccontare mi renderebbe più felice"
Un'intervista "a caldo" per raccontare il ritorno di Guido Meda in MotoGP alla guida del team di Sky. Cambiano le regole, la tecnologia, le persone ma restano le emozioni, la passione e la professionalità
28 marzo 2015

Il ritorno di Guido Meda in MotoGP ha, come ogni cosa, suscitato apprezzamenti e critiche tra gli appassionati. Piaccia o no, Meda è un "ragazzo" che - come lui stesso ammette - non si rende conto di avere appena compiuto 49 anni. Molto più appassionato e vero di quanto spesso venga dipinto e, soprattutto, una persona intelligente e positiva, che proprio per questo è stata chiamata da Sky a dare il suo contributo di esperienza, ritmo e passione al team che guiderà quest'anno.

«Vivo di atmosfere bellissime, ho il culo di fare un lavoro stupendo, un bagno di sport. Per me è naturale e fondamentale creare intorno a me atmosfere buone. Poi alla fine il giudizio sul mio lavoro non potrò certo darmelo da solo»

«Il mio rientro significa soprattutto riprendere quei dettagli regolamentari che sono cambiati, quindi studiare è importante, ma non penso che sia fondamentale entrare nella virgola. Per semplificare, però, non vedo l'ora che arrivi il regolamento nuovo. Poi vedere piloti e tecnici che ti ricordavi con una maglietta e adesso li vedi con un'altra, rendersi conto che non sei l'unico, anche altri hanno cambiato lavoro! Ma al di là di questo aspetto, mi sento a casa. Tanta gente che ritrovo probabilmente non si era nemmeno accorta che mancavo, altri invece sono contenti, come me»

Parliamo con Meda dal Qatar, in pieno fermento al debutto nel nuovo ruolo. Il suo entusiasmo cresce ogni volta che saluta una persona che incontra nel paddock, mentre cammina col telefono all'orecchio.

«Rendere la MotoGP facile è una cosa sempre utile, e usare un linguaggio semplice e allegro rimane un ingrediente buono sia per una torta che ti hanno regalato ma anche per quella che hai pagato. Se mi hanno preso a Sky è anche probabilmente per avere un linguaggio fruibile, oltre che per alcune idee che svilupperemo. I miei modi di dire non sono stati coniati a tavolino, la loro forza è che vengono sul momento. Casomai oggi ho un altro scrupolo... vale la pena che continui a dire le cose che dicevo prima? Penso che lo farò se sentirò che è il momento giusto. In ogni caso, qui in Sky, ciò che cambia realmente non è tanto il tipo di linguaggio o di ascoltatori, ma la tecnologia. L'alta definizione, il canale acceso 24 ore, la possibilità di vedere le gare fuori da casa. Vivendola da dentro capisco perché venga richiesto un abbonamento. Mi accorgo che la differenza tra SD e HD è incredibile. La tecnologia selezionata può avere un prezzo da sostenere»

Bene, la piattaforma tecnologica è al top, ma per quanto riguarda la squadra di lavoro, cos'è cambiato, siete soddisfatti, dopo tanti anni con le stesse persone?

«In effetti il rischio che sbagli qualche nome c'è. Sarei disonesto se non dicessi che da un punto di vista affettivo avevo delle radici profondissime nel gruppo con cui ho raccontato le moto per tanti anni, però sono anche grandicello, ho compiuto 49 anni giovedì, per capire che quando si lavora cambiano anche i gruppi e le persone. Ho fatto qualche ritocco alla nuova squadra e sono contento. Mi tengo tutto il sentimento e l'affetto che avevo per quello che ho lasciato, e ho una grandissima voglia di rilanciare quello che trovo adesso. Mi sembra una cosa saggia e stimolante»

«Per quel che riguarda la F1 mi occupo di una parte manageriale, di gestione budget e persone e cerco di dare dei consigli di esperienza televisiva. Sia in MotoGP che in F1 ho trovato un gruppo di persone coscienziose e appassionate. Sarò sui campi di F1 solo quando servirà, andare per fare il turista o il direttore di un gruppo che cammina molto bene da solo, questo no».

«Ciò di cui mi sto rendendo conto è che l'avventura di Sky è anche avere ogni giorno un'idea e provare a svilupparla e, in molti casi, riuscirci. Un esempio? Quando ho pensato che sarebbe stato figo avere un pezzo di Jovanotti per la MotoGP, alzato il telefono e fatto. Con l'entusiasmo e l'allegria di Jovanotti. Ho incontrato il suo manager, che già conoscevo e gli ho chiesto se si poteva fare qualcosa insieme. Lui mi ha risposto che a breve sarebbe uscito il nuovo disco e mi ha invitato ad ascoltarlo in anteprima in studio. Appena sentite queste parole: "Questo è un grande giorno da vivere, io ci voglio credere senza limiti e senza fiato, tutto giusto e tutto sbagliato", ammazza oh, mi sono detto, meglio di così non mi poteva capitare! Lorenzo felicissimo di fare una cosa con il motomondiale, con me, con Valentino, un tesoro. Bella operazione basata sulla passione».

La passione per il mondo dei motori è per Guido Meda una parte importante della propria vita. Lui stesso si definisce il quarto figlio in casa, potremmo allora concludere che oggi abbia raggiunto il massimo delle proprie aspirazioni...

«E' vero, io gioco sempre, mi piace divertirmi, non mi rendo conto di avere 49 anni. Però dire che questo è il mio grande giocattolo, si e no. Ho sempre avuto un grande rispetto per il lavoro e anche se ne faccio uno bello e divertente, se in realtà volessi giocare farei altro, un giro in motoretta o in barca. I motori sono la mia passione assoluta. C'è ancora una cosa però che desidererei più di questa: non vorrei essere chi li racconta ma vorrei essere uno di loro, un pilota della MotoGP».

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