MotoGP. Luca Cadalora: "Zeltweg più sicuro in tempo per la Stiria? Impossibile, si intervenga sui piloti"

MotoGP. Luca Cadalora: "Zeltweg più sicuro in tempo per la Stiria? Impossibile, si intervenga sui piloti"
Nel nostro ultimo DopoGP dell'Austria è emerso chiaramente come, data la mancanza di tempo nel porre rimedio alla pericolosità "congenita" del circuito, sia necessario intervenire sui piloti affinché non trasformino la foga agonistica in un fattore di rischio
19 agosto 2020

Il Red Bull Ring non è il più sicuro dei circuiti e questo è noto da un pezzo: dal 2016 almeno, quando Casey Stoner con un tweet pose l’accento sulla necessità di ridiscutere la sicurezza di una pista che difficilmente può essere adattata alle esigenze della MotoGP.

Il doppio incidente di domenica ha inevitabilmente reso nuovamente attuale il tema, ma come emerso molto chiaramente anche nel DopoGP con Nico Cereghini, Giovanni Zamagni, Giulio Bernardelle e Luca Cadalora di questa settimana, questa volta il circuito c’entra meno di quanto verrebbe subito da pensare. “Per niente per quanto riguarda quello che è accaduto nella gara di Moto2, di più per l’incidente della MotoGP” - ha precisato l’Ingegner Bernardelle -. Quando si studiano protezioni e barriere bisogna calcolare le tangenti delle curve e lì, in quel punto del Red Bull Ring, sono necessari accorgimenti più efficaci rispetto a quelli che c’erano. E’ inammissibile che una moto fori le barriere. Io farei qualcosa, subito, soprattutto in quel punto, anche se sono d’accordo sul fatto che la prima cosa da fare è parlare con i piloti e con Zarco prima di tutti gli altri, che ha preso una traiettoria impossibile”. 

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I rischi del tracciato, il comportamento dei piloti

Qualcosa in futuro probabilmente verrà fatto, sempre ammesso che si vorrà continuare a organizzare tappe del motomondiale sull’asfalto dello Spielberg. Ma è chiaro che quel qualcosa non può essere fatto in questa settimana, nei pochi giorni che hanno separato il GP dell’Austria da quello della Stiria, ma probabilmente nell’immediatezza è un altro l’accorgimento da prendere: “Quello che è accaduto domenica - ha infatti detto Luca Cadalora - è stato impressionante e ha inevitabilmente ricordato tragedie, ma al netto dell’emotività bisogna fare le dovute analisi; quella pista non è il massimo in termini di sicurezza, ma per domenica più che ad ulteriori accorgimenti penserei ad insistere con i piloti, facendo leva sulla necessità di non lasciarsi andare a manovre troppo aggressive in punti a rischio già di loro. Nel caso specifico Johann Zarco ha sbagliato e ho l’impressione che da quando ha capito di avere l’opportunità di salire in Ducati ufficiali si sia fatto prendere la mano, cedendo il passo all’eccesso. Ma probabilmente è una pressione diffusa”.

Il mondiale contratto in sole 14 tappe e l’assenza di Marc Marquez, al di là degli errori dei singoli, potrebbe aver messo i piloti nelle condizioni di forzare il limite anche quando è troppo rischioso. Ed è su questo aspetto che secondo gli addetti ai lavori sarà necessario insistere per evitare che possano ripetersi scenari da tragedie.

La classifica, del resto, parla chiaro: sono tutti lì e tuti hanno piena consapevolezza di potersi giocare il mondiale molto più che in passato (e probabilmente molto più che in futuro), vista l’assenza dell’extraterrestre Marquez. Lavoro da fare, dunque, per chi si occupa di sicurezza, chiamato questa volta a tenere d’occhio piste e vie di fuga, ma ancora di più a tenere sotto controllo il comportamento dei piloti.  Se serve anche attraverso decisioni drastiche.

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