Giovanni Zamagni ha raggiunto tre gare della MotoGP in sella alla sportiva Ducati, totalizzando quasi 6.000 km in un mese. Tanti aneddoti, e qualche sorpresa, tra gli appunti di viaggio del nostro inviato
Piace a tutti. Perfino ai bmwisti, categoria di motociclisti generalmente interessati esclusivamente, o quasi, ai prestigiosi modelli della Casa bavarese. Ma la Ducati Multistrada 1200 S è davvero una bella moto, dalla spiccata personalità estetica e dalle grandi qualità tecniche. Ecco perché, ovunque si vada con la bicilindrica di Borgo Panigale, si viene seguiti da occhi curiosi e interessati e spesso ti viene anche chiesto un giudizio. Molti con la stessa motivazione: "Voglio comprare una moto, ma non vorrei prendere la solita GS: la Multistrada mi sembra una valida alternativa".
Lo è, anche se l'anima è differente, perché rimane pur sempre una Ducati, quindi con una caratterizzazione maggiormente sportiva rispetto a quella di una BMW (e di qualsiasi altra Casa). Un mezzo polivalente, estremamente divertente in qualsiasi situazione, dalla città all'autostrada, dai passi di montagna ai tranquilli spostamenti, dalle statali veloci alle strade bianche: me ne sono reso conto totalizzando quasi 6.000 km in meno di un mese, percorsi quest'estate all'inseguimento dei GP di Gran Bretagna (Silverstone), Olanda (Assen) e Catalunya (Barcellona).
La mia non è e non vuole essere una prova tradizionale - compito che lascio volentieri ai colleghi di Moto.it, molto più bravi ed esperti di me (grazie Giovanni: ecco qui la prova. Ndr) -, piuttosto un test in giro per l'Europa fatto da un normale appassionato di moto.
APPROCCIO TRAUMATICO
L'approccio, dico la verità, è piuttosto traumatico. La Ducati mi ha affidato la versione "S", ovvero quella più sofisticata, con le quattro mappature differenti per il motore (caratteristica presente anche sulla versione base) e le sospensioni Ohlins regolabili elettronicamente. Altra peculiarità, comune a entrambi i modelli: la chiave elettronica. Un aggeggio che ritengo "infernale", assolutamente inutile, con nessun vantaggio - a mio modo di vedere, naturalmente - rispetto a una chiave tradizionale. In pratica, funziona così: basta che la "mattonella" (così soprannominata tanto è grossa e pesante...) sia nel raggio di tre metri dalla centralina, che la Multistrada si mette in moto con un bottone posto sul lato destro del manubrio. Ma per riuscirci, devi sapere come fare. Non solo, e qui anticipo due inconvenienti della chiave elettronica emersi durante il viaggio: una volta accesa, la moto continua a funzionare anche se non si ha più con sè la chiave (per ragioni di sicurezza, mi verrà poi spiegato, perché se, per esempio, sei in autostrada e ti cade la "mattonella" dalla tasca, sarebbe decisamente troppo pericoloso il blocco del motore), e se si usa un navigatore non specifico, si creano delle interferenze e il GPS va in tilt.
La Multistrada 1200S mi viene consegnata da Riccardo Capacchione, collega di Due Ruote: gli ci vuole circa un quarto d'ora per spiegarmi il funzionamento di tutte le diavolerie elettroniche. Perché, come detto, non c'è solo la chiave, ma bisogna anche imparare come passare da una mappatura all'altra, come regolare le sospensioni, come bloccare lo sterzo (anche questo elettronico), come cambiare le informazioni sul pannello di controllo (o più semplicemente cruscotto se preferite). Insomma, prima di salire in sella e partire ci vuole un po' di pazienza, memorizzare alcuni movimenti che solo dopo molti chilometri diventeranno naturali. E sorge anche un dubbio: la povera batteria, reggerà a tutto questo stress? Reggerà, con mia grande sorpresa...
SI PARTE
La "mia" Multistrada ha le borse laterali, discretamente capienti, soprattutto quella sinistra, dove non ci sono gli scarichi. Si riempiono facilmente, ma si chiudono con approssimazione: così sistemo tutte le cose dentro a sacchetti di plastica.
"Sono borse della pre-serie, in quelle in vendita non entra più l'acqua", mi assicurano dalla Ducati quando segnalo il problema. Non ho modo di verificare: non posso far altro che fidarmi. E' mercoledì 16 giugno quando parto da Milano con destinazione Silverstone: l'obiettivo è arrivarci giovedì attorno all'ora di pranzo, attraversando la Svizzera, la parte orientale della Francia, il Tunnel sotto la Manica e parte dell'Inghilterra, per un totale di circa 1400 km. La giornata è uggiosa e piuttosto fredda per il periodo, ma non indosso i pantaloni antipioggia, commettendo un errore imperdonabile, come se non avessi mai fatto un viaggio prima. Arrivo a Chiasso e inizia a piovere forte, ma ormai è inutile infilare l'antipioggia: spero che, prima o poi, smetta e di asciugarmi con l'aria, ma così non sarà... Con l'asfalto bagnato viaggio attorno a 130 km/h in assoluta sicurezza, utilizzando la mappatura "touring" e la taratura delle sospensioni per una persona e le borse. Fa un freddo cane, ci sono una decina di gradi e così decido di riscaldare le manopole, ma non sono capace e per quanti tentativi faccia non riesco ad accendere l'apposita resistenza e devo rinunciare: maledetta elettronica, perché non c'è un semplice pulsante come su tutte le moto! Viaggiando a questa velocità si fanno tranquillamente 300 km con un pieno, con il cruscotto che ti segnala perfettamente quanta strada hai fatto dal distributore, quanta ne puoi ancora fare prima di rimanere a piedi, la media, la velocità massima, il consumo medio e quello istantaneo. Insomma, ci sono tutte le informazioni possibili e immaginabili, compresa la marcia utilizzata, indicazione che personalmente ritengo molto utile.
"L'ho chiesta io - mi spiega Vitto Guareschi, team manager della Ducati MotoGP, uno che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della Multistrada -: quando vado a girare in pista al Mugello con la GP10 (Vitto ha fato per anni il collaudatore della MotoGP, nda) per me è fondamentale avere la certezza della marcia che sto utilizzando. Così ho ritenuto che fosse importante anche quando vai per strada".
Concordo totalmente. Una volta in Francia alterno autostrade e strade statali, sempre rigorosamente sotto la pioggia: in tutta Europa, sono poche le nazioni così "amiche" dei motociclisti come la Francia, dove le autostrade costano meno per le moto, le statali sono generalmente belle, ben asfaltate e in contesti meravigliosi, gli automobilisti hanno un rispetto unico per i motociclisti, tanto che basta che ti scorgano nello specchietto per spostarsi a destra e agevolarti il sorpasso. Inoltre, c'è una collaborazione incredibile tra motociclisti e questo non ti fa mai sentire solo, anche nelle strade più isolate. Insomma, una nazione da attraversare in lungo e in largo, particolarmente piacevole con la Multistrada, per comodità e rapidità di spostamento.
SOTTO IL TUNNEL
Al tunnel sotto alla Manica arrivo giovedì mattina attorno alle 10, dopo un pezzo di autostrada finalmente con il sole, ma con un forte vento, situazione che non turba più di tanto la Multistrada. Conviene comprare un biglietto di andata e ritorno nelle 24 ore - costo 72 euro, contro i 105 della tratta sola andata, mentre se si prenota prima il viaggio via Internet si risparmia circa il 30% - e se si è fortunati, come lo sono stato io, venti minuti dopo si è già sul treno, sul quale vengono caricate auto e moto. Si parte e dopo un paio di minuti si entra in galleria: fa una certa impressione sapere che sopra alla tua testa ci sono milioni di metri cubi d'acqua... Con me c'è un motociclista inglese di vecchia data, in sella a una BMW R80: subito mi chiede informazioni sulla Ducati, affermando: "E' la più bella moto che abbia mai visto, un sogno...". Lo faccio salire. "Bella, mi sembra anche maneggevole".
Sono le sue considerazioni da fermo. Intanto il treno percorre veloce il suo cammino e dopo 30 minuti si arriva in Gran Bretagna. Continua a splendere il sole, mi infilo in autostrada, ripetendomi un milione di volte che si guida a sinistra e viaggio il più velocemente possibile, compatibilmente con i limiti autostradali e il grande traffico nei dintorni di Londra. Viaggiando a 150 km/h indicati, quindi con un filo di gas e perfettamente riparato dal plexiglas posto nella posizione più alta - si regola facilmente attraverso due pratici pomelli - in un paio d'ore arrivo a Silverstone. Tempo atmosferico a parte, il primo bilancio è estremamente positivo: il "Ducatone" va forte, è confortevole, ripara bene dall'aria, vibra poco e consuma il giusto.
LONDRA
Tra il GP di Gran Bretagna e quello d'Olanda ho due giorni liberi, che passo a Londra. Una volta in città, seleziono la mappatura "urban" e, con mia grande sorpresa (ero molto scettico riguardo all'utilità e alla reale efficacia delle quattro tarature elettroniche) la Multistrada cambia radicalmente carattere. Il motore adesso è più sfruttabile ai bassi regimi, più adatto all'utilizzo cittadino, dove però emerge un problema, peraltro già individuato percorrendo le statali: a gas costante, attorno ai 4.000 giri (circa 100-110 km/h) il bicilindrico "strappa", non è regolare nell'erogazione. Fastidioso.
"Per farla rientrare nei parametri Euro3 - mi spiega uno dei tecnici Ducati di Casey Stoner - sono stati costretti a smagrire: ecco perché strappa".
Altre moto, però, non hanno questo problema: non ce l'ha la BMW GS, ma nemmeno la mia "vecchia" Triumph Tiger 1050 (certo, è un tre cilindri e non un bicilindrico).
"Ma è un inconveniente che abbiamo risolto intervenendo elettronicamente" mi assicura Guareschi, che con una Multistrada ha viaggiato fino a Brno in occasione del GP della Rep. Ceca di metà agosto.
A Londra fa caldo, il termometro segna 30 °C, ed ecco che emerge un altro lato negativo: il motore scalda molto e quando ci si ferma si avvertono chiaramente delle vampate di calore. Martedì 22 giugno decido di andare a Wimbledon per vedere il torneo di tennis più famoso del mondo.
Wimbledon è un paesino molto carino e pittoresco, in classico stile inglese e nelle due settimane del torneo diventa un caos incredibile. La moto, come qualsiasi altro mezzo, deve essere parcheggiata negli appositi spazi, impossibile metterla da qualche parte come si farebbe in Italia: ci vogliono 25 sterline. Provo a fare un giretto e mi accorgo che molti giardini delle case sono stati trasformati in parcheggio: ne scelgo uno e per 10 sterline mi "libero" di moto, casco e giubbotto. Il proprietario della casa è un super appassionato di motori e quando vede il nome Ducati sul serbatoio impazzisce e mi invita a prendere un thè. Le pareti sono tappezzate di poster della Ferrari e quando gli spiego che lavoro nel motomondiale, mi sommerge di domande. Manco a dirlo, vuole sapere tutto di Valentino Rossi, se effettivamente andrà alla Ducati: tutto il mondo è paese.
Quando esco da Wimbledon sono già le 21 e ho una certa fretta, perché devo andare ad Harwick a prendere il traghetto per l'Olanda. Ho già il biglietto, la nave parte alle 23.30 ma bisogna essere lì almeno 45 minuti prima: calcolando che devo percorrere circa 150 km, sono giusto con i tempi. Ma il mio GPS va in tilt, travolto dalle onde magnetiche della maledetta "mattonella".
"Secondo me non è possibile, non c'entra nulla, ci sarà stato qualche altro problema", mi dirà poi un ingegnere elettronico della Honda, ma sta di fatto che il mio GPS va in tilt anche in altre occasioni, sempre e solo in presenza della chiave elettronica. Nonostante tutto, arrivo ad Harwick in tempo.
OLANDA-GERMANIA
In Olanda viaggio esclusivamente in autostrada, così come in Germania, che attraverso nel viaggio di ritorno. Ho fretta di tornare a casa e così, domenica 27 giugno parto alla 8 del mattino, con l'obiettivo di arrivare a Milano per dare il bacio della buona notte alla mia bimba.
Quindi, gas spalancato e via. In Germania, come è noto, ci sono lunghi tratti senza limiti e faccio chilometri e chilometri a più di 200 km/h. Anche in queste condizioni si viaggia bene con la Multistrada, anche se il rumore meccanico è elevato - "E' la distribuzione desmodromica" mi spiega sempre Guareschi, e sopra i 180 km/h il riparo aerodinamico non è così efficace.
In compenso, la Ducati continua a essere stabile e sicura anche ad elevatissima velocità. I consumi, naturalmente, aumentano, ma non scendono mai sotto i 10 km/litro e anche così si possono fare fino a 250 km con il pieno di benzina. Assistito dal sole e da una temperatura piacevole, macino chilometri e soltanto quando arrivo in Svizzera riposo un po' collo, spalle e braccia tornando a viaggiare a 130 km/h.
Arrivo fino al passo del Gottardo, lascio l'autostrada, seleziono la mappatura "sport" ed entro magicamente nel paese dei balocchi. La Multistrada diventa rabbiosa, potente come una super sportiva e ti sembra di "vedere" ciascuno dei 150 cv a disposizione. La strada è bellissima, relativamente larga, con un asfalto idoneo: grazie all'ottima posizione di guida, alla giusta misura di manubrio, comandi e pedane, si ha la piacevole sensazione di avere la situazione ampiamente sotto controllo. Non ti sembra neppure di andare così forte, ma quando guardi il tachimetro e il contagiri quasi prendi paura, tanto è alta la velocità. Le gomme Pirelli tengono bene, la frenata, con ABS (disinseribile), è eccellente, il telaio da riferimento, il motore è uno spasso.
Che meraviglia! Ma rieccomi in autostrada. Lascio la mappatura "sport" - viaggiando a gas costante, sinceramente, non si apprezza grande differenza - e continuo imperterrito il mio viaggio. Dopo 13 ore di viaggio e 1180 km eccomi a casa: sono macinato, ma arrivo giusto in tempo per mettere a letto la piccola Margherita.
N7: UNA STRADA DA SOGNO
Rimane solo l'ultima trasferta, quella di Barcellona e già mi viene il magone al pensiero che devo restituire alla Ducati la "mia" Multistrada". Sinceramente, mi rimane poco da scoprire di questa moto e con il passare dei chilometri pregi e difetti vengono confermati.
La bicilindrica di Borgo Panigale è effettivamente una moto eclettica - mi è mancato solamente di provarla in fuoristrada nella mappatura enduro, ma, sinceramente, non credo che chi la compra pensi a questo utilizzo, anche se il solito Guareschi mi dice: "Al di là del peso, è sorprendente come sia efficace anche sulle strade bianche. A parte la KTM 990 Adventure, di un'altra categoria sotto questo aspetto ( ha anche la ruota anteriore da 21", nda), la Multistrada è meglio di tutte le sue rivali, anche della BMW GS" -, con un telaio ben bilanciato e un motore impressionante nella mappatura sport. Frena bene, è stabile, permette pieghe da paura, ma è anche agile e maneggevole in città. E' un po' rumorosa di meccanica e, soprattutto, è davvero fastidioso lo "strappo" a gas costante sotto i 4.000 giri. Scalda un po' troppo e nelle borse laterali, almeno nelle mie, entra acqua.
Conosco bene la strada da Milano a Barcellona e tornando a casa faccio la N7 tra Frejus e Cannes, 45 km meravigliosi, dove guidare una moto da un gran gusto. Con la Multistrada ancora di più: in quel tratto non sono mai andato così forte con nessun'altra moto!
"In fase di collaudo e sviluppo - mi racconta Vitto - ho fatto parecchi chilometri sulle colline attorno a Parma. In tratti di strada isolati e senza traffico toccavo perfino con il ginocchio a terra!".
Che goduria! Quando arrivo a Milano, lunedì 5 luglio, il termometro segna 38 °C, quasi 30 in più di quando sono partito per Silverstone. Sono stanco, ma felice: è davvero fantastico passare tre settimane in moto in giro per l'Europa. Purtroppo, però, adesso devo restituire la Multistrada: provo a inventarmi una scusa con la Ducati per tenerla ancora un po' di giorni nel mio box, ma a Borgo Panigale non abboccano e martedì 6 luglio la porto al Ducati Store di via Tertulliano. Gran bella moto, davvero.
MANUTENZIONE E COSTI
Nel mio viaggio, ho consumato circa 340 litri di benzina super, per un totale di 515 euro, con un consumo medio di 14 km/litro, mentre di autostrada ho speso 64,75 euro.
Per quanto riguarda la manutenzione, nel mio viaggio ho dovuto cambiare solamente la gomma posteriore, prima dell'ultima trasferta a Barcellona: costo 250 euro.
Non è stata un'operazione semplice e anche tirare la catena non è così immediato e intuitivo. Più in generale, tutta la manutenzione della Multistrada mi sembra complicata e, con tutta l'elettronica presente, richiede (quasi) sempre l'intervento di una officina specializzata.
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