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La Rodaggio Film porta in Italia il film sulla Dirtbag Challenge di San Francisco. La sua filosofia? Rispondere alla moda dei chopper costosi, con moto fatte con niente, in meno di un mese. Pochi dollari, ma molto, molto rumore. E tanto divertimento. Presentato al Motorcycle Film Festival di New York nel 2014, Dirtbag è una vera provocazione, “uno schiaffo punk” che lascia il segno sulle guance più delicate.
L’iniziativa nacque a San Francisco nel 2006 ed è cresciuto a ritmo vertiginoso tanto che oggi partecipano migliaia di persone: un circo colorato di rock ruvido, vistosi burnout e umanità dai look più disparati. Ma soprattutto la Dirtbag è un “concept”: vuoi una moto che spacca? “Make it your own!”: costruiscitela. La sfida? Falla in meno di un mese e con risorse vicino allo zero.
Il documentario racconta proprio il build off di moto lowbrow che promuove un modo accessibile, democratico, controcorrente, in un certo senso provocatorio e politico di vivere la moto. Ecco le regole. Uno: hai 30 giorni per fare tutto, recuperare pezzi, tagliare, saldare, rendere marciante la tua “dirtbag”. Sì, perché l’obiettivo è fare moto da usare, non da lucidare. Due: budget massimo 1000 dollari, tutto compreso: moto di partenza, parti regalate, costruite, comprate. “Puoi anche barare, ma allora sei uno sfigato”. Tre: partecipare alla “ride” dell’evento: 100 chilometri circa intorno alla baia di San Francisco. Quattro: niente Harley-Davidson. È una regola che mette tutti alla pari: alla Dirtbag Challenge si partecipa per realizzare qualcosa di diverso, fuori dal mainstream.
Un chop dietro l’altro, si salda, si disfa, si racconta cosa significano le moto, in origine. Voler correre, essere fighi, divertirsi. E sapersi arrangiare con poco. Tutti concetti molto ben sintetizzati dal creatore e animatore della Dirtbag, Poll Brown. Inglese, carismatico trascinatore e dotato di uno humour come carta vetrata: Poll professa un’idea di moto alla portata di tutti, riportando le due ruote a mezzo e mondo di stile di estrazione popolare, in aperta polemica con chiunque non ami sporcarsi le mani.
E nonostante i numeri dell’evento, niente sponsor, per non “contaminare” lo spirito dell’iniziativa, dura e pura. Il film di Paolo Asuncion segue alcuni dei costruttori di una delle scorse edizioni (compresa una squadra di makers donne, le Darlin’ Dirtbags). Denominatore comune: prendere le distanze dai chopper da 50, 70, 100.000 dollari osannati nei programmi TV di settore. E mai, mai prendersi sul serio.
Lo spirito ha letteralmente contagiato il regista, tanto da convincerlo a partecipare lui stesso alla challenge in un’edizione successiva, con un gruppo di amici altrettanto digiuni di meccanica e saldature. Il risultato? Un sequel esilarante, Dirtbag II. Return of the Rattler, che al Motorcycle Film Festival del 2015 ha conquistato tutti, aggiudicandosi il People’s Choice Award e che presto arriverà in Italia.
Dirtbag è stato definito dalla stampa di settore “l’antidoto al tipico bike build film”, la marea di video che da alcuni anni, con toni enfatici, fotografia patinata, luci soffuse ha fatto della customizzazione una sorta di esperienza metafisica e romantica. Dirtbag è il film che riporta i motociclisti con i piedi per terra e la macchina da presa ad altezza birra e saldatrice.
Dopo aver avuto un assaggio al MotorBilke Expo di Verona, il film sarà visibile sul canale Vimeo della Rodaggio a partire dal 1 febbraio in lingua originale con sottotioli italiani e disponibile per proiezioni pubbliche per tutti i gruppi informali, club o eventi che vogliano organizzare una visione collettiva. Sarà sufficiente contattare i distributori scrivendo a [email protected] o attraverso il sito rodaggiofilm.com.
Giulia Guastoni