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La tradizione italiana nelle competizioni motoristiche non è composta soltanto da piloti e team, ma è fatta anche da industrie grandi - e soprattutto piccole - impegnate in una produzione molto specializzata di componenti fondamentali per i mezzi da gara.
Una filiera produttiva che è appendice del più vasto mondo automotive, e della quale fanno parte ad esempio big quali Brembo, Marelli o Pirelli, capace di generare un fatturato annuo di due miliardi di euro e di occupare fra i 7.000 e gli 8.000 addetti.
Uno studio realizzato da ANFIA (l'associazione nazionale della filiera industriale automobilistica) in collaborazione con il Politecnico di Torino e presentato lo scorso 30 novembre ne ha tracciato i contorni con l'obiettivo di quantificarne il peso e poter offrire possibili prospettive di sviluppo.
Individuati gli elementi più rilevanti per la ricerca, sono stati raccolti i dati da questionari a cui hanno risposto le imprese e analizzati i dati di bilancio presenti nella banca dati della società Aida esperta nella valutazione delle aziende.
L'aggiornamento al 2022 ha individuato 171 imprese sul territorio nazionale che sono focalizzate nella produzione e progettazione per il Motorsport. Di queste ben il 68% sono piccole imprese (fino a 50 dipendenti), il 20% medie (fino a 250) e il 12% grandi.
Oltre l'80% di queste sono concentrate in quattro regioni del nord: Emilia Romagna (26,9%, con 47 aziende), Lombardia (21%, con 37), Piemonte (19,3%, con 34) e Veneto (16% e 28 aziende).
E' quasi assente il sud del Paese, con soltanto due aziende in Campania e due in Sicilia.
Queste 171 aziende, come detto prima, impiegano fra i 7.000 e gli 8.000 addetti e generano un fatturato annuale di due miliardi di euro. Quello medio delle piccole imprese sfiora i 3,5 milioni, mentre il fatturato medio delle grandi imprese si avvicina ai 325 milioni.
Dove va la produzione racing di queste 171 aziende? Lo studio riporta che il 51% dei prodotti vengono impiegati nei Rally, il 48% nei campionati Turismo e il 45% in Formula 1.
Per quanto riguarda le moto, la Superbike e le derivate dalla serie assorbono il 40% dei prodotti delle aziende interessate, la MotoGP il 21% e i campionati Moto2 e Moto3 il 17%.
“Pur essendo, il nostro, un comparto di fama internazionale – ha detto Massimiliano Marsiaj che è il coordinatore della sezione Motorsport di ANFIA nell'illustrare gli obiettivi dello studio - ci siamo resi conto che è ancora relativamente poco studiato e forse anche poco valorizzato, a partire dalle sue ampie potenzialità di trasferimento tecnologico, sia verso l’automotive e settori adiacenti, sia verso altri settori”.