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Ciao a tutti! Ricordo che si andava a Imola con una eccitazione speciale. Parcheggiavamo l'auto in via Graziadei e poi si camminava per una ventina di minuti fino al ponte sul Santerno, dove era piazzata la biglietteria. I piloti erano già in pista per i turni di prova, sentivi il suono degli scarichi a chilometri di distanza e il passo senza volerlo si affrettava fino a diventare una corsa. Un richiamo irresistibile.
È soltanto un sogno? Cerco testimoni diretti: è possibile che alla fine degli anni Sessanta bastasse rivolgersi, per l'accredito stampa, al celebre Fantazzini che se ne stava seduto a un tavolino nei pressi delle biglietterie? Ho questo bizzarro ricordo, allora ero affidato al maestro Carlo Perelli, ma probabilmente sbaglio, forse la nostalgia mi frega.
Certo, Monza era Monza, un monumento al motorismo, una pista veloce e solenne, bigiavo la scuola per seguire anche solo un test dell'Alfa o della Guzzi. Ma Imola era "la" moto. Dai box sentivi i grossi mono Norton e Matchless rombare sulla salita dopo le Minerali, l'urlo delle poche quattro cilindri Benelli e MV soffocava il loro vocione. E la domenica mattina era una processione di gente, di gruppi, di famiglie, con le borse e i sacchi, con le sedie pieghevoli, i tavolini, il pranzo preparato a casa, i cellophane se malauguratamente fosse arrivata la pioggia. Era il nostro primo contatto con la "romagnitudine".
Tanta gente, a Imola. Nel maggio 1975 ero tra i trenta piloti della 500, con la mia Jada Suzuki bicilindrica, trenta anche i giri, dodicesimo all'arrivo. Vinse Ago con la Yamaha, un minuto su Phil Read e il campionissimo doppiò tutti, dal quinto (Stan Woods) in giù. Sarà stata una bella gara? Certamente poco combattuta, ma le cronache parlano di duecentomila spettatori e sul finale molte centinaia di persone entusiaste saltarono reti e cancelli invadendo la pista.
C'era gente seduta sul guardrail alla Piratella e alla Rivazza, i Carabinieri sorvegliavano in piedi a bordo pista, che non provassero ad attraversare. Alla seconda curva delle Minerali - e questo è un ricordo sicuro - uno spettatore si era sdraiato nel metro d'erba tra il cordolo interno e le balle di paglia. In piega gli passavamo praticamente sopra e quello: felice. Furono meno contenti i piloti dei sidecar, la loro gara venne annullata per l'impossibilità di liberare la pista, e l'organizzatore non voleva pagar loro il premio di partenza...
Questi i ricordi del GP delle Nazioni di quasi cinquant'anni fa, con le altre vittorie a Nieto, Pileri, Villa e Cecotto. Emozioni, colori, suoni del passato mi tornavano in mente questo fine settimana mentre seguivo la SBK alla tivù. Poca gente su tribune e colline, la regia attenta a non farlo capire. Nel 2019 Imola fu il round della SBK più seguito dal pubblico, poi si è persa la tradizione e a metà luglio con questo caldo si va al mare...
Mi chiedo: sarebbe ancora possibile portare in pista le maree di spettatori appassionati degli anni belli? Probabilmente no. Perché i tempi sono diversi, perchè tutto costa esageratamente di più, perché abbiamo tante possibilità di svago, perché non ci emozioniamo facilmente. E poi mancano i campionissimi e le formule attuali forse non sono tanto seducenti. Né per le case né per il pubblico.
Dorna ci prova, ci sta provando a fondo e a costo di commettere errori. Ma temo che la ricetta non si sia ancora trovata.