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Ciao a tutti! Ci ho pensato sopra una decina di giorni: perché il pezzo del nostro Capra sul "bike surfing e i pirla che lo fanno" mi ha dato un po' di fastidio? Tutto quello che Alberto scrive è da condividere al cento per cento, figurarsi, io sono per la sicurezza, le acrobazie sulla strada sono molto stupide e tra tutte "le buffonate che un motociclista può fare questa è la più minchiona di tutte". Giusto, ma allora perché qualcosa mi rode? Lo sa il lettore che si firma rho01: "chiedete a Cereghini e alla sua caviglia", commenta per primo. E chi sarà mai questo tizio così bene informato?
Fin da bambino ho amato le acrobazie. Sognavo di essere uno di quegli aviatori che fanno i numeri con i monomotori a doppia ala. Con la biciclettina ho imparato a pedalare all'indietro seduto sul manubrio. Ci ho messo quasi due anni, non è stato facile, occorre ribaltare tutti gli automatismi, poi l'ho fatto anche con lo scooter. Avrei voluto saper usare anche il monociclo come il mio amico Roberto Gallina, ma non ho avuto l'occasione. A quindici anni ho imparato a usare l'acceleratore del motorino con la mano sinistra, a venti a guidare dritto in piedi sulla sella con una Yamaha 650 che sembrava andar da sola tanto era equilibrata. Allora non si parlava di bike surfing ma la cosa era quella. Lo facevo inizialmente nei piazzali, poi da cretino anche sulla strada per qualche decina di metri, ero molto giovane e nessuno è perfetto. E naturalmente l'ho pagata. Tempo dopo ho fatto la stupidata di provarci con una Guzzi 850 California nella corsia box dell'autodromo di Monza, e misteriosamente rho01 doveva essere lì, anche se era un giorno qualunque con le tribune deserte.
Avevo messo il blocco alla manopola dell'acceleratore, ero sui sessanta, sono saltato con i piedi sulla sella, ho lasciato il manubrio e mi sono alzato in piedi allargando le braccia. Come sempre. Ma il gas si è chiuso a tradimento...
È andata così. Avevo messo il blocco alla manopola dell'acceleratore, ero sui sessanta, sono saltato con i piedi sulla sella, ho lasciato il manubrio e mi sono alzato in piedi allargando le braccia. Come sempre. Ma il gas si è chiuso a tradimento, e purtroppo le Guzzi, in decelerazione, deviano a destra. Mi sono ritrovato in piedi nel vuoto, e quando ho toccato terra ho cercato, sì, di correre più veloce che potevo, ma a sessanta all'ora è difficile. La 850 destinata al test di Motociclismo è andata a strisciare contro il muro e poi a terra senza gravi danni, ma io ho avuto la peggio: frattura della caviglia sinistra in tre punti. Lì per lì feci finta di niente, rialzai la moto che andava ancora abbastanza dritta da tornare a casa, ma la caviglia si gonfiava e faceva male, allora presi la strada dell'istituto ortopedico Gaetano Pini e parcheggiai la Guzzi sotto il pronto soccorso. Rientro in taxi e quaranta giorni di gesso. E sono consapevole di avere avuto fortuna, perché ammazzarsi con le stupidate purtroppo è facilissimo.
Pirla come dice Capra? Mille volte pirla, ma non facciamo gli angioletti, da ragazzi si fanno molte sciocchezze, l'importante è sapere cosa si rischia, avere fortuna e soprattutto sapersi fermare
Pirla come dice Capra? Mille volte pirla, ma non facciamo gli angioletti, da ragazzi si fanno molte sciocchezze, l'importante è sapere cosa si rischia, avere fortuna e soprattutto sapersi fermare. Oggi non ci penso proprio, le acrobazie non mi interessano, non amo nemmeno il freestyle però capisco chi lo fa. E poi gente come Sergio Canobbio e il suo Show Action Group, o come Chris Pfeiffer e tanti altri professionisti dell'acrobazia, come credete che abbiano cominciato? Da ragazzi sulla strada, come ho fatto io, come han fatto tanti. L'importante è sapersi fermare in tempo, oppure decidere che l'acrobazia è la propria vita e farla soltanto nei posti adeguati.