Nico Cereghini: "Ai politici che ci vogliono bene, adesso chiedo che..."

Nico Cereghini: "Ai politici che ci vogliono bene, adesso chiedo che..."
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
È nato un nuovo Intergruppo di una dozzina di senatori e deputati appassionati di moto. E a loro dico: se non è soltanto una tecnica per acchiappare voti, allora ecco tre cose che si possono fare in tempi brevi
  • Nico Cereghini
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6 febbraio 2023

Ciao a tutti! Ci ha informato da Roma Alfonso Rago: il 17 gennaio si è costituito l'Intergruppo per la Mobilita Motociclistica su iniziativa del presidente FMI Copioli e della senatrice Erika Stefani. È una struttura politica ma trasversale rispetto ai partiti, creata da una dozzina di deputati e senatori che hanno in comune la passione per la moto. Vogliono crescere di numero, promuovere iniziative legislative, proporre soluzioni che favoriscano la mobilità su due ruote, l'educazione stradale, la sicurezza, la produzione nazionale e l'attività sportiva.

C'è da sperare che le cose cambino davvero? La speranza è l'ultima a morire, ma una certa diffidenza sorge spontanea: non è che i politici godano di grande popolarità oggi in Italia, sappiamo bene quanto siano abili nell'intercettare i voti e come le categorie potenzialmente numerose facciano gola... Però possiamo anche aggiungere che nel gruppo ci sono due o tre elementi che stimiamo e che meritano fiducia.

Cosa ci aspettiamo da loro? Copioli ha dichiarato che bisogna partire dal riconoscimento dello status di utente vulnerabile anche per il motociclista. E siamo d'accordo: per prima cosa bisogna pensare alla protezione degli utenti deboli, pedoni, ciclisti e motociclisti. Che stanno pagando troppo cara la disattenzione generale, con una vera strage che non sembra finire mai.

Primo atto richiesto all'Interguppo? Educazione stradale obbligatoria nelle scuole, senza indugi, per promuovere il rispetto delle regole e della vita umana sulle strade. Secondo atto, una campagna potente contro l'uso dello smartphone alla guida, con forti spot mirati, manifesti, annunci radiofonici e poi una grande iniziativa "virale": una giornata, a sorpresa, di controlli a tappeto e con un grande sforzo su tutto il territorio nazionale. Agenti in borghese, auto civetta, tutto ciò che serve per inchiodare il maggior numero di utenti e far parlare i media. Che dal giorno successivo nessuno prenda in mano lo smartphone mentre guida senza pensarci due volte.

Quando dico "campagna potente" intendo una cosa ben diversa dalla campagna #non farlo promossa dalla Presidenza del Consiglio, in onda da Natale sulle reti Rai, sulle radio e sul web. Questa campagna vorrebbe sensibilizzare i giovani sul tema della guida sotto l'effetto di alcol e droghe; il problema è enorme e l'iniziativa è lodevole, ma così com'è fatta temo sia del tutto inutile.

Trentacinque secondi con una voce professionale che snocciola piatte statistiche, "ogni anno più di 6.500 incidenti, prima causa di morte dai 15 ai 24 anni, oltre il 90 per cento degli incidenti potrebbe essere evitato con comportamenti prudenti...". Ci vuol altro per arrivare ai giovani!

Terzo atto per l'Intergruppo appena costituito? Partire con la sistemazione delle strade con almeno un progetto preciso, uno: installare i famosi guardrail salva motociclisti con rinnovato impegno. Mettete ordine nelle omologazioni delle barriere, cercate una intesa con Anas e con le Province, fate montare diffusamente le fasce di sicurezza sui quei maledetti paletti che ci uccidono. Tutto non si può fare, ma fateci vedere che avete almeno cominciato.

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