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Ciao a tutti! Non ho mai incontrato Alex Zanardi, lo conosco come voi attraverso i media, e adesso come tutti trepido per la sua vita. Avrei voluto scrivere qualcosa subito dopo l’incidente, come sanno fare certi giornalisti trovando anche le parole giuste, ma ho dei limiti: tutto ciò che riuscivo a pensare era banale, era peggio del silenzio. E oltretutto, mi sono detto, il silenzio non è neanche male, forse è addirittura la risposta più opportuna di fronte ai misteri che si profilano quando i momenti sono veramente gravi e il pensiero corre alla fine dell’esistenza.
Oggi mi è venuto da pensare a Zanardi attraverso gli occhi del dottor Claudio Costa, che dal settembre 2001 ha uno speciale legame con il bolognese dopo il gravissimo incidente del Lausitzring, la perdita delle due gambe, le sette volte in cui il cuore di Alex si arrestò, le quindici operazioni e la lunga riabilitazione. Proprio lo stesso Claudio che nel ‘92 riuscì a salvare la gamba destra di Mick Doohan, strappandolo dall’ospedale di Assen dove già si parlava di amputazione e poi curandolo a casa sua come nelle favole. Proprio quel dottore, proprio lui, il dottorCosta: che non aveva alcuna possibilità di salvare le gambe di Zanardi come aveva fatto per Doohan eppure è riuscito a rimetterlo in piedi. Il più tenace dei suoi sostenitori e dei suoi amici.
Ho sempre apprezzato Costa, ha curato anche me nella famosa Clinica Mobile, ci siamo sempre capiti al volo e gli sono affezionato. Però qualche volta, negli anni, ho pensato che certi suoi slanci, certi discorsi, fossero esagerati. Claudio è certamente un ottimo medico, il migliore, e non si accontenta della medicina e spazia fino alla filosofia, alla religione, all’epica. Certi suoi discorsi appaiono talvolta molto teatrali, l’avrete pensato anche voi.
Oggi mi rendo conto che anche Alex Zanardi è un po’ così. E’ più autoironico di Costa, ha una bella leggerezza, ma a volte ho pensato che fosse altrettanto ridondante. Senza rendermi conto che è semplicemente un fatto di ispirazione: senza una particolare ispirazione, nessuno potrebbe trovare le motivazioni e le energie necessarie per le imprese che entrambi hanno realizzato.
Sono imprese di portata universale: grazie a loro centinaia di persone, pesantemente colpite dalla sorte, hanno trovato la forza di reagire e riprendersi la vita. E anche tutti noi, quando ci piangiamo addosso, quando tendiamo a lasciarci andare e a fare del vittimismo, quando ci verrebbe la voglia di dire “non ce la posso fare”, abbiamo davanti la storia e il sorriso di Alex Zanardi e possiamo sentirci più forti.
Oggi mi chiedo se chiunque, al posto di Alex, avrebbe avuto quella forza. E mi rispondo: temo di no. Poi però penso che forse ognuno di noi, messo così drammaticamente alla prova, la forza l’avrebbe magari trovata. Ma soltanto se fosse stato colpito da quella straordinaria e incontenibile ispirazione.