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Ciao a tutti! A Milano, in questi giorni, è scoppiata la guerra tra pedalatori e motorizzati. E’ bastata una raccomandazione di Beppe Severgnini sul Corriere: ciclisti, usate le luci come si fa in Europa. E si è scatenata una feroce polemica poi diventata un “tutti contro tutti”: ciclisti contro automobilisti, automobilisti contro bici, monopattini e moto. Sapete benissimo come succede, sembra quasi inevitabile anche qui sul sito.
Serve a poco ricordare che i ciclisti sono anche automobilisti, come noi motociclisti siamo anche automobilisti e spesso ciclisti: di questa trasversalità ce ne dimentichiamo immediatamente appena sentiamo puzza di bruciato, quando abbiamo cioè l’impressione che qualcuno stia provando a limitare la nostra personale libertà e minaccia di incidere sulle nostre (peggiori) abitudini.
Nella polemica milanese si è inserito domenica, con una lettera al Corriere, anche l’assessore alla Sicurezza e alla Polizia locale di Milano Marco Granelli. Che peraltro nell’elencare le categorie della strada, dai camionisti fino ai pedoni, si è completamente dimenticato di noi motociclisti. Ma andiamo oltre e Granelli propone ragionevolmente tre cose: un esame di coscienza personale sui doveri e il rispetto delle regole, poi l’educazione stradale nelle scuole e una campagna sulla sicurezza.
Sul rispetto delle regole ok, siamo perfettamente d’accordo e qui lo predichiamo da sempre a costo di passare per bacchettoni; sull’educazione stradale pure, da anni la chiediamo tra le materie di scuola. E di una buona campagna sul rispetto reciproco, come se ne fanno all’estero, ne abbiamo bisogno come il pane.
Ma non basta. La circolazione a Milano e nelle grandi città è nel caos e ha determinato un effetto devastante: non c’è soltanto il disinteresse per i diritti altrui (sabato scorso una vettura parcheggiata sui binari ha bloccato la circolazione dei mezzi pubblici per 50 minuti, in pieno centro); ora si sta registrando un tasso di aggressività fuori controllo. Sulle strade si combatte una vera guerra.
Noi diciamo che una campagna di sensibilizzazione ci vuole e vanno insegnate ai bambini le regole e il rispetto reciproco, tutto questo è molto importante per il futuro. Ma intanto è necessario prendere misure urgenti e più drastiche. C’è chi chiede il limite dei 30 orari esteso a tutta la città, Berlino e Londra vogliono le targhe e le assicurazioni per le bici contro i “ciclisti pericolosi”, serve la protezione assoluta dei pedoni sui marciapiedi (con colonnine, dissuasori, spazi sicuri) e dei ciclisti sulle loro corsie che sacre devono diventare.
E soprattutto da noi servono i vigili in strada. Su questo tema l’assessore Granelli tace, ma dove sono finiti negli anni gli agenti della polizia locale? I vigili ci vogliono, è ormai chiaro che le telecamere vanno bene per far cassa ma non bastano per identificare e soprattutto fermare i più pericolosi tra i trasgressori. Che siano in auto, nei furgoni, nei taxi, in moto, in bici e sui monopattini.
Lo vedete anche voi, la strada ormai è un campo di battaglia. In città più ancora che fuori. E’ allora necessario e urgente andare oltre le rivendicazioni talebane di categoria e invito caldamente le associazioni e i lettori perché collaborino sul terreno delle proposte. E vi raccomando di restare calmi, ricordando sempre che siamo motociclisti ma anche pedoni, automobilisti, in moltissimi casi anche ciclisti.