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Ciao a tutti! Dopo Volvo, anche il gruppo Renault annuncia che dal prossimo anno proporrà soltanto automobili a velocità massima limitata. Non più di 180 chilometri orari. E naturalmente un campanello d’allarme si mette a trillare insistentemente sotto il casco del motociclista. Toccherà pure a noi, prima o poi?
Intanto, perché e da dove nasce questa idea della limitazione della velocità? Correttamente, un costruttore di auto come Volvo verifica che, quando si superano certi limiti, i vari sistemi di sicurezza istallati a bordo del veicolo non sono più sufficienti per evitare conseguenze gravi in caso di incidente. Tutte le risorse e le energie impiegate negli studi dei sistemi di sicurezza vengono vanificati dall’alta velocità. E fino a qui, tutto ok: sul piano della sicurezza il ragionamento fila a meraviglia.
Subito dopo però nascono i problemi. C’è in ballo la libertà del cittadino e il continuo e pressante lievitare degli obblighi in tutte le materie. C’è l’eterna discussione tra la capacità di determinare da sé i comportamenti sociali e l’amara verifica che la gran parte dell’umanità non ne è capace. C’è anche chi dice: se vogliamo fare le cose seriamente allora altro che 180, fermiamoci molto prima, a 110 o 130 orari.
E c’è soprattutto, a mio parere, il tema delle priorità. Siete certi che questo tipo di scelta sia così influente sulla nostra sicurezza? Ci sono autostrade a quattro corsie sulle quali mi sentirei sicuro anche a 250 (come capita in qualche tratto tedesco), se avessi la certezza che nessuno guida sotto i fumi dell’alcool, o l’effetto di droghe, o con lo smartphone in mano, o con tutte e tre le cose… Priorità: non sarebbe molto più urgente un sistema di sicurezza che blocca il veicolo di chi non rispetta queste regole basilari?
Sorge naturale il dubbio che si tratti di una pura faccenda di marketing, di una strategia per costruirsi l’immagine dell’auto sicura. D’altra parte le Case auto fanno il loro mestiere e lo fanno piuttosto bene, mentre sono altri coloro che latitano. Da un lato vedo il sogno di un veicolo capace di ridurre a zero la mortalità sulla strada, dall’altro vedo i mezzi vecchi e fuori regola, magari senza revisione e assicurazione, che circolano sulle nostre strade, e gli impuniti dello smartphone e i finti svizzeri che vanno a 200 e ti tamponano se non ti scosti, e le buche e i guardrail che uccidono i motociclisti… E la mancanza di educazione generale al rispetto delle regole (anche la nostra maleducazione, naturalmente) e l’educazione civica e stradale che nelle scuole resta un miraggio.
Sono discorsi noti, ma che vale la pena di affrontare ogni volta. Però, tornando alla domanda iniziale: toccherà pure a noi motociclisti? Anche i costruttori di moto saranno prima o poi tenuti a contenere in buona misura le velocità massima dei loro modelli? Domani potrebbe capitarci di andare a ritirare, che so, una nuova Streetfighter V4S da 208 cavalli, e vedere il concessionario stranamente imbarazzato. Che hai? “Non so come dirtelo, ma da oggi la moto è autolimitata a 150 orari, mi dispiace. Anzi abbiamo tolto direttamente l’ingranaggio della quarta, della quinta e della sesta. Tanto… ”.
Perché che si vada verso una società che ci tiene sempre più stretti dentro il cerchio delle regole è ormai chiaro, come è chiaro che la stragrande maggioranza di noi a 180 all’ora sulle strade non ci arriva mai e si diverte dentro i limiti o vicinissimi. Ma il sogno è il sogno. E la moto è soprattutto un sogno appassionato.