Nico Cereghini: “Ancora sui rumori molesti”

Nico Cereghini: “Ancora sui rumori molesti”
Pareva un argomento di quelli estivi, per chiacchierare sotto l’ombrellone, e invece è venuta fuori una bella discussione. Perché è nei dettagli che si forma la nostra speciale passione | N. Cereghini
9 settembre 2014

Ciao a tutti! Torno sui suoni molesti perché dalle vostre osservazioni si capiscono bene due cose: primo, un supplemento d’indagine può far piacere a tanti perché il tema ha suscitato un bell’interesse; secondo, è proprio dai dettagli, dagli aspetti secondari e apparentemente trascurabili, che la nostra passione si esprime in modo personale.
 

Per esempio quel “clack” della prima inserita da fermo su tante moto. Quel suono che io mettevo al primo posto tra quelli che mi danno fastidio e che molti di voi, al contrario, trovano addirittura bello. Non è curioso che due appassionati dello stesso oggetto, la moto, due persone che potrebbero incontrarsi casualmente su un passo appenninico e conoscersi e scambiare volentieri quattro chiacchiere, siano poi così distanti nel giudizio dello stesso dettaglio? Io lo avevo premesso: “sarò anche fissato”. E mi rendo conto che sono state proprio alcune informazioni “fissate” nella mia memoria, tanti anni fa, a dare una forma personale alla mia passione.


Dicevo che detesto restare fermo al semaforo rosso con la marcia inserita e la frizione in mano. Anche qui mi prendevo un po’ in giro caricando i toni, ma sostanzialmente è proprio così: preferisco di gran lunga sostare in folle e poi inserire la prima all’ultimo momento. Come mi è nata questa cosa, che per alcuni di voi è addirittura priva di senso? E’ un’abitudine che ho preso dalle corse perché la frizione, quando si scaldava, tendeva ad incollare; e poi perché quando ci si arrestava al box, con i motori a due tempi, si tirava la cosiddetta “staccata” per dare al meccanico una bella lettura della candela e quindi della carburazione: tiravo tutta una terza o una quarta fino alla zona rossa, poi frizione in mano, motore spento perché il minimo non c’era, folle, e arrivo in abbrivio davanti al garage.

Da grande, alla mia macchina avrei appiccicato un avviso: “attenzione, se vi fermate, fatelo sempre in folle!”

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Ma a dirvi la verità, adesso che ci penso bene, credo che sia stato soprattutto un tassista a condizionarmi su questa storia. Lui aveva credo una 500 Multipla verde e nera, io otto o nove anni. E quello disse a mio padre: “Al semaforo io metto sempre la folle, così la frizione non si brucia e fa centomila chilometri. E lo sa quanto costa una frizione?”. Mio padre non lo sapeva, non aveva neanche la patente e dei costi di gestione di un’automobile importava poco o niente. Ma a me, che ero assetato di informazioni motoristiche di qualsiasi tipo, la cosa fece una certa impressione. Vedevo questa frizione bruciare dentro il motore, temevo l’uscita improvvisa di una colonna di fumo dai cofani delle auto ferme al semaforo con la prima dentro, ero convinto che sarebbe potuto scoppiare un incendio. E mi dicevo che, da grande, alla mia macchina avrei appiccicato un avviso: “attenzione, se vi fermate, fatelo sempre in folle!” per divulgare il più possibile la scoperta del taxista.


Chissà, forse anche per voi i suoni e i profumi e anche le forme che preferite, in materia di moto, arrivano da molto lontano. Da uno zio accreditato come vero motociclista, da un articolo letto su una rivista, una frase buttata lì da un amico. Convinzioni personali tramandate oppure scoperte successive. Perché qualche volta le cose con il tempo cambiano, e altre volte no. Da adolescente mi piaceva far casino con lo scarico, svuotavo tutto e se la via cittadina era stretta mi piaceva anche di più; poi mi è passata, ora amo i suoni decisi ma senza dar fastidio. Invece a quelli con gli scarichi svuotati sembra che l’adolescenza non passi mai.

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