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Ciao a tutti! In un bell'articolo da Tokyo, il corrispondente di Repubblica Cristian Martini Grimaldi ha raccontato il nuovo incubo del Sol Levante: il numero eccessivo degli anziani al volante e i loro eccessi. Due sono i dati più allarmanti. Il primo dice che aumenta il numero di incidenti mortali causati dagli over 75, in controtendenza rispetto alle statistiche nazionali che registrano da anni un calo generale delle vittime. Il secondo precisa che gli over 65 provocano da soli il 13,5 per cento dei morti sulla strada. Potrebbe riguardarci poco, questo triste discorso, se non fosse che il Giappone è l'unico Paese al mondo che ci supera per la longevità della popolazione, e che quello che succede laggiù anticipa di qualche anno ciò che avverrà presto qui da noi.
I lettori più attenti sanno che su questo fenomeno accendo spesso il mio faro. Parlo da anzianotto, e dunque questa non può essere letta come una polemica generazionale: se ci sta a cuore la nostra sicurezza, non possiamo ignorare che insieme alle buche e ai digitatori compulsivi dello smartphone anche gli anziani al volante sono un problema che deve indurci a vigilare sempre di più. Naturalmente bisogna premettere che anche i giovani fanno disastri, e pure che molti motociclisti sono pericolosi indipendentemente dall'età, però restiamo sul tema: le cronache italiane parlano sempre più spesso di incidenti provocati da automobilisti molto anziani, e la superficialità con cui da noi si rinnovano le patenti desta un certo allarme. Ebbene, in Giappone gli studi sulle cause degli incidenti dicono che ai primi posti c'è lo scambio tra l'acceleratore e il freno, e la confusione tra destra e sinistra. Parlo sempre dei vecchietti.
E la cosa più interessante è che provano a studiare le soluzioni per incentivare i più anziani a rinunciare alla patente. Nel 2050 un terzo dei giapponesi avrà più di 65 anni.
Da dieci anni, per esempio, le banche offrono una percentuale di interessi un po' più alta a chi consegna la patente di guida, da cinque anni i taxi praticano sconti particolari agli anziani senza patente, da poco (toccando ferro) le pompe funebri hanno tariffe speciali per loro e la polizia regala i buoni per il ramen, che è la popolare zuppa di tagliatelle giapponese. E qualche risultato c'è. Dobbiamo pensare che la cultura nipponica è particolare e che l'isolamento sociale è vissuto con molta vergogna. Martini Grimaldi racconta che ci sono vecchietti che pur di non restare soli compiono piccoli furti con il preciso scopo di finire in carcere, e quindi trovare qualcuno con cui fare una partitella a baba-nuki, gioco popolare come la nostra briscola. Tanto che il tasso di criminalità degli over 65 è quadruplicato in vent'anni.
Lo si capisce bene, per i giapponesi come per gli italiani la patente è spesso un simbolo di efficienza e di autonomia degli spostamenti; e sotto questo punto di vista qui siamo fritti, da loro i trasporti pubblici funzionano ancora in modo abbastanza capillare ma non si può dire la tessa cosa per la disastrata Italia. Rinunciare alla macchina o alla moto può essere impossibile. Ed è qui che vorrei coinvolgere i lettori: oltre a raddoppiare la prudenza, intendo, possiamo fare qualcosa anche noi? Avete delle proposte da fare?