Nico Cereghini: "Assen ha fatto storia"

Nico Cereghini: "Assen ha fatto storia"
La prossima corsa della MotoGP è il Dutch TT, in Olanda. E mi torna in mente l’edizione del 1979 che fu epica per qualche milione di italiani e soprattutto per me: Ferrari contro Sheene, la prima della RAI, una RT BMW. E niente telefonini | N. Cereghini
24 giugno 2014

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Ciao a tutti! Sabato prossimo si correrà ad Assen, e anche se la pista è molto cambiata quel posto è pieno di storia. Pensate che il campionato mondiale non ha mai mancato una stagione dal ‘49, e mi piace ricordare che gli italiani furono subito protagonisti: il 9 luglio 1949 Nello Pagani fece la doppietta, 125 con la Mondial e 500 con la Gilera. Io compivo un anno, manco camminavo, eppure ho avuto la fortuna di correre anche con lui. Grande Nello, uno che a sessant’anni compiuti si divertiva a fare le 500 km con la Laverda 750…

Di Assen voglio ricordare l’edizione 1979: quella è stata la prima corsa del motociclismo moderno. Kenny Robert fece la pole ma poi in gara ebbe dei problemi tecnici con la sua Yamaha Good Year. I grandi protagonisti furono Ferrari e Sheene. Fu una battaglia durissima tra i due piloti Suzuki, con sorpassi e controsorpassi fino all’ultima curva; e benché il pilota di Gallina avesse la mano del gas dolorante per una frattura precedente, fu proprio Virginio a spuntarla su Barry, e per soli dieci centesimi di secondo. Che gara! Era una giornata di sole, io mi godevo lo spettacolo a bordo pista, alla Strubben, il tornante destrorso da prima dove succedeva tutto. Eugenio Lazzarini aveva appena vinto la 50 e Graziano Rossi la 250, corsi come un pazzo verso il traguardo della 500 per vedere l’arrivo in volata. Fu una visione confusa e da lontano, ed ero sul rettilineo d’arrivo, duecento metri oltre la bandiera a scacchi, quando Ferrari piantò una gran frenata perché non aveva benzina a sufficienza per gli otto chilometri del giro d’onore. Si arrestò da me. “Chi ha vinto?” gli chiesi. “Ho vinto io!” mi urlò Virginio in faccia, ed era così felice ed esaltato che scese di sella e via, si mise a correre verso il box lasciandomi la RG tra le mani.

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Metallo rovente, odore di gomme e frizione bruciate. La moto che vince è sempre speciale. Ero ancora lì, seduto in sella e probabilmente con un sorriso fisso in mezzo alla faccia, quando arrivò trafelato Mario Donnarumma, uno dei meccanici del team, a riprendersi la più bella moto del mondo. E dico che fu la prima gara del motociclismo moderno perché proprio quel giorno, 23 giugno 1979, la televisione italiana trasmetteva per la prima volta la diretta di una prova mondiale disputata fuori dall’Italia. Merito della tenacia di Federico Urban.

Quella volta ero partito da Milano in moto, con la prima BMW boxer RT. Avevo litigato con una fidanzata e allora via, le “moto valigie” preparate in tutta fretta, tenda e sacco a pelo legati sul portapacchi, a sciropparmi 1.120 chilometri dal mattino alla sera. Mica lo sapevo che avrei vissuto un fine settimana immerso nella storia: la prima moto prodotta della fortunatissima serie RT, la prima gara del motociclismo moderno, l’epica vittoria di Virginio Ferrari che quell’anno fu vice-campione del mondo, la sua moto sotto il mio sedere. Questa la dico per i ragazzi moderni: avessi avuto la passione per lo Smartphone, invece di quella per la moto, avrei passato un fine settimana di lunghissime telefonate angoscianti con la ex.

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