Nico Cereghini: "Belli i raduni, ma non quelli in autostrada"

Nico Cereghini: "Belli i raduni, ma non quelli in autostrada"
Molti tra noi hanno la cattiva abitudine di darsi appuntamento appena oltre il casello. Lo facciamo da anni, sempre più numerosi e senza pensare ai pericoli che corriamo inutilmente | N. Cereghini
3 luglio 2012

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Ciao a tutti! Al raduno dello Stelvio, sabato scorso e poi domenica per la trentaseiesima edizione, c’era il pieno. La canicola non ha fermato i motociclisti di pianura e del resto le promesse erano tante: respirare aria frizzante, impostare dei gran tornanti senza le auto nei pressi, incontrarsi tra simili. Sono tutte cose belle che hanno funzionato anche questa volta: mai vista tanta gente così, si parla di 30.000 presenze. E del resto anche al WDW di Misano dello scorso fine settimana si è registrato il tutto esaurito, al punto che molti dicono che la voglia di moto è più forte della crisi. Naturalmente la realtà non è così semplice, e sono tanti anche quelli che, purtroppo, anche quest’ultima domenica sono stati costretti a rimandare l’uscita a tempi migliori; e a loro va – se a qualcosa può servire - la nostra solidarietà.

Moto, estate, vacanze, chilometri. Non sono tempi facili, ma appena si può si esce dalle città, sempre più invivibili. E spesso si finisce ad appiattire le gomme in autostrada. Lì sulle tre o quattro corsie ci si diverte zero e si spendono soldi, ma la necessità di raggiungere la nostra meta in tempi ragionevoli passa quasi sempre tra le due sbarre semoventi e centinaia di noiosissimi chilometri a moto dritta. Noi motociclisti abbiamo un cattivo rapporto con l’autostrada, si sa, paghiamo lo stesso pedaggio dell’Audi Q7 ma non abbiamo scelta.

E a proposito di raduni a Sondalo e a Misano c’è un fenomeno del motociclista autostradale che da

Motociclisti a decine che tagliano l’area di accelerazione per raggiungere gli amici, si fermano vicini al guard-rail, parcheggiano le loro moto, si sfilano il casco, ridono e scherzano aspettando il ritardatario

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anni mi inquieta e che torna puntuale ad ogni estate: la concentrazione nella corsia di emergenza, appena passata la barriera di entrata o di uscita. “Ci troviamo alle 9 al casello e partiamo da lì” oppure “ci aspettiamo per un saluto dopo il casello e poi tutti a casa”. In un modo o nell’altro, ecco motociclisti a decine che tagliano l’area di accelerazione per raggiungere gli amici, si fermano vicini al guard-rail, parcheggiano le loro moto, si sfilano il casco, ridono e scherzano aspettando il ritardatario. E il tutto a cinquanta centimetri dal TIR che è passato nelle corsia telepass e già viaggia veloce; perché ci sono ancora molte barriere con il varco del telepass piazzato sul lato destro. Un malore, un colpo di sonno, un sms da fare in acrobazia tenendo il volante col ginocchio e succede un casino.
Non è una delle nostre migliori abitudini, questa del raduno sulla corsia di emergenza. Anzi, ammettiamo pure che è tra le peggiori. Eppure resiste immutabile dagli anni Settanta -me li ricordo, i soci del MC Milano con le Bonneville e i Commando e le prime Laverda S- e nessuno pare preoccuparsi dell’enorme pericolo che corriamo. Non sarebbe l’ora di spostare il luogo dell’appuntamento un po’ più in là, magari alla prima area di sosta? Voi che ne pensate?
 

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