Nico Cereghini: “Buon anno alla mia moto!”

Nico Cereghini: “Buon anno alla mia moto!”
E anche alle vostre! Che facciano il 2016 senza inconvenienti, che i tempi sono magri. Noi le tratteremo bene di sicuro: abbiamo tanto affetto per loro e poi non hanno alcun difetto
22 dicembre 2015

Punti chiave

Ciao a tutti! Questa volta voglio fare un augurio speciale di buon anno: alla mia moto. Perché se lo merita, perché le voglio bene e perché una cosa è certa: l’anno lo deve fare tutto intero; e bisogna pure che non patisca il minimo guaio perché, con i chiari di luna che ci sono, nel budget 2016 vedo soltanto tre voci al capitolo “moto”: benzina, olio, e massimo un treno di gomme se proprio si dovrà.


Bisogna che vi racconti qualcosa di lei, e sono sicuro che vi ci ritroverete anche se avete nel box una moto molto diversa. Perché tutti noi siamo uguali, ci affezioniamo alla nostra cavalcatura d’acciaio e ci abituiamo ai suoi difetti; anzi, di più, li trasformiamo in pregi perché, secondo la mia modesta opinione, i limiti congeniti di una moto la qualificano proprio, forse ancora più delle qualità. L’erogazione piena ci piace moltissimo, eppure magari rimpiangiamo la scorbutica 250 due tempi di tanti anni fa. Càpita un po’ come con un cagnolino che abbiamo in casa: se è di una razza docile che non abbaia mai lo troviamo rilassante, è proprio un piacere averlo; se invece è nervosetto e abbaia tanto, meglio, perché ci tiene allegri e magari dissuade i malintenzionati.


La mia è una bella motorona bicilindrica con quasi 50.000 chilometri sul tachimetro, una BMW RT terz’ultima generazione acquistata nel 2008. Comfort eccezionale, gran bella guida, pieghe a volontà senza mai graffiare l’asfalto, erogazione corposa. I difetti di questa crucca li conoscono tutti: occorre abituarsi al peso un po’ elevato sull’avantreno, e soprattutto il cambio è lento, ed è rumoroso specialmente in scalata. Ci credete? Dopo tutta questa strada la mia RT ha il cambio più meraviglioso di tutta la galassia.


Dovreste sentirla quando la spingo con un po’ di brio sulle strade di montagna. Lei mi concede il privilegio di non usare la leva della frizione, né in progressione né in scalata: i rapporti entrano dolci come un coltello nel burro e senza il minimo click. La corsa abbondante della leva, e la lentezza del cambio, col tempo sono entrati nei miei meccanismi di guida come se non avessi aspettato altro per tutta la vita, come se anche i miei piedi fossero stati progettati dall’ufficio tecnico della BMW a Monaco di Baviera. Più tiro le marce e meglio funziona, la frizione potrebbe proprio non esistere per me, e la massima soddisfazione è scalare terza/seconda e seconda/prima a moto inclinata e senza la minima variazione di assetto. Neanche il DCT della Honda, ammesso che lo si possa trasferire su una BMW, saprebbe far meglio. In città, quando non mi spingo oltre i 2.000 giri, la manovra è un po’ più delicata e qualche volta, lo ammetto, preferisco usare la frizione. Ma rumori nessuno, perché il mio cambio ed io siamo ormai, più che amici, simbiotici.


E infine– e qui il merito è tedesco- la mia è forse l’unica moto che non fa quel brutto “stlock” all’inserimento della prima da fermo. Al semaforo io metto la prima aspettando il verde e non si sente il minimo tic. Una gioia ogni volta. Un suzukista, che qui di fianco a me sta facendo la stessa manovra con uno stlock che si sente in tutta la città, addirittura fa uno scatto in avanti di almeno cinque centimetri. Eppure -lo guardo apposta- ha la faccia più felice del mondo. Che vi dicevo poco fa sui difetti della nostra moto che diventano pregi? C’è chi lo ama proprio, quel suono dell’innesto. Buon anno alla mia e a tutte le vostre moto!

Buon anno alla mia moto
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