Nico Cereghini: "Buon Anno (e state comodi)!"

Nico Cereghini: "Buon Anno (e state comodi)!"
Volete un anno fortunato? Allora ci vuole un sedere... comodo. E invece, attenti: la sella sta scomparendo dalle proposte futuribili e dalle customizzazioni! Urge una mobilitazione generale
27 dicembre 2016

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Ciao a tutti! Dall'anno nuovo non mi aspetto miracoli, mi accontenterei di un passettino in avanti, una minima ripresa economica, magari un pilota italiano campione mondiale della Moto3. E poi sarei felice di sapere che non ci stanno levando la sella da sotto al sedere. Sì, voglio parlare con qualche moto-designer famoso, capire se è così difficile disegnare una sella. Sarà certo più stimolante dare forma a un'inedita carenatura completa, studiare un cupolino o sagomare un serbatoio; ma non mi pare che la sella sia così grama, che sappia addirittura spegnere la più fervida fantasia. Eppure dev’essere così, perché molte selle futuribili sono ridotte ad appendici atrofizzate, a sottili strapuntini quasi invisibili, come se gli stilisti se ne vergognassero, come se il loro intimo desiderio fosse proprio quello di farle sparire. E’ un bel problema: anche certi customizzatori, forse influenzati dalla nuova tendenza, dopo aver montato dappertutto i pneumatici da cross stanno rimpicciolendo e assottigliando le selle senza pietà. Proprio adesso che le nostre selle erano finalmente diventate comode.
 

La mia prima Morini Corsaro 125, bella moto per l’epoca, aveva una sella biposto che non sembrava peggiore delle altre e finché ero solo, spostandomi spesso avanti e indietro, bastava. Ma se portavo il passeggero era un disastro. Ricordo una volta, si andava con una sorella da Milano a Lecco sulla vecchia SS 36, con l’intenzione di proseguire per Bellagio e tornare a casa scavallando il Ghisallo. Ma già a Villasanta, 30 km da casa, eravamo costretti a fermarci col sedere che urlava dal male e a Lecco non ci arrivammo neanche. Perché le moto degli anni Sessanta erano così, non ci viaggiava nessuno, servivano per andare al lavoro al mattino e tornare a casa la sera. Chi ci portava la fidanzata alla domenica metteva un plaid di lana sulla sella dello Stornello o della Vespa: in teoria doveva venir buono per una sosta appassionata sui prati, l’obiettivo dichiarato era quello, ma di certo rendeva meno terribile il breve giretto fuori porta. C’erano tante belle selle speciali a quei tempi, l’after market era vivace anche se non lo chiamavamo così; ma era roba per far scena, con le frange o le borchie o il codino rialzato, e di comfort non si parlava nemmeno. Eccezion fatta per le BMW dei ricconi e per le poche bicilindriche inglesi che si vedevano qui.


Gli anni Settanta invece hanno preso la direzione giusta anche in Italia. Merito dei giapponesi, che ci hanno insegnato a fare non soltanto i motori affidabili e potenti, ma anche i comandi sul manubrio come si deve, la strumentazione, le selle. E la mia Laverda SF del ’72 aveva finalmente un bel sellone comodo, anche se non riusciva a filtrare le vibrazioni del motore: dopo un viaggio in Grecia con la ragazza, la tenda, i sacchi a pelo e il manubrio in due pezzi mi bruciarono le chiappe per un mese. Successivamente è stato tutto un progredire: dimensioni, sagomature, materiali del rivestimento, imbottiture ad assorbimento differenziato e chi più ne ha più ne metta. Resta ancora qualche insoddisfatto, soprattutto tra chi ha poca ciccia sul fondo schiena; ma per loro sono disponibili i cuscini in gel o quelli ad aria, e dopotutto possono sempre rivolgersi a un sellaio per modificare e scavare a piacere l’imbottitura.


Finché l’imbottitura c’è, naturalmente, perché se lasciamo fare ai nuovi stilisti, se non riusciamo a fermarli con una mobilitazione generale, nel prossimo futuro non ci sarà trippa per gatti. Niente più sella, soltanto una lama sottile come sulle moto da trial, una sella eterea e stilizzata. Tanti grideranno al prodigio: meravigliosa! Ma noi soffriremo anche solo per fare cento metri.


Fermiamoli insieme! E intanto buon anno a tutti voi!

Buon Anno (e state comodi)
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