Nico Cereghini ci racconta gli anni Settanta, 7ª puntata

Un periodo mitico del motociclismo, tanto che le moto di allora sono ancora le più richieste. Nella settima puntata: la Honda Gold Wing 1000, la RG 500 e Lucchinelli, Read, Lansivuori, Toracca, Bonera, Coulon... | N. Cereghini
19 luglio 2012
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Montesa Cota del 1968
Montesa Cota del 1968

trial, e ricordo i fratelli Brambilla e i Bonera in Brianza, ma anche Lusuardi e Villa a Modena, e i romani e i siciliani. Il primo campione italiano di trial fu il Teto Adamoli di Premana, in Valsassina. Un grande. Nel ’76 nacquero, quasi contemporaneamente, le prime due moto da trial italiane la Fantic e Lancillotti forse addirittura antecedente. Nel '78 la prima moto da trial di alta cilindrata, la SWM, che partecipò al mondiale con Coutard e nell’81 fu iridata con Burgat. Più avanti sarebbero arrivati i titoli mondiali anche per la Fantic Motor, la Beta e l’Aprilia.

Tra le marche giapponesi la più attiva sul mercato mondiale era in quel momento la Suzuki. Sì, comparvero altre belle moto come la prima e innovativa Honda Gold Wing 1000 nel ’74, il massimo del comfort, e tre anni più tardi arrivò anche la Yamaha XS 1100 da 95 cavalli, con il cardano; ma Suzuki osò di più e il Wankel ne è l’esempio più eclatante. Si chiamava RE 5, questa moto a pistone rotante del ’74 disegnata da Giorgetto Giugiaro; aveva richiesto investimenti senza precedenti, erogava 63 cavalli con una coppia da paura, però consumava parecchio, il mercato non gradì, venne abbandonata dopo un biennio e anche la Suzuki passò alle sue prime quattro tempi con la GS 750 quattro cilindri, che aveva più o meno la stessa potenza, 64 cavalli, girava molto in alto e sfiorava i 200 all’ora. Bella, la mia era azzurra.. Ed ecco qui la moto simbolo degli anni Settanta, almeno dei miei: la RG 500.

Costruita in soli sessanta esemplari nell’inverno tra il ’75 ed il ’76, la RG costava l’equivalente

RG 500
RG 500

di 60.000 euro di oggi o giù di lì, miagolava con un sound spettacolare ed era la copia della moto ufficiale: quattro cilindri in quadrato, ammissione a disco rotante, quasi cento cavalli, circa 140 chili e serbatoio da 36 litri. Nelle partenze a spinta non era una piuma, ma non si era mai visto niente di simile e di colpo la griglia della 500 si arricchì: prendevano il via da 30 a 36 piloti secondo il circuito, e dovevi fare il tempo altrimenti tornavi a casa. Lucchinelli, Read, Lansivuori, Toracca, Bonera, Coulon, tutti correvano con quella e un giornalista-tester come me poteva girare a un secondo dal campione del mondo. Che fu Barry Sheene, naturalmente, il grande Barry che abbiamo conosciuto nella terza puntata. La RG avrebbe avuto un a lunghissima carriera.

A proposito di corse, tutto non si può raccontare, ma una nota merita certamente la famiglia Lazzarini che oggi è rappresentata dal fortissimo Ivan nel mondiale Supermoto, ma che nello zio, Eugenio, ha il suo simbolo: pesarese, tre volte campione del mondo nelle piccole cilindrate alla fine degli anni Settanta, lui ha corso con Morbidelli, Kreidler, MBA, Garelli, Piovaticci, ma soprattutto con la Lazzarini costruita in casa, anzi in cantina, insieme al fratello Enzo. Il loro libro ve lo abbiamo presentato di recente ed è una gran bella storia di passione targata anni Settanta.

Chiudo con un amico che non c’è più. Walter Villa è scomparso giovane, dieci anni fa ed era uno dei più forti piloti italiani di sempre. Modenese, tecnicamente molto preparato, simpatico e spiritoso, lo chiamavamo il reverendo per la pancetta, il gusto della buona tavola (i suoi amici di Castelnuovo Rangone portavano i migliori salami del mondiale) e la saggezza da ridere che spargeva volentieri; era rimasto coinvolto nel terribile incidente di Monza nel ’73: gravissimo, fu salvato dal dottor Costa per un pelo, e allora è stato uno dei più attivi a battersi per la sicurezza quando non era vantaggioso mettersi contro la FMI e i gestori delle piste. Ago, per dire, non lo faceva. Walter ha vinto il titolo nel ’74, ‘75 e ‘76 con l’Harley-Davidson 250, e ha fatto doppietta con la 350 nell’ultimo anno. Ventiquattro vittorie. Ma ha corso anche con la Benelli, poi con le Triumph, e per anni è stato collaudatore per la Pirelli, instancabile e prezioso.