Nico Cereghini: “Cinque passi da godere”

Nico Cereghini: “Cinque passi da godere”
La moto si gusta in montagna, ed ecco la mia classifica personale dei migliori cinque valichi nazionali. Sugli Appennini e sulle Alpi. Una graduatoria che non può essere scientifica | N. Cereghini
12 aprile 2011


Ciao a tutti. Clima estivo, nel fine settimana, una voglia pazzesca di andare in moto e questa volta niente: ho da fare a casa e poi un ginocchio si è bloccato. Capita, rimando, e con la fantasia sono sulla più bella strada del mondo; che naturalmente non è una strada diritta nella pianura padana, ma un nastro di curve e tornanti che sale al passo più bello del mondo. Già ma qual è il passo? Un volta, tempo fa, ho elencato le cinque strade che ho amato di più, e spaziavo dalla Grecia alla Sicilia e alle Dolomiti riflettendo su emozioni, profumi e scoperte. Oggi ho in mente una cosa ancora meno tecnica, voglio parlare solo di valichi italiani e provo a fare un’altra personale classifica. Limitata, emotiva e parziale, certo; chi può dire di aver fatto tutti i passi italiani e nelle stesse condizioni?

Al quinto posto infilo il passo Giau, Dolomiti intorno a Cortina, patrimonio dell’umanità, provincia di Belluno. Per il tracciato, la cura dell’ambiente, la qualità del fondo (parlo di due anni fa, mica trenta) e lo spettacolo delle cime di contorno, il Giau (2.236 metri) meriterebbe una classifica anche migliore. Ma c’era tanto traffico, quel giorno, e il tempo era umido anche se l’asfalto era asciutto.

 

Oggi ho in mente una cosa ancora meno tecnica, voglio parlare solo di valichi italiani e provo a fare un’altra personale classifica. Limitata, emotiva e parziale

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Al quarto posto un ex-aequo, che non so dirimere: passo del Cerreto (Re) e passo del Muraglione (Fo), due passi appenninici che si somigliano. I reggiani come Paolo Casoli diranno che il loro passo, che è il più alto con 1.260 metri, è il meglio; i forlivesi come Loris Reggiani sosterranno il Muraglione di soli 900 metri ma ancora più famoso. Quello che li accomuna è che sono veri santuari dei motociclisti, e che se ci andrete il sabato e la domenica non soffrirete di solitudine. Però, per goderseli davvero, l’ideale è prendere un giorno di permesso durante la settimana, se si può.

Al secondo posto lo Stelvio. Con i suoi 2.750 metri è il passo più alto d’Italia e il secondo in Europa, l’inverno resta chiuso per la neve e non lo si può trattare come una pista perché il fondo è molto sollecitato. Ma ci sono tornato l’estate scorsa ed era meglio del previsto: ventuno chilometri salendo da Bormio, 36 tornanti sui 1.500 metri di dislivello, una goduria sempre, anche nel traffico, anche con una moto che soffre l’altitudine. Più che un passo, è un pezzo di storia.

Ma il meglio, per me, è il passo della Cisa, salendo dal versante pontremolese. Molti saranno d’accordo, altri no, è un passo appenninico come tanti altri con il traffico del fine settimana, e i radar, e le pattuglie, e certi indigeni in guerra. Ma io ci sono affezionato da tanti anni, da quando non c’era l’autostrada alternativa e si faceva il “Cimento invernale” venendo su nella neve da Fornovo a Berceto. Tutte le volte che salgo alla Cisa e butto un’occhiata alla verde Lunigiana mi si apre il cuore. Subito dopo mi fiondo in una trattoria che sta lì sotto, cucina meravigliosa, e poi un paio d’ore di relax sotto i castagni. Se poi è stagione di funghi, siamo in paradiso.


E voi? Come la pensate sui passi italiani?

Foto: dal Web

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