Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Ciao a tutti!
In genere non mi piace tornare subito sullo stesso argomento, preferisco lasciarlo maturare, ma certe reazioni all’editoriale di sette giorni fa mi costringono a precisare un po’ di cose. Non è saggio lasciare margini di ambiguità su un tema, oltretutto, di vitale importanza qual è la velocità.
Devo aver sbagliato qualcosa io. Troppi visitatori del sito hanno interpretato le mie parole in un modo lontanissimo dalle mie intenzioni. Ho fatto un primo errore nel sopravvalutare il rapporto di confidenza che si è venuto a creare tra noi, tra scrittore e lettori.
E’ più di un anno che ci frequentiamo su Moto.it e ho dato per scontato che tutti mi avessero già letto quando tessevo le lodi della guida morbida, quando esprimevo il piacere di guidare entro i limiti, o condannavo duramente chi esce dal box con la targa orizzontale per andarsi a fiondare in autostrada eccetera eccetera. Se tutti mi conoscessero così, dubbi non ne potrebbero avere.
Ma non mi sono mai piaciuti i professori che montano in cattedra, preferisco raccontare esperienze
E’ una cosa che capita, credo, a chi tiene rubriche fisse o scrive frequenti editoriali. Dopo un po’ vede i suoi lettori come gente di famiglia, e con i fratelli e le sorelle non serve ripetere ogni giorno la storia di Adamo ed Eva: se si parla di politica –ad esempio- non c’è bisogno di precisare tutte le volte da che parte stiamo; se si parla di cosa preparare per cena non c’è la necessità di precisare ogni volta che si preferisce il pesce alla carne. Sono cose che si sanno.
Ma qui c’è stata gente che mi leggeva da poco e non sapeva abbastanza di me, e qualcun altro che ha preferito usare le mie parole per dire tutt’altro. Ma ammetto che non sono stato così preciso e chiaro da evitare interpretazioni sbagliate. E invece dovevo, ecco il secondo errore.
Io mi sento un “motociclista professionista” e mi piace “insegnare la moto”. Mi piace la cultura motociclistica, dalle corse alla strada, e provo a fare cultura. Ma non mi sono mai piaciuti i professori che montano in cattedra, preferisco raccontare esperienze.
Bene, se dico che la velocità è una brutta cosa, molti mi molleranno e non mi ascolteranno neanche più, perché l’hanno provata e hanno visto che è bella. Questo è il principio fondamentale. Poi ci sono le conseguenze. La velocità ti conquista, alla velocità fai presto l’abitudine, la velocità può diventare una specie di droga.
E di velocità sulle strade si muore: si dice tirare come dannati –concludevo- perché lì c’è una condanna a morte.
Ma sono anche consapevole che, alla fine, nessuno può obbligarci a rallentare. Non ci riescono nemmeno le minacce di ritiro patente e sequestro della nostra unica moto, se siamo degli irriducibili. E per questo dicevo “liberi di scegliere”: il libero arbitrio resta, più forte di tutto, e proprio per questo è necessario condividere, informare e convincere.
Prima ancora di insegnare e condannare. In ogni modo grazie a quelli di voi che ormai mi conoscono e mi hanno sostenuto. E adesso posso pensare a qualche argomento più leggero per la prossima settimana.
Ascolta l'audio di Nico nel box in alto a sinistra.