Nico Cereghini: “Cosa guardi in una moto?”

Nico Cereghini: “Cosa guardi in una moto?”
Dove butti l’occhio, per prima cosa, quando osservi una moto? Non è una domanda completamente originale, ma fidatevi, c’è un senso e non manca qualche conseguenza
29 marzo 2016

Punti chiave

Ciao a tutti! La domanda di oggi è: cosa guardi come prima cosa, in una moto? La questione originale riguarderebbe naturalmente la donna, come destinataria dello sguardo, ma questa non è la sede né l’occasione. Dunque: dove butti l’occhio per prima cosa, quando osservi una moto? Io ci ho pensato, e credo che potreste farlo anche voi. Gli approcci alla moto sono tanti, e dal primo sguardo si capiscono tante cose.


Per esempio, ho sempre considerato con ammirazione quelli che con una sola occhiata ti fanno il check-up della moto. “Hai le pastiglie anteriori al 20 per 100”, ti dicono severi, oppure: ”la gomma anteriore comincia a farti lo scalino”. Li ammiro perché qualche volta vorrei essere tecnico e capace come loro, e invece non ho mai preso in mano una chiave inglese e non ricordo nemmeno che pneumatici calza oggi la mia moto. Lo sguardo tecnico mi piace, è interessante. Però qualche volta diventa un po’ morboso.


L’anno scorso, per esempio, ero a una rievocazione e stavo contemplando una Aermacchi Ala d’Oro 250, la monocilindrica da corsa degli anni Sessanta, quando il proprietario mi attacca una tiritera che più o meno –vado a memoria- suonava così: “Te ne sei accorto subito, naturalmente: ho dovuto modificare l’impianto di lubrificazione, eliminando la mandata esterna e forando internamente la paratia nel carter dietro alla bronzina destra. E del resto ho alleggerito anche il piattello del supporto dell’asta dell’aspirazione, e ho dovuto sostituire il cuscinetto dell’albero secondario del cambio, che nella prima serie era ad aghi e adesso, per forza di cose, è bla bla bla....” Un discorso che neanche fossi laureato in restauro evolutivo e comparato di moto d’epoca; io poi, che stavo soltanto chiedendomi se la tonalità del rosso del serbatoio non fosse per caso leggermente più scura di quanto ricordavo.
 

Ecco, la mia prima occhiata a una moto è circolare. Non punto l’attenzione su un dettaglio, ma piuttosto sulle forme (e di solito parto dal frontale), sulle superfici e sul colore, aspettando che magari suscitino qualcosa: un’emozione, un suono, un ricordo. Molti pensano che dopo tutti questi anni io sia una sorta di enciclopedia ambulante del motociclismo, magari un po’ fissato. Invece il mio approccio con la moto è aperto: nuove o vetuste, enduro o bobber, grosse o piccole, mono o sei cilindri a me interessano tutte. Le guardo e cerco di capire cosa vogliono trasmettere.


Capisco però anche gli specialisti, quelli che vanno in pista, quelli che fanno centomila km all’anno, i vespisti nostalgici, quelli che sono alla terza GS e i frequentatori più assidui dei mercatini. Ciascuno di loro ha un modo personale di gettare il primo sguardo a una moto, e direi di conseguenza che tutti gli sguardi, anche i vostri, sono più che leciti. Se però doveste accorgervi che i vostri amici sanno soltanto parlare della Transalp prima e seconda serie, o che sono già quattro ore che siete davanti alla stessa bancarella dei premistoppa d’epoca, oppure ancora che sta diventando difficile nascondere alla moglie che avete ipotecato la casa per andare a girare in pista tutte le domeniche, allora forse è il caso di farvi una domanda: la passione va bene, ma non sarò diventato un po’ troppo talebano?

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