Nico Cereghini: "Dopo i tedeschi finti, arrivano quelli veri"

Nico Cereghini: "Dopo i tedeschi finti, arrivano quelli veri"
Occhio al turista. Tedeschi ed olandesi sono già qui a far vacanza sulle nostre strade. Benvenuti tutti, ci fa piacere che scelgano l’Italia; ma noi dobbiamo stare con gli occhi spalancati | N. Cereghini
29 maggio 2012

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Ciao a tutti! E attenti a dove mettete le ruote. Turisti: per fortuna arrivano in tanti già da metà maggio, e naturalmente sono ben accetti, ma gironzolano con l’aria felice, si guardano intorno mentre dicono “schon” e qualche volta possono diventare un pericolo.
Tedeschi. Tutto l’anno circolano quelli finti, con le macchine di lusso targate Monaco di Baviera o Stoccarda. Quei famosi furbetti –avrete visto il servizio andato in onda alle Iene un mese fa- che con il leasing stipulato con la compagnia straniera fanno un bel tris: pagano meno tasse di noleggio, non figurano proprietari del macchinone, e in più non pagano le multe. A Milano sono sempre di più, li vedi sulle corsie preferenziali, gli rivolgi una domanda in tedesco e loro ti guardano con l’aria interdetta. Li riconosci lontano un chilometro e il vezzo si diffonde a macchia d’olio da Torino a Forlì e anche più giù. E poi ci sono invece i tedeschi autentici, e anche gli olandesi, i meno numerosi inglesi e francesi. Willkommen in Italia. Però per piacere, non buttatemi giù dalla moto.

Willkommen in Italia. Però per piacere, non buttatemi giù dalla moto

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Un passo appenninico secondario, domenica. Temperatura ideale, freschetto ad alta quota, asfalto rifatto da poco: bello ruvido e gripposo, ma con qualche chiazza di bagnato perché ogni tanto scroscia. Traffico praticamente zero, una curva tira l’altra, il motore canta e il cuore pure, il passo è normo-vivace. Dietro una curva cieca da seconda, ecco il turista dell’Italia minore. E’ il tedesco che non si accontenta di campeggiare sul Garda, ma si spinge fino all’Elba deviando sui percorsi meno frequentati. E fa bene, naturalmente, ma il suo camper da sei metri e venti di lunghezza è largo quasi due; e se invece di cercare una piazzola lui si ferma dietro una curva lungo la provinciale per fotografare monti e castagni, allora la sua corsia resta occupata per intero. E non passerà nessuno, ma se passa?

Passo proprio io, guarda il caso. Sbuco dalla curva sui settanta all’ora. E meno male che i miei riflessi sono ancora al top, perché in quei casi lì in un nanosecondo devi realizzare quanto spazio hai, raddrizzare quel tanto che puoi, frenare più che puoi, sperando che dall’altra parte non arrivi nessuno. E la combinazione perfetta riesce anche questa volta, le gambe tremano un po’, ma basta un chilometro di pieno relax per recuperare battito e respirazione regolari.

Viva i turisti, viva i tedeschi veri e abbasso quelli finti. E viva anche la moto: basta ricordare che dietro ad ogni curva può esserci una trappola infernale. E lo dico proprio a tutti, a quelli che fanno il turismo e a quelli che sull’Appennino impostano ogni curva come se fosse quella decisiva per vincere il Gran Premio.
 

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