Nico Cereghini: “Dorna da applausi, ha salvato il mondiale”

Nico Cereghini: “Dorna da applausi, ha salvato il mondiale”
Non era affatto scontato: le squadre che resistono, quattordici gare della MotoGP e tutte vere, un protocollo sanitario che ha funzionato bene. Si possono anche criticare alcune scelte, ma occorre ricordare da dove siamo partiti
23 novembre 2020

Ciao a tutti! Chiusa domenica la stagione, con la grande soddisfazione di Enea Bastianini campione del mondo di Moto2, credo che un bilancio si possa già fare. Sono state tante le sorprese, cominciando dalla prima gara di Jerez che, di fatto, ha messo fuorigioco il protagonista annunciato della MotoGP, Marc Márquez.

Ci sarà tempo e modo di analizzare le singole prestazioni dei piloti e delle moto. Immagino che Zam abbia molti progetti al riguardo. Limitandomi alla classe top, personalmente mi sento deluso dai piloti della vecchia guardia: senza Marc, immaginavo che l’esperienza e la classe di Valentino e del Dovi avrebbero fatto la differenza. Serviva andare vicino al podio tutte le domeniche, la regolarità poteva bastare e invece, purtroppo, entrambi sono finiti nelle sabbie mobili: gomme difficili, moto strambe che vanno a intermittenza, tanti pensieri sul presente e sul futuro.

Mi è piaciuta la Suzuki, mi piace il campione Mir, anche se penso che il numero 2, Franco Morbidelli, sia stato la vera rivelazione dell’anno. Credo che Ducati abbia gettato al vento una possibilità rara, che Honda sia stata ingorda e mal guidata, che Yamaha debba rivedere molte cose, che KTM sia stata la sorpresa tra i costruttori, che Aprilia abbia esitato troppo. Ma tutti questi temi saranno certamente affrontati nelle prossime settimane dalla squadra di Moto.it, magari coinvolgendo le parti per capire di più.

Oggi mi limito a sorvolare i grandi temi. Ma trovo sia giusto sottolineare come – in un periodo così complicato e drammatico per tutti noi e per tutti i Paesi del mondo - la Dorna di Carmelo Ezpeleta sia stata capace di condurre in porto la nave del mondiale, nonostante la peggior tempesta che si potesse immaginare. Quattordici round per la MotoGP, quindici per le altre due classi. Non era affatto scontato.

Ricordate come eravamo a marzo e aprile? Quando non si sapeva se avremmo fatto tre GP, cinque o nessuno? Ezpeleta non si è arreso, per prima cosa ha aiutato le squadre perché potessero sopravvivere in attesa del via al campionato; poi ha contattato gli organizzatori e i governi dei Paesi ospitanti, ha messo in piedi un calendario credibile, ha definito un protocollo efficiente. Che ha funzionato: so che sono stati fatti circa 25.000 tamponi nella stagione, e che i positivi individuati sono stati una trentina. E nessun focolaio è partito.

Certo, la ripetizione delle piste e il calendario così concentrato hanno tolto valore tecnico ai GP e hanno allontanato una parte del pubblico meno appassionato. Poi la scelta di previlegiare i giornalisti TV non è piaciuta agli altri media: Zam ha seguito in presenza soltanto Misano, ha verificato che con pochi colleghi era confinato in uno stanzino senza alcun contatto con i piloti, è tornato a casa dove lavorava molto meglio. E la sala stampa era vuota.

Ma comunque sia, Dorna ha guadagnato molti punti nella mia classifica personale. Pur con tutti i limiti, il campionato mondiale 2020 doveva andare in scena: preludio al campionato 2021 che sarà, speriamo tutti, più tradizionale. Così come, cancellata EICMA, noi dovevamo preparare un evento virtuale all’altezza, alternativo o almeno sostitutivo, e abbiamo inventato il Motofestival. La passione deve rimanere accesa.

Editoriale Nico
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