Nico Cereghini: “Fermiamo Fleximan, ok, ma il sistema degli autovelox va cambiato”

Nico Cereghini: “Fermiamo Fleximan, ok, ma il sistema degli autovelox va cambiato”
Abbattere gli autovelox è un reato e non serve a nulla. Però è il sintomo, sgradevole, di un sistema che deve profondamente cambiare. Ci vogliono regole per i Comuni, controlli sulle spese dei fondi incassati, maggiore progressività delle sanzioni. E non solo...
29 gennaio 2024

Ciao a tutti! E’ un argomento insidioso, quello di Fleximan che distrugge gli autovelox, non mi nascondo: l’azione dei “vendicatori” è certamente da condannare senza ambiguità. Poche storie: è un reato e la faccenda finisce qui. Ma bisogna anche dire che sul tema degli autovelox molte cose non vanno, e se la protesta sale è anche perché qualcosa deve urgentemente cambiare.

Che gli autovelox abbiano un impatto positivo sulla sicurezza stradale è intuitivo e pure dimostrato: in Gran Bretagna, dove li hanno introdotti prima di noi, gli incidenti sono nettamente diminuiti e si risparmiano cento vittime all’anno. Da noi? L’Italia è il primo Paese europeo per numero di misuratori installati: sono 23 per 1.000 km contro i 20 del Regno Unito, i 7 della Germania, i 4 della Francia e i 3 della Spagna.

Parliamo di “sistema” e non lo facciamo a caso. Se i numeri dei dispositivi rappresentano un record, parallelamente lo sono anche i fatturati. E purtroppo sappiamo che quei fondi non verranno destinati a migliorare la sicurezza stradale e la viabilità come prescrive la legge, ma piuttosto a sistemare il bilancio dei Comuni, invogliando le amministrazioni locali ad approfittarne. Lo raccontano le cronache: troppi autovelox piazzati come autentiche trappole e addirittura (spesso) irregolarità normative e finanziarie sul tema...

Non c’è controllo preventivo, su questo piano, come mancano regole precise, mentre oggi è diventato indispensabile che i Comuni dicano chiaramente come spendono quei quattrini. Esattamente come è urgente che cambi la progressività delle sanzioni, e gli sforamenti di piccola entità (magari fino ai 10 kmh) siano meno penalizzati sul piano amministrativo. La velocità è pericolo, ok, ma i 6 kmh orari in più devono valere il giusto.

Piuttosto, vogliamo parlare della “mancata identificazione” del guidatore quando sono in gioco i punti sulla patente? Parliamone, anche se è un argomento impopolare, occorre che si trovi il sistema per risolvere il problema, per quanto tecnicamente difficile.

Lo sappiamo tutti come va. Oggi, se si omette di precisare l’identità del guidatore al momento della infrazione alla legge, si riceve e si paga la “pena accessoria da 291 a 1.166 euro”, come recita l’articolo 126 bis del Codice della Strada. E la storia finisce qui, quasi sempre sborsando meno di 300 euro.

Le casse dello Stato ne beneficiano, certo, ma questa regola è giusta? Intendiamoci, è anche possibile che in qualche caso sia davvero difficile ricostruire chi guidava ed era troppo veloce quel giorno e su quella strada. Magari parliamo di un’auto aziendale, o di famiglia numerosa… ma non prendiamoci in giro e andiamo al punto: è giusto che un benestante possa impunemente ignorare i limiti di velocità e chi è povero non lo possa fare?

Tutto questo può sembrare secondario, ma a ben vedere non lo è affatto. E’ invece il simbolo di come vengono affrontati questi temi, che sono profondamente sociali, nel nostro Paese: senza equilibrio. Le vittime della strada continuano a essere troppe e bisogna assolutamente intervenire. Anche con gli autovelox, certo, ma il tema della sicurezza va affrontato con maggiore serietà. Da parte di tutti: cittadini, amministrazioni locali, Ministero.

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