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Ciao a tutti! Non siamo teneri, di solito, con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in cronico ritardo nell’adeguare le strade alle nostre necessità di sicurezza. E con il suo ministro Matteo Salvini che troppo spesso confonde gli annunci con la realtà. Ma oggi vogliamo darvi una buona notizia: finalmente sembra partita una vera campagna di comunicazione istituzionale sulla sicurezza stradale. E la si vede con frequenza sulle televisioni nazionali.
La campagna del MIT ha un titolo già visto: “Sulla buona strada”. E’ composta da sei video di trenta secondi, alcuni del tutto nuovi, sui temi più sensibili: il rispetto dei limiti di velocità, l’uso scriteriato dello smartphone alla guida, il rispetto dei semafori, la precedenza ai pedoni, l’uso delle cinture di sicurezza, infine l’abuso di alcol.
Sono spot che mettono l’utente di fronte alla gravità dei rischi che può correre con una guida imprudente o distratta. Sono ben girati, brevi, chiari, senza i clamorosi errori di un anno fa quando vedevi gente mettersi in auto senza allacciare la cintura di sicurezza… E’ un lavoro serio e ben fatto.
Sappiamo che c’è chi dubita sull’efficacia di questo genere di comunicazione. Noi siamo dell’idea che una campagna del genere sia indispensabile, anche se perfettibile. Magari si potrebbe valutare il tono, si potrebbe essere più duri mostrando immagini crude, come hanno fatto per anni in Gran Bretagna con buoni risultati. Qui si resta sulla modalità soft, ma il messaggio è comunque chiaro.
Ora serve ripeterlo e ripeterlo più volte, facendo girare gli spot in quantità massicce. Questo naturalmente non basterà: c’è da fare anche un gran lavoro per costruire una società futura più civile e rispettosa delle regole, lavorando sulle nuove generazioni, dunque tra i più giovani e nelle scuole. Ma la scuola capace di formare cittadini virtuosi non è sufficiente, se poi tanti padri e tante madri passano i peggiori esempi nella quotidianità.
Queste campagne televisive si rivolgono a un pubblico molto vasto, dunque a tutti. La nostra speranza è che facciano finalmente breccia nelle fasce più adulte, quelle che guardano ancora con regolarità la televisione.