Nico Cereghini: “Fukushima un anno dopo”

Nico Cereghini: “Fukushima un anno dopo”
Da una lettera di un amico giapponese ecco lo spunto per alcune riflessioni personali a un anno dalla tragedia del terremoto in Giappone | N. Cereghini
13 marzo 2012

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E’ passato un anno dalla tragedia del terremoto in Giappone: erano le 14.46 dell’11 marzo, le vittime furono sedicimila e i dispersi oltre tremila; prima il sisma, poi lo tsunami e infine l’incidente alla centrale di Fukushima, che ancora non è risolto.

Mi ha scritto, dopo tanti anni che non lo faceva, un amico che ho laggiù e che conobbi nei primi anni Novanta ad una presentazione Yamaha; lui era allora impiegato ad Iwata, era appassionato di musica, studiava l’italiano, volle fare un po’ di conversazione con il gruppo di noi giornalisti, prima di ripartire gli regalai un libro che avevo acquistato a Linate. Il suo nome non è importante ed ora ha cambiato lavoro, ma l’italiano lo maneggia meglio di allora. Mi scrive per raccontarmi che in Giappone hanno ancora molta paura: 80.000 persone hanno dovuto abbandonare definitivamente le loro case troppo vicine alla centrale, altri 250.000 abitanti della prefettura di Fukushima ancora non sanno se potranno tornare dove sono nati ed hanno vissuto: al momento restano sistemati altrove, in genere presso i parenti. Un anno di inchieste ha fatto emergere le gravissime responsabilità della Tepco, il famigerato gestore dell’impianto; che aveva risparmiato sulla sicurezza, aveva commesso una serie di errori incredibili, aveva corrotto i controllori tecnici e politici, aveva

Non mi venite a dire che siamo motociclisti e soltanto di moto dobbiamo parlare. Andare in moto non significa necessariamente essere fuori dal mondo

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continuato a disinformare l’opinione pubblica e i governi internazionali anche molti giorni dopo l’incidente. Del resto lo raccontano anche le principali riviste scientifiche: a un anno esatto dal dramma, la contaminazione del suolo e delle persone desta ancora molte preoccupazioni.

Vi farà sapere che in tutto il mondo, e soprattutto in Europa, stanno costruendo centinaia di nuove centrali nucleari. Anche in Francia, Romania, Ucraina, Repubblica Ceca, insomma intorno a noi. Dicono che la sicurezza degli impianti si è evoluta tantissimo, ma l’unica cosa certa è che sono saliti i costi. E resta tuttora irrisolto il problema dello smaltimento delle scorie, che persino nella tecnologica Germania sono stivate in qualche vecchia miniera in disuso; provvisoriamente, si intende. L’industria del nucleare muove interessi molto consistenti. Come diceva quel titolo di un film degli anni Settanta? Fermate il mondo, voglio scendere!

Qui va tutto al contrario, mi pare; anche in Italia, con questo gran parlare di come snellire il processo di licenziamento quando il problema urgente è piuttosto come trovare il lavoro, specialmente per i giovani. E non mi venite a dire che siamo motociclisti e soltanto di moto dobbiamo parlare. Andare in moto non significa necessariamente essere fuori dal mondo, semmai un po’ più dentro nelle tante cose che vediamo passando. E poi il mio amico giapponese è un motociclista, e molti disoccupati italiani lo sono. Buona settimana nonostante tutto!
 

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