Nico Cereghini: “Gli animali selvatici, possiamo fare qualcosa?”

Nico Cereghini: “Gli animali selvatici, possiamo fare qualcosa?”
Quattordici le vittime rilevate tra automobilisti e motociclisti nel 2024. Abbiamo imparato che l’attraversamento degli animali selvatici è un evento imprevedibile, ma qualcosa può fare il gestore delle strade. E qualcosa possiamo fare anche noi
17 marzo 2025

Ciao a tutti! Il meteo non è favorevole, ma entro pochi giorni saremo tutti sulle strade con la moto e, come faccio tutti gli anni, voglio lanciare un allarme: occhio agli animali selvatici! Gli incidenti con il coinvolgimento degli animali hanno provocato l’anno scorso quattordici vittime e se il numero dei morti è in linea con gli anni precedenti è puro caso, perché aumentano gli incidenti e aumentano le persone ferite.

E’ l’Asaps di Giordano Biserni a fornirci i dati: 191 gli incidenti significativi nel 2024 con feriti o vittime, per il 91% con un animale selvatico, 147 incidenti sono avvenuti di giorno e 52 di notte. In 142 casi il veicolo coinvolto è un’auto, in 60 casi una moto e in 12 una bicicletta. La Campania è stata la più colpita con 32 sinistri, poi Piemonte, Abruzzo, Sardegna, Liguria, Marche, Toscana, Lombardia e Lazio. Basilicata e Umbria le regioni meno colpite, con un solo grave sinistro a testa.

Numeri piccoli, sembrerebbero. Ma quando a riportare le conseguenze è soltanto l’animale molte persone nemmeno denunciano (anche se sarebbe obbligatorio): difficilmente otterranno un risarcimento dalle compagnie di assicurazione. Si può stimare che in realtà questi eventi possano essere migliaia all’anno.

Il fenomeno è difficilmente risolvibile, la convivenza tra animali e umani, ciascuno con le sue esigenze di spostamento, è problematica. Ma Biserni propone una serie di misure che potrebbero difendere la sicurezza della circolazione.

In fase di progettazione delle strade, specialmente quelle più scorrevoli, occorrono sottopassaggi per gli animali: con la collaborazione degli utenti si potrebbe creare una mappatura dei luoghi con gli attraversamenti più a rischio. I gestori delle strade dovrebbero installare e mantenere reti ad alto impatto e possibilmente con la presenza di catarinfrangenti.

E’ stato sperimentato in Lussemburgo e in alcune province italiane: tali dispositivi rifrangono la luce dei fari ortogonalmente verso la macchia e la campagna, e funzionano da dissuasori per gli animali che, abbagliati e bloccati momentaneamente, attraverseranno dopo il passaggio del mezzo.

E cosa possiamo fare noi motociclisti? Per cominciare aumentare la prudenza nelle zone e nelle ore più a rischio: primo mattino e tarda serata in primis. Possiamo evitare, quando possibile, di usare gli abbaglianti che potrebbero bloccare l’animale in mezzo alla strada. Dobbiamo ridurre la velocità quando vediamo i mezzi impegnati nel taglio dell’erba ai margini della strada, perché gli animali spaventati potrebbero fuggire all’improvviso.

Spesso non c’è difesa, purtroppo. Un capriolo o un cinghiale che sbuca dalla macchia all’improvviso può buttarci a terra oppure lanciarci contro un altro veicolo anche se viaggiamo a 50 all’ora. Dobbiamo ricordarci che gli animali selvatici non hanno la patente, non conoscono la segnaletica, non percepiscono la strada come un pericolo. E invece il pericolo aumenta ogni anno di più. Dunque, massima prudenza.

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