Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Ciao a tutti! Ancora troppi incidenti nei fine settimana di primavera, con troppi motociclisti coinvolti. Se ne scrive tanto sui giornali, anche perché le dinamiche sono spesso raccapriccianti e purtroppo attirano i lettori, e orrore si aggiunge a orrore fino ad avere l’impressione che i numeri delle tragedie aumentino in misura esponenziale.
Per fortuna non è così, lo confermano le statistiche, ma naturalmente è una magra consolazione: la realtà è che troppi di noi perdono la vita sulle strade. Mi hanno colpito le storie terribili come quella di Cassago Brianza, dove un motociclista di 54 anni è morto dopo aver perso il controllo della sua Harley, forse su un dosso, e la moto ha finito per uccidere un ragazzo di 19 anni che era seduto con gli amici sul muretto vicino alla strada. O quella di Dro, sulla Gardesana occidentale, dove i genitori di tre figli piccoli, romagnoli che andavano al concerto di Vasco, sono finiti non si sa come sotto un camion; o ancora quella di Senigallia, con quel ragazzo di 18 anni che finalmente provava la sua prima vera moto ed è caduto uccidendosi…
Velocità, distrazione, fatalità, imperizia? D’istinto, talvolta mi chiedo se quello che appare come un probabile errore di guida -soprattutto quando non sembrano coinvolti altri veicoli- non nasconda tutta un’altra realtà. Sarò viziato dalla passione, ma anche se sono consapevole che nell’errore di guida possono incappare tutti (io compreso), vedo quotidianamente con quanta superficialità oggi ci si mette al volante. L’uso del maledetto smartphone si è diffuso come la peste, troppa gente circola smanettando sul suo dispositivo. E non sono i motociclisti, che lo fanno, i motociclisti sono le vittime insieme ai ciclisti e ai pedoni.
Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry vittima delle buche di Roma, dal 2018 si batte perché la politica si occupi della nostra vita, soprattutto della vita dei giovani. E ora rivolge un appello al presidente della regione Lazio Zingaretti, chiedendo incentivi per l’acquisto dei giubbotti air bag.
E’ una richiesta forse troppo ambiziosa, costosa per i bilanci dello stato, ma persino razionale se si pensa ai costi sociali che derivano dall’altissima incidentalità sulle strade italiane.
I tempi non sono facili, ma è da anni che nulla si muove. Possibile che non si senta l’urgenza di intervenire? E’ questo che ogni volta ci indigna. Ci sono le infrastrutture da mettere in regola, le buche, i guardrail assassini... E c’è soprattutto la cattiva educazione di chi si mette sulla strada. Anche noi abbiamo le nostre responsabilità, non vogliamo negarlo, ma è poca cosa nel contesto generale. Cosa si aspetta per mettere in atto una vera campagna contro l’uso indiscriminato dello smartphone al volante di auto, furgoni, mezzi pesanti di ogni tipo? Penso a una vasta ed esemplare operazione di controllo su tutto il territorio nazionale e a una campagna di sensibilizzazione sui media. Nulla si muove.