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Ciao a tutti! Ieri sono passato dal mio meccanico, uno che è diventato un amico perché mi segue da tanti anni, trafficando con immutata passione sulle quattro o cinque moto che nel tempo ho posseduto. Sono andato là e gli ho comunicato pacatamente che da domani basta, non mi servirò più della sua collaborazione. Logico che ci sia rimasto male, non si aspettava una cosa del genere e i tempi sono anche grami. Però credevo che, sentite le mie spiegazioni, si sarebbe messo l’animo in pace; invece quando ho aggiunto la frase più importante, quella che mi sgorga dal più profondo del cuore, lui ha cambiato faccia e ha reagito malissimo. «Ho bisogno di nuove motivazioni» gli ho confidato, e lui ha afferrato una chiave bella grossa –credo quella del 35- e mi è corso dietro per tutta l’officina. Ne sono uscito vivo per miracolo. Ma perché andate a pensare a Valentino Rossi?
Sono un grande tifoso di Valentino, e l’apertura mi serve per dire che questa faccenda di Jeremy Burgess gli farà perdere un po’ di punti: pare che il tecnico australiano non ne sapesse niente, dicono che l’imbarazzo sia stato grande, e poi questa cosa delle motivazioni personali non suona benissimo.
Però, per quanto io sia affezionato anche a Burgess che conosco da trent’anni ed è una persona magnifica, condivido completamente la mossa. E’ almeno dal 2009 che la Yamaha numero 46 stenta a trovare il miglior setting nelle prove, e Lorenzo ha quasi sempre avuto una moto più efficace. Nel 2010 Vale ha perso il titolo per le note traversie, però la situazione tecnica dentro il box spesso non era all’altezza dei vicini, e quest’anno, rientrato in Yamaha dopo il biennio Ducati, Rossi ha patito molto. Serviva una scossa.
Logico, qui entra in gioco anche la sensibilità e la velocità del pilota, e molti pensano che il Valentino di oggi sia inferiore al terzetto degli spagnoli terribili. Ma quello che conta è il pensiero del diretto interessato: e lui crede ancora di poter dire la sua.
Anch’io ho sollevato qualche volta il dubbio che la squadra del nove volte campione del mondo sia sazia dei risultati e non abbastanza motivata. Sarebbe umano, e molti qui hanno pensato la stessa cosa. Cambiare il numero uno dei tecnici significa stimolare diversamente la squadra. Poi chi può saperlo: basterà, non basterà, resterà tutto come prima? Soltanto la prossima stagione lo chiarirà. Ma anche i più decisi anti-Rossi possono concordare sul fatto che Valentino ancora una volta ci mette la faccia, e si rimette in gioco senza nascondere le sue ambizioni. Un atteggiamento da grande campione. Forse avrebbe potuto usare parole migliori, però davvero non so dire quali. Ecco, tra qualche giorno ripasserò dal mio meccanico e proverò a calmarlo dicendogli che ho bisogno di sentirmi ancora giovane e carico a mille. Magari sarà più contento di farsi da parte.