Nico Cereghini: “I cinquantini tornano protagonisti. Al cinema”

Nico Cereghini: “I cinquantini tornano protagonisti. Al cinema”
Nella nuova commedia di Fabio De Luigi, dal titolo “Cinquanta all’ora”, un Ciao e un Califfone si prendono la scena sulle strade dell’Emilia Romagna. Che il film possa dare una sveglia? I giovani non immaginano nemmeno di cosa erano capaci i “motorini” di una volta
8 gennaio 2024

Ciao a tutti ed evviva i “cinquantini”! Da pochi giorni c’è una nuova commedia nelle sale cinematografiche, con Fabio De Luigi, Stefano Accorsi e la regia del primo. E’ un road movie: due fratelli molto diversi si ritrovano dopo trent’anni per il funerale del padre, devono portare le ceneri del defunto sulla tomba della madre, lo fanno alla guida di due cinquantini. Un Ciao e un Califfone diventano co-protagonisti della vicenda sulle strade dell’Emilia Romagna.

Il titolo è “Cinquanta all’ora” e ad essere pignoli è tecnicamente sbagliato, perché i cinquantini non possono per legge superare i 45 orari, dal 1992, e il limite precedente era 40. Ma non sottilizziamo, la cosa bella è che tornano in scena i “motorini”, che fanno parte della nostra storia almeno quanto quelle di Rocco e Guido, i due fratelli del film, e di tanti appassionati: i cinquantini hanno formato moltissimi motociclisti della media e vecchia guardia, hanno rappresentato il trampolino di lancio per l’indipendenza, l’esordio sulla strada, per alcuni addirittura il modo di arrivare alle corse, in salita o in circuito, e diventare piloti.

I più giovani non sospettano nemmeno che cosa si poteva fare (e ancora si può fare) con i cinquantini. E quanti erano! Nei primissimi anni Settanta ero tester dei “non targati” per la testata numero uno e non riuscivo a provarli tutti. Il fenomeno era partito nel decennio precedente, c’erano modelli sport, regolarità e scrambler, c’erano marchi come Cimatti, Guazzoni, Malanca, Malaguti, Testi, Aspes, Fantic Motor, Moto Morini e tanti altri, i motori erano Minarelli o Franco Morini…. Pareva di sognare!

E poi il boom degli anni Ottanta con il Sì e con la Vespa, gli scooter Aprilia SR e MBK Booster… E con i mitici “tuboni” come il Fifty della Malaguti o appunto il Califfone firmato Atala Rizzato, prima senza marce e poi con le marce.

A proposito, a quindici anni acquistai per cinquemila lire un provatissimo Vivì 48 della Viberti, un ciclomotore utilitario a tre marce che aveva perso l’uso della seconda. Mi toccava passare dalla prima direttamente alla terza e potete facilmente immaginare quanto fosse brillante in salita, quel Vivì. Eppure con lui mi sciroppai (sognante) molte centinaia di km in una sola estate, su e giù tra Alpi e Prealpi e con un memorabile pomeriggio a spinta da Le Prese fino a Tirano quando improvvisamente il motore si spense e il meccanico locale non risolse. Chi non ha mai spinto una moto non è un vero motociclista, si dice, ma 23 chilometri (con poche discese) sono troppi anche per il più ambizioso.

Una quarantina di anni fa tornai su un ciclomotore da adulto, per un viaggio no stop da Milano a Napoli. Roberto Patrignani mi coinvolse con altri quattro o cinque malcapitati a bordo di altrettanti Vip 3: si trattava di celebrare l’impresa di Ettore Girardi che nel 1919, con la famosa Garelli 350 due tempi a cilindro sdoppiato, coprì gli 840 km tra Milano e Napoli alla media di 38 orari. Noi facemmo meglio, i motorini erano stati provvidenzialmente potenziati.

E tra chi ama le imprese “impossibili” alla guida di un ciclomotore, c’è la vivace coppia veneta formata da Alice e Mirco che si è inventata addirittura la Capo Nord-Cape Town con due... Ciao! Appena possono, i due avventurosi si prendono le ferie e fanno un pezzo di strada.

Sui social sono MIRAL: a Natale erano in Tunisia e dal 19 al 21 gennaio saranno a Verona per MBE, padiglione 7. Ne hanno da raccontare!

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Da Automoto.it