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Ciao a tutti! Pochi giorni fa un giovane motociclista di media esperienza, uno che è comunque alla seconda o terza moto e fa diecimila chilometri all’anno, mi chiedeva se il freno posteriore vada davvero impiegato e quando. Molti suoi amici, diceva, gli raccomandano di non usarlo affatto. E lì per lì mi sono reso conto di una cosa che spesso ci dimentichiamo di considerare: ci sono motociclisti che girano spensierati su strada e autostrada senza conoscere l’ABC della tecnica di guida della nostra amata due ruote. La frenata è la prima cosa. Nel caso di un’emergenza, della necessità di un arresto immediato, la manovra sbagliata è quella più frequente. Non basta la patente, con la B si guidano anche moto medie, e se conosco persone responsabili che cercano le occasioni per capire e migliorare la loro tecnica di guida ce ne sono altre, forse la maggioranza, che sono convintissime di saperne più che abbastanza, di avere la padronanza assoluta della loro moto.
I corsi di guida, soprattutto quelli in pista, vanno spinti di più. Perché quella è la soluzione che può fare la differenza tra cadere e non cadere, e in qualche caso salvarci la pelle. Recentemente ho avuto l’occasione di partecipare a un caldo sabato all’autodromo di Franciacorta. Due corsi in pista dedicati ai più esperti, e poi due corsi base, sul piazzale attrezzato, rivolti a chi non si sente ancora del tutto pronto: per i principianti il primo, per i titubanti il secondo. E’ uno schema che usano un po’ tutte le scuole, da quelle “di marca” alle tante legate alle varie piste e con costi allineati: per partire possono bastare meno di duecento euro. Il bello, anzi lo straordinario di queste scuole di moto è che come istruttore puoi ritrovarti lì per lì un campione del mondo come Roberto Locatelli, come Marco Lucchinelli o Manuel Poggiali. O puoi condividere il box, come è successo a me, con uno specialista del TT: Stefano Bonetti da Lovere, che è anche l’unico pilota italiano ad aver vinto la North West 200 lo scorso maggio con la Paton tra le Supertwin (qui l’articolo del 17 maggio). Roba da pelle d’oca. E poi ho incontrato Mauro Borciani, Vittorio Iannuzzo e tanti altri.
Con una disponibilità e una modestia che soltanto la passione può spiegare, questi pazientissimi istruttori – e soltanto loro- sono in grado di impostare correttamente la tecnica di guida del motociclista, qualunque sia il suo livello. Anche i pistaioli hanno qualcosa da imparare, come ci ha dimostrato Edo Licciardello nel video girato a Misano con Morbidelli e soci (vedi qui il resoconto della storica giornata), ma quelli che mi stanno più a cuore sono i motociclisti da città e da statale. Per loro è fondamentale imparare a tenere in equilibrio la moto in uno slalom molto stretto, gestendo gli spostamenti del corpo e lavorando solo con il freno posteriore; è importante capire come si parte in salita gestendo la frizione, come si gira dentro i cerchi di raggio diverso portando gradualmente il peso all’interno della curva e aprendo il ginocchio, oppure di come reagisce la moto frenando soltanto con uno dei due freni e poi combinandoli entrambi, anche sull’asfalto bagnato e dimezzando gli spazi di arresto. Un esercizio entusiasmante è poi quello della curva a raggio decrescente, che chiede cioè di rallentare a moto inclinata simulando la classica curva traditrice che puoi trovare su una strada di montagna. Qui si capisce bene a cosa serve il freno posteriore, che usato con attenzione ti permette di stringere la traiettoria. Al termine degli esercizi, tutti in circuito, in piena sicurezza, per mettere in pratica quello che si è imparato. In fila, dietro l’istruttore, l’angelo custode che ti fa scoprire la bellezza e il fascino della pista: che non è soltanto il teatro delle gare, ma anche l’unico terreno sicuro per imparare la tecnica di guida della moto.