Nico Cereghini: “Il libro di Ivano Beggio”

Nico Cereghini: “Il libro di Ivano Beggio”
E’ Claudio Pavanello a curare l’autobiografia, quasi terminata poco prima della scomparsa di Beggio un anno fa. Ci sarà anche il contributo di chi per Aprilia ha corso e lavorato. Pochi si rassegnano ad accettare che la grande avventura di Noale sia finita così
20 febbraio 2019

Ciao a tutti! Claudio Pavanello, per anni uomo di comunicazione in Aprilia, sta terminando un libro sulla vita di Beggio, scomparso prematuramente dodici mesi fa; il titolo potrebbe essere “Ivano Beggio, la mia Aprilia” e l’uscita è prevista entro l’anno.  Claudio andava a trovare Ivano settimanalmente e da tempo, per aiutarlo nella stesura della sua autobiografia; il lavoro era quasi terminato ed ora, con il permesso della famiglia, Pavanello ha deciso di chiudere il cerchio e si è spinto anche oltre: tutti coloro che in Aprilia hanno lavorato -nella progettazione, nella produzione o nel reparto corse- sono chiamati a collaborare con uno scritto o una foto, anche i piloti, e Pavanello li ha chiamati a raccolta sulla sua pagina FB.

 

Non parteciperò al libro, non avendo mai lavorato direttamente per l'Aprilia e per Ivano Beggio, anche se in più di un’occasione gli sono stato molto vicino. In particolare, quando si preparava il lancio di un nuovo modello, una conferenza stampa o la presentazione delle attività sportive del gruppo, Beggio mi voleva spesso con se per coordinare l'evento. Lui di me si fidava, così lasciava che fossi io a comporre la scaletta, a suggerire l’ordine dei vari interventi, persino ad aprire la convention;  ero esterno alla sua organizzazione, ma mi sentiva molto vicino e d’altra parte i suoi collaboratori erano felici di lasciarmi questo incarico: in certi frangenti, quando non si sentiva sul terreno preferito, Ivano era poco trattabile.

 

Ero affezionato a Beggio e lo stimavo molto. Come si poteva non farlo? Ivano Beggio è stato un innovatore, un sognatore capace di concretizzare la sua visione; aveva un gusto particolare per le cose belle, ha saputo inventare le moto più affascinanti soprattutto per i ragazzi, ha lanciato un mondo di colori nuovi, ha capito in anticipo come cambiava la mobilità e quali tipologie di veicolo sarebbero piaciute nel tempo. Dal nulla, o per meglio dire dalla piccola fabbrica paterna  di biciclette, ha saputo creare un gruppo industriale con enormi successi delle vendite e con l’impegno vincente nelle competizioni: dal cross al trial, dalla Parigi-Dakar alla velocità in tutte le classi del campionato mondiale Aprilia ha vinto tutto e ha lanciato tantissimi campioni. Ivano Beggio come Claudio Castiglioni, verrebbe da dire, l’imprenditore veneto forse con uno stile più sobrio e forse con ambizioni ancora più grandi. Perché tutta questa meravigliosa avventura è finita negli anni Duemila e ha lasciato così poche tracce di sé? Questo epilogo così infelice mi disturba ancora oggi e vedo che infastidisce molti lettori, affezionatissimi al marchio di Noale, grandi estimatori del prodotto Aprilia di una volta e di quello attuale, scontenti della realtà di oggi.

 

Dove ha sbagliato Ivano Beggio? Perché chiaramente qualcosa il Presidente ha sbagliato, e mi piacerebbe se la sua autobiografia potesse fornire qualche elemento di comprensione in più. Non sarà facile, un personaggio amato come Beggio merita un monumento al valore e la sua autobiografia a questo soprattutto servirà. Però resto molto interessato a comprendere: fu la sua personale ambizione a spingerlo ad investire così tanto in settori diversi dal suo, dalle cucine alle scarpe e agli occhiali? Fu la crisi che negli anni Novanta colpì soprattutto il Nord Est? Fu piuttosto la politica locale a chiedergli di impegnarsi così tanto, oltre le sue forze? O forse, come si mormora tra gli ex dipendenti, furono alcuni dirigenti che si dimostrarono poco adeguati? Spero che Pavanello possa illuminarci almeno un po’.

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