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Ciao a tutti! Rimbalza da Pesaro, attraverso il Resto del Carlino con l’articolo di Maurizio Gennari, la notizia che il Museo Morbidelli sarebbe in procinto di cedere l’intera sua collezione di moto d’epoca e da competizione. Sono trecentocinquanta motociclette di grande valore, e subito si è sollevato il timore che tutta quella meraviglia possa finire all’estero, magari addirittura alla Honda. Conosco bene la famiglia: da una parte bisogna considerare che Giancarlo Morbidelli ha ottantacinque anni e soffre purtroppo di una grave forma di Alzheimer, dall’altra parte è evidente che i costi di gestione sono molto elevati, sono tutti a carico dei Morbidelli, e la situazione negli anni è diventata insostenibile.
Gianni Morbidelli e la sorella sono molto legati alla collezione raccolta in quarant’anni di ricerche e importanti investimenti, e naturalmente non rinunceranno mai alle moto costruite dal padre; sarebbero felici se il Museo potesse restare non soltanto nei confini nazionali, ma proprio a Pesaro, dove la struttura è nata nella sede della vecchia fabbrica dei macchinari Morbidelli per la lavorazione del legno, in via Fermo; da tre anni a questa parte tentano di trovare una strada per coinvolgere gli amministratori locali nella gestione economica, ma sembra proprio che non sia possibile passare dalle parole ai fatti concreti. E loro non ce la fanno più, e il Museo è chiuso da mesi.
Se tutto finisse all’estero sarebbe un bel danno per il patrimonio nazionale, vi posso garantire che la collezione è di enorme valore. A suo tempo mi sono letteralmente riempito gli occhi di meraviglie praticamente uniche, sistemate impeccabilmente in cinque sale principali: la prima per le moto più antiche dei primi Novecento, poi quella riservata agli anni Trenta e Quaranta, la terza dal Cinquanta al Sessanta con tra le altre tutte le Benelli da Gran Premio, la quarta fino agli anni Ottanta con tante moto da corsa di varie marche, l’ultima sala riservata alle Morbidelli dalla 50 alla 125, dalla 250 alla 500, fino alla otto cilindri stradale che Giancarlo Morbidelli aveva concepito e realizzato: la V8 degli anni Novanta. Ogni moto è perfettamente mantenuta, preservata dalla polvere con un sistema particolare. Il personaggio era fantastico, conoscerlo nel lontano 1974 fu per me un’esperienza indimenticabile: era un autodidatta geniale e appassionato.
Sono montate le polemiche, ma direi che alla famiglia Morbidelli non possiamo chiedere di più, che Giancarlo ha già dato abbastanza al prestigio del Paese e della città di Pesaro: quattro titoli mondiali nelle classi 125 e 250 negli anni Settanta, tre titoli costruttori e 34 vittorie. Paolo Pileri, Pierpaolo Bianchi, Mario Lega, Graziano Rossi sono i nomi più noti e vincenti tra quelli che hanno portato in pista le meravigliose e sibilanti Morbidelli di Jorg Moeller. Io ritengo che il Comune di Pesaro faccia ancora in tempo a studiare una soluzione per rilevare la gestione del museo, riconoscendo alla famiglia Morbidelli un canone o delle royalty e sgravandola dai costi.
Il Museo ha enormi margini di crescita per interesse ed affluenza. Segnalo anche che il motoclub Yesterbike, esperto del ramo, sul suo sito lancia un’idea: come in passato ha fatto per la collezione delle automobili Bertone, non potrebbe l’ASI, magari insieme alla FMI, acquistare il Museo? Io non conosco il bilancio dell’ASI, ma della FMI ne so abbastanza per dire che l’ipotesi mi pare fantascientifica, affascinante ma irrealizzabile. Di quanti milioni di euro si parla? L’unica speranza è che possa saltar fuori un ricchissimo collezionista italiano, ma anche qui sono pessimista: ammesso che esista, gli converrebbe davvero esporsi al severo giudizio popolare? Con i tempi che corrono, invece della croce al merito riceverebbe un mucchio di insulti ai suoi capitali e alla sua persona. Molto meglio il Comune di Pesaro. Attendiamo un segnale.