Nico Cereghini: “Il pasticcio delle modifiche al codice della strada”

Nico Cereghini: “Il pasticcio delle modifiche al codice della strada”
Ormai sono passate nel decreto legge semplificazioni e si è arrabbiato persino il Presidente della Repubblica: occorreva una legge organica con i legittimi passaggi in Parlamento. Un pasticcio nella forma e in gran parte anche nella sostanza
14 settembre 2020

Ciao a tutti! Vorrei parlarvi di un altro pasticcio all’italiana, l’ennesimo, che ci riguarda da vicino: le modifiche al codice della strada fatte “ad capocchiam”. Perfino il Presidente Sergio Mattarella si è inalberato: l’11 settembre scorso, dopo aver firmato il decreto legge cosiddetto “semplificazioni”, ha preso carta e penna e ha scritto ai Presidenti di Camera e Senato.

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“Cari amici - ha sottolineato il Presidente - così non va, il vostro decreto legge voleva agevolare gli investimenti e realizzare nuove infrastrutture con una serie di semplificazioni procedurali; invece ci avete infilato dentro le modifiche a quindici articoli del codice della strada che non c’entrano una mazza. La Corte Costituzionale ve l’aveva già detto e voi niente, siete degli zucconi. Ora mi tocca firmare, c’è fretta ed avete anche posto la questione di fiducia. Ma consideratevi ammoniti con un cartellino giallo”.

Non ha scritto proprio così, ma il senso è quello. Le ultime modifiche al codice della strada sono state approvate, alla fin fine, con un solo passaggio in Commissione; mentre la disciplina è talmente importante da pretendere gli opportuni passaggi in Parlamento, per arrivare a un provvedimento organico e dopo aver analizzato le proposte e le analisi dei deputati e dei senatori. E dei tecnici e delle associazioni dietro di loro.

Insomma, Mattarella ha rilevato il pasticcio nella forma, ma a guardar bene è molto pasticciata anche la sostanza. Perché le intenzioni saranno state anche lodevoli, ma certe misure rischiano di diventare confuse e persecutorie. Gli autovelox dappertutto, persino sulle strade urbane e ciclabili, la durata del giallo minimo tre secondi ai semafori, i netturbini che diventano pubblici ufficiali e sanzionano la sosta irregolare, le bici contromano sulle corsie ciclabili “indipendentemente dalla larghezza della strada e dalla posizione di aree di sosta”… Si capisce che magari, oltre a far cassa, si vorrebbe incoraggiare il trasporto leggero e garantire un po’ di più gli utenti deboli come pedoni e ciclisti, ma il rischio è di creare il caos e di aumentare il tasso del pericolo per tutti.

Insomma, ci vorrebbe una vera riforma del codice della strada, organica e ben bilanciata. Siamo contenti di poter entrare in autostrada e in tangenziale con i tre ruote oltre i 250, ma lo smanettatore dello smartphone mi attende al varco anche lì e nessuna nuova misura è stata presa in esame per scoraggiare il fenomeno dilagante dell’uso del cellulare al volante, per messaggiare e navigare, un fenomeno quotidianamente mortale.

Adesso arriverà a breve l’approvazione della Camera e le modifiche diventeranno legge. Nell’attesa, certi ciclisti si sono già portati avanti: i quotidiani titolano “in bici contromano si può” e chi ha tempo di andarsi a leggere cosa dice esattamente la norma? Molti di loro contromano ci vanno da un pezzo in città e si sentono ancora più legittimati a farlo. Evviva la sicurezza!

Editoriale Nico

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