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Ciao a tutti! Ho letto da qualche parte, forse sulla Settimana Enigmistica, una massima di quelle geniali. Suonava più o meno così: "puoi dire di aver capito bene una cosa soltanto quando la sai spiegare a tua nonna". Mi piace perché è vera, e tutti i formidabili economisti che sdottorano ai giorni nostri dovrebbero impararla a memoria; e mi piace perché tira in ballo l’anziana parentela, e questa trovata di usare la nonna è una cosa che ho già fatto anch’io in passato. Quando mi vanto di sapere guidare bene la moto- e ogni tanto succede- io di solito preciso che per bella guida non intendo frenare sotto o piegare forte o dare tutto il gas appena possibile in uscita di curva; questa è roba da pista e la sanno fare tutti, chi più chi meno, invece io mi sento di guidare davvero bene su strada perché sono convinto di una cosa: potrei portare in sella mia nonna senza farla minimamente spaventare. Perché so guidare rotondo, fluido, con cambiate rapide e dolci, frenate progressive e morbide, pochissimi trasferimenti di carico. La nonna non l’ho mai portata, e neanche mia mamma, però ci potete credere: qualsiasi passeggero, quando guido la moto così, non avrebbe nemmeno bisogno dei maniglioni ai lati della sella. Potrebbe fluttuare libero nello spazio.
Poche cose mi danno fastidio come chi guida a scatti, apri tutto/chiudi tutto. Ho la giusta comprensione per chi sta imparando, perché nessuno nasce pilota finito, ma detesto quelli che tirano inutilmente le marce basse, quelli che sbagliano i tempi di ogni cambiata, quelli che non preparano minimamente il motore al rapporto più corto, quelli che strizzano le leve dei freni come fossero molle da palestra. I loro trasportati –che siano amici, amiche o fidanzate- sono dei poveretti condannati al mal di testa, a furia di cozzare casco contro casco ad ogni manovra sbagliata.
Dovreste immaginare che la vostra anziana e fragile nonnina sia seduta trepida alle vostre spalle
A tutti questi manovali del manubrio, io vorrei raccomandare quanto citato in apertura: dovreste immaginare che la vostra anziana e fragile nonnina sia seduta trepida alle vostre spalle. E agire di conseguenza. E anzi, già che siamo in tema di parentado, c’è un altro tipo di congiunto che nel tempo ho imparato ad usare quando sono alla guida: la figliolanza o addirittura i nipotini. Da giovane circolavo senza pensieri, come se sulla strada ci fossi soltanto io. Tutti gli altri, dai pedoni agli automobilisti e agli altri motociclisti, si dividevano in due categorie: quelli capaci (e quindi meritevoli di rispetto) e quelli incapaci (da incoraggiare a restare a casa). Sapete cosa intendo. Vedevo una bella manovra altrui e pensavo “fico”, vedevo un imbranato e pensavo “fesso”. Non avevo nessuna pietà.
Poi ho cominciato a riflettere sul fatto che quello che mi sta tagliando la strada con la macchina potrebbe essere mio figlio fresco di patente; che mia figlia potrebbe essere quell’altra ragazza agitata che ha inchiodato inutilmente appena visto il giallo. O anche che il mio nipotino potrebbe saltar giù dal marciapiede col triciclo perché ancora non è un esperto. Questo tipo di pensiero mi ha reso più tollerante -a un parente stretto e amato perdoni tutto- e soprattutto mi ha reso più consapevole e prudente. Anche chi non è Marc Marquez ha il diritto di circolare.