Nico Cereghini: “In Appennino con l’ABS”

Nico Cereghini: “In Appennino con l’ABS”
Una giornata a guidare in solitudine su belle strade asciutte e senza traffico. Che pacchia! Finisce che per riposare mi fermo per una pausa e parlo con i miei freni | N. Cereghini
25 febbraio 2014

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Ciao a tutti!
L’altro giorno, girovagando in Appennino tutto solo con una bella e nuova bicilindrica 1000 da 100 cavalli, la potenza giusta, mi è venuta qualche riflessione sulla frenata. Premetto che anche quando spingo un po’ –ed era l’occasione giusta, giornata lavorativa, belle strade e niente traffico- io sono di quelli che non si attaccano ai freni. Amo la guida fluida, mezzo gas in accelerazione, uso frequente del cambio, in salita quasi mi basta il freno motore e in discesa staccate lunghe e poca pressione sulla leva. Ebbene quando mi fermo a bere un caffè guardo i miei due dischi da 310 davanti, le pinze ad attacco radiale con quattro pistoncini a testa, e mi dico che forse è troppa roba, e che a ben guardare, sui miei ritmi di guida turistico-veloce, la risposta secca dell’impianto strapotente mi dà quasi fastidio. Poi però rifletto che con 228 chili con il pieno, più magari i 130-140 chili di pilota e passeggero che ci viaggeranno sopra domani, una certa riserva di potenza frenante è una bella sicurezza.

ABS, sempre più diffuso, quasi obbligatorio sulle nuove moto, ormai accettato e apprezzato da quasi tutti i motociclisti

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Prima di tutto c’è chi frena più deciso di me, e poi non si sa mai, venisse fuori un trattore da una stradina laterale, tutta questa frenata potrebbe fare la differenza tra la botta fragorosa e stopparsi in tempo. Dunque va bene, è l’impianto frenante che ci vuole, e poi c’è pure l’ABS. Da lì i pensieri volano. ABS, sempre più diffuso, quasi obbligatorio sulle nuove moto, ormai accettato e apprezzato da quasi tutti i motociclisti. Le perplessità sopravvivono dalle parti dei cosiddetti puristi: motociclisti esperti, magari non più giovanissimi, convinti che con tutta questa elettronica noi perdiamo una gran parte del gusto della guida, e preoccupati per i motociclisti di domani, perché saranno portati ad esagerare (“tanto c’è il controllo di trazione, tanto c’è l’ABS”) e non saranno più capaci di dosare la forza sui comandi dei freni.


Ecco, è su quest’ultimo punto che voglio indirizzare la vostra attenzione. Sulla capacità delle generazioni future di dosare la frenata su avantreno e retrotreno. Bene, io sto guidando qui sull’Appennino con l’ABS, ma non lo sento intervenire. Sto usando il 50 per cento della forza frenante, e se anche ne usassi l’80 per cento, quello non lavorerebbe. E io mi diverto, e sto calibrando la forza sulla leva del freno anteriore e su quel poco di pedale che mi serve, e guido come ho sempre fatto. Anche se spingessi di più sarebbe la stessa cosa, dovessi trovare della terra sull’asfalto ci starei attento come se non avessi l’ABS (ma ce l’ho) e soltanto nella guida al limite mi toccherebbe interagire con l’elettronica dell’antibloccaggio. E la guida al limite è roba da pista.


Ecco quello che penso. E vi dico anche di più. Valentino Rossi e compagnia saranno capaci di frenare, no? Eppure anche a loro capita di cadere in frenata: basta un avvallamento, la ruota che si scarica, e il bloccaggio dell’avantreno è in agguato. Per un volo ad alta velocità si può buttare una trasferta o mezza stagione. Io me lo vedo, Lorenzo al box con Ramon Forcada: “senti un po’, di rompermi una clavicola non ne ho proprio voglia, se pensassimo a qualcosa come l’ABS?”