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Ciao a tutti! In questi giorni, nel centro-nord della Francia, circola sulle strade questo grande manifesto appiccicato dietro a una trentina di camion. "Attenzione, fragile!". È raffigurato un motociclista, inquadrato nello specchietto retrovisore di un'automobile, e si vuole raccomandare a tutti i guidatori di prestare attenzione nei suoi confronti: chi va in moto è un utente debole, come il pedone o il ciclista, e in caso di incidente ha quasi sempre la peggio. L'iniziativa è del dipartimento Sicurezza Stradale dell'Essonne, regione de l'Ile de France, avrà una durata di sei mesi, e si può immaginare che avrà pure una grande visibilità, perché in Francia la pubblicità sui camion è vietata e dunque questa immagine risalterà con molta evidenza. Per precisione, va detto che lo stesso manifesto, quattro metri per tre, era già stato utilizzato a giugno, affisso su molte strade in una precedente campagna di quindici giorni dedicata alla sicurezza stradale.
In Francia, insomma, si fa sul serio e del resto non lo scopriamo oggi. Molti di voi già raccontarono sul sito, a proposito dei luoghi preferiti per girare in moto, quanto gli automobilisti francesi siamo rispettosi di noi motociclisti, per esempio sono quasi sempre attenti a dare strada accostando a destra per agevolare il sorpasso. Ebbene non abbastanza attenti, per gli amministratori di quella regione, che precisano: c'è un motociclista nel cinquanta per cento degli incidenti.
Il motociclista non è visto come un delinquente potenziale ma come un utente da rispettare e più vulnerabile di altri.
E' l'approccio al problema, che sorprende. Intanto perché il motociclista non è visto come un delinquente potenziale (categoria che pure ci sarà anche in Francia) ma come un utente da rispettare e più vulnerabile di altri. E poi perché, invece di minacciare sanzioni pesanti o di terrorizzare con messaggi catastrofici, si preferisce educare le persone invitandole a comportamenti più responsabili.
Negli anni Settanta frequentavo parecchio la Francia e i francesi. L'Endurance parlava francese, la 24 Ore di Le Mans era la gara di moto che preferivo, i piloti e i giornalisti francesi erano numerosi nel campionato mondiale. E poi andavo in Francia d'estate a fare le vacanze con la Laverda SF, quindi con la Suzuki GT 750, la tre cilindri a due tempi, e ancora con la GS quattro cilindri, la prima Suzuki a quattro tempi. E vi dico con cognizione di causa che all'epoca i motociclisti francesi godevano di una pessima reputazione: andavano troppo forte anche nei centri abitati, rimpicciolivano le targhe, aprivano gli scarichi e facevano casino nei bar sporcando i pavimenti con i loro stivali infangati. Tutti i motociclisti avevano vecchi stivali. Anche le riviste di settore, con le quali noi spesso collaborammo fino alla fine degli anni Ottanta, avevano un atteggiamento piuttosto incivile e sfidavano volentieri le regole. Per esempio pubblicando la gara tra una Kawasaki e il TGV, il treno ad alta velocità, da Parigi a Lione a manetta e in barba ai radar.
Evidentemente, di strada ne hanno fatta tanta. O piuttosto siamo noi ad essere rimasti fermi, come del resto sembra sia successo un po' in tutti i campi, dalla politica all'istruzione o al lavoro. Ma qui non vorrei cadere nel solito atteggiamento disfattista, ma piuttosto stimolare una discussione tra noi. Dal vostro posto di osservazione, voi cosa vedete? Secondo voi, noi automobilisti e motociclisti italiani saremmo pronti a cambiare? Qui in Italia, in particolare, può funzionare soltanto il bastone oppure si potrebbe passare all'educazione? Io personalmente continuo a pensare che gli atteggiamenti positivi siano contagiosi. Se io rispetto te e rispetto la tua intelligenza, mi viene da dire, probabilmente anche tu sarai più portato a rispettare gli altri. Che ne dite?