Nico Cereghini incontra Paolo Simoncelli

Video 10701 La striscia blu del mare si vede bene, oltre le curve delle colline. Coriano è un bel posto per fermarsi un po’. Qui tutto parla del Sic: c’è il suo museo, il negozio sotto il portico, il podio realizzato dai 58 boys, il grande murales sul palazzo dello sport firmato da Eron, uno dei più noti esponenti della street art italiana. Lo stesso palazzo dello sport è intitolato a Marco, c’è il bus numero 58 che da Riccione va a Coriano passando dall’Aquafan, e ora anche il monumento di Arcangelo Sassolino, coinvolto da Lino Dainese, con quella fiammata di 58 secondi. Eppure non è troppo per chi ha amato Marco Simoncelli. La perdita del Sic ha colpito tutti. Chi gli era vicino – la famiglia con gli amici- naturalmente soffre di più. Per Martina, per Rossella e Paolo, è uno strazio quotidiano. Però Marco, per la sua energia e la freschezza e una speciale dinamica che andrebbe indagata a fondo, era diventato anche il fratello e il figlio di molti di noi. E molti vogliono ricordarlo in tutti i modi. Davanti a lutti di questa portata, le reazioni sono diverse: c’è chi preferisce vivere il dolore intimamente e senza esternarlo, c’è chi invece sente la necessità di condividerlo, c’è anche chi ama portare addosso qualcosa di suo, che sia il cappellino o la felpa o il 58 sulla moto. E naturalmente c’è anche chi non prova più niente. Sul nostro sito si è accesa recentemente una discussione tra i lettori. Questa grande esposizione mediatica e commerciale può suscitare diffidenza. Paolo Simoncelli, il papà di Marco, mi accoglie nella sede della Fondazione in viale Emilia a Riccione: un grande ufficio luminoso dove lavora tutti i giorni Kate Fretti, per tutti, ancora, “la ragazza di Marco”. Kate è responsabile dei progetti World Wide della Onlus, vive a Coriano in casa Simoncelli, tutti i giorni scende a Riccione per curare le varie attività: seguire le iscrizioni, inviare il materiale, curare la corrispondenza e organizzare gli eventi. Ogni giorno arrivano pacchi di lettere e oggetti realizzati dalla gente per Supersic. Da non credere: Paolo mi mostra quadri piccoli e grandi, sculture, fotografie elaborate, disegni, caschi, oggetti di ogni tipo. Per raccoglierli, è stato necessario affittare un nuovo spazio attiguo all’ufficio. Tra le altre cose vedo addirittura una panchina di legno, bianca e rossa con il 58 sullo schienale. Sono sorpreso da tutto questo fermento e mi chiedo, poi lo domando al babbo di Marco, se l’immersione quotidiana in questa abbondanza di immagini non lo faccia soffrire anche di più. Ma lui mi confida che no, che questa è la sua vita e gli pare che così le cose abbiano un senso. La moglie, Rossella, preferisce invece restare in disparte e seguire Martina, che adesso ha quattordici anni ed è una promessa del volley. Paolo Simoncelli non ha cariche retribuite nella Fondazione: è un membro del comitato tecnico, come Carlo Pernat e Paolo Beltramo, e riceve soltanto un rimborso chilometrico quando viaggia con l’auto per le varie attività. Per cominciare, possiamo addentrarci nelle questioni finanziarie? Tra il museo, la fondazione e il merchandising che rapporti ci sono? Par di capire che circola molto denaro e con i tempi che corrono, lo capisci, colgo anche certe perplessità. “La famiglia ha di che vivere. Marco non gettava i soldi dalla finestra, non acquistava automobili esagerate, non glielo avrei permesso; aveva fatto degli investimenti importanti, tra cui l’acquisto di un albergo a Gabicce, che abbiamo da poco ristrutturato e affidato in gestione a terzi. Abbiamo creato la società “58FOREVER” che ha i diritti commerciali sui marchi, quindi sul merchandising. La società gestisce anche il museo, incassi dei biglietti e spese di gestione. Per darti un’idea del merchandising, il fatturato supera di quasi dieci volte quello di Jorge Lorenzo, che è il campione del mondo. Per ogni oggetto venduto c’è una cifra che passa alla Fondazione: che sia il cappellino o la t-shirt, sull’etichetta è precisata la percentuale. La fondazione Simoncelli è una organizzazione di utilità sociale senza fini di lucro, si propone di sostenere e seguire progetti di solidarietà e cooperazione, è controllata dallo Stato come tutti gli enti di questo tipo. Siamo gente seria, Marco aveva fatto propri i nostri valori, non tradiremo ciò in cui crediamo”. Citazione 2316 Sembra di capire che l’affetto per Marco continui a crescere. E’ così? “Siamo costretti a selezionare tra le tantissime richieste che ci arrivano da chi vuole organizzare eventi per Marco e per la fondazione. Dobbiamo rifiutare molte proposte perché altrimenti saremmo tutti i giorni in giro per l’Italia. Incredibile il calore della gente: pensavo che con il tempo calasse, mi pareva naturale, invece è come dici tu, aumenta sempre". A che punto è la fondazione? “Sta bene, è in salute. Abbiamo cominciato subito con la fondazione Rava di Milano, che è un ente serio. Ci siamo affidati a loro perché volevamo contribuire a creare qualcosa di buono e nello stesso tempo non intendevamo farci fregare i soldi, che non sono nemmeno nostri. In questo momento la Fondazione ha in cassa quasi 1,5 milioni di euro”. E concretamente cosa avete fatto? “Abbiamo aderito alla costruzione di un ospedale a Santo Domingo, al confine con Haiti, per 210.000 euro. La Kate è andata spesso giù a controllare, oggi l’opera è quasi finita e verrà inaugurata prima di Natale. Poi abbiamo acquistato per 15.000 euro, insieme a una fondazione di Latina, un microscopio elettronico per i medici che operano agli occhi nel Burundi. E abbiamo donato 10.000 euro a un’associazione di bambini autistici di Ferrara”. E il progetto più grosso deve ancora vedere la luce. “Dal 10 settembre è ufficialmente partita l’operazione a cui teniamo: la costruzione del centro diurno per i ragazzi disabili. Il preventivo è vicino a 1.500.000 euro, ma finiremo per spendere molto di più. Sarà qui a Coriano, dove già c’è il museo e ci sono le varie opere per Marco, così chi passerà a trovarci potrà anche vedere direttamente dove sono finiti i suoi soldi. Da tempo avevo messo gli occhi su quella grossa costruzione abbandonata da anni; l’iter è stato molto complesso ma finalmente, il 10 settembre, abbiamo firmato l’atto: la fondazione è proprietaria dell’area per 99 anni e abbiamo cinque anni di tempo per abbattere l’esistente e costruire la nuova struttura”. Ma sono tanti, qui, i ragazzi disabili? “In giro ne vedi pochi, vedi soltanto i più coraggiosi. Ma poi sono tanti. Oggi sono prelevati a casa, trasportati con i pulmini, seguiti nei vari centri dai volontari. In futuro la qualità della loro vita sarà migliore”. Possiamo contare dunque su una cosa bella? “Non mi piace fare le cose in qualche modo. Ci siamo affidati a gente competente. E comunque sono in grado di controllare l’avanzamento dei lavori e che tutto venga fatto alla perfezione; un po’ ne so: la mia casa l’ho fatta da solo, dai pavimenti al tetto. E adesso vieni da noi, che ti mostro il progetto”. Paolo Simoncelli mi scorta verso casa, una bella villa su due piani, tra alberi e prati, in cima alla collina. I Simoncelli sono venuti quassù da Riccione quando è nato Marco, nell’87. Paolo è di origini modeste, il babbo era spazzino e la mamma faceva le pulizie; in quegli anni aveva messo su la prima gelateria, era diventato un piccolo imprenditore che lavorava bene, voleva spazio e aria pulita, salì in collina. La casa di Marco e Kate è attigua: era quasi finita, è rimasta com’era, e nella sala c’è il pannello con i disegni che Paolo mi mostra fiero. Il centro diurno per i ragazzi disabili sarà davvero una grande cosa. Rossella non è in casa, Martina è diventata alta, Kate è in ufficio a Riccione. Un caffè, grazie di tutto, ora vado a trovare il sindaco che mi sta aspettando. Sono venuto qui per capire cosa si muove dietro alla memoria di Marco Simoncelli. La dimensione del dolore è grande, e grande è anche l’aspetto commerciale. Ma vado via da Coriano tranquillo: in quello che ho visto c’è serietà, c’è chiarezza, c’è attenzione. Questa bella famiglia ha dei grandi valori e non lo scopro oggi. Paolo trae da questo impegno la serenità e il senso delle cose. Sono assolutamente certo che non tradirà la memoria del figlio. Potete contarci anche voi. Video 10702