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Cento anni per la Federazione Motociclistica Italiana, un gran bel traguardo per i piloti e le moto che hanno fatto la storia d'Italia. Come si sente Paolo Sesti al vertice di una Federazione così importante, e viene prima il "ruolo" per te, o prima la passione?
"In verità è chiaro che la passione prevale e mi ha portato al ruolo; però anche in questo modo la passione è sempre un elemento predominante perché quando posso lasciare il mio tavolo, o comunque le faticose riunioni di Roma, e andare su qualche campo di gara non mi lascio scappare l'occasione. Così come sarà già il prossimo dicembre, quando voglio andare a vedere i giovani del motocross e dell'enduro che si alleneranno insieme in Sardegna, sulla sabbia, e voglio vedere come si comporteranno".
Cento anni, perché nel 1911 nasce il Moto Club d'Italia, a Milano, poi la Federazione, la cosiddetta FMI, nel quarantasei. Ecco, perché è nata la FMI?
"La FMI, così come tutte le altre federazioni sportive nazionali, è nata per trovare una soluzione e un'uniformità di organizzazione di tutto il mondo sportivo. Nasce in quegli anni il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, che appunto ha lo scopo di riunire tutte le federazioni sportive. In un primo tempo le federazioni olimpiche, poi anche tutte quelle non olimpiche, ma che comunque hanno una notevole importanza nel panorama sportivo italiano".
E quello era il primo scopo, però nello statuto la Federazione vuole promuovere oltre lo sport anche la conoscenza tecnico-pratica della moto, il turismo, lo sviluppo del motociclismo in genere e della sicurezza stradale. Oggi quanti tesserati e quanti Moto Club contate?
"Secondo i dati 2011 siamo arrivati a circa 170.000 tesserati e oltre 2.200 società sportive".
Per il motociclismo oggi non è un periodo favorevole: la Federazione come contrasta la crisi, e in che condizioni è in questo momento?
"Siamo in un momento evidente di difficoltà del Paese, dell'economia e dell' Europa, diciamo anche del mondo. Dobbiamo dire che fino al 2011 il sistema FMI ha retto abbastanza bene a queste difficoltà. Noi ci stiamo preparando a un 2012 che riteniamo sarà di estrema difficoltà, però dovremmo trovare sicuramente delle risorse e dei supporti per non mettere in difficoltà l'attività sportiva che è il nostro core business e il nostro scopo primario. Ma non dimenticheremo certamente tutta l'attività promozionale e quella destinata ad aiutare i club, che sono sempre più in difficoltà per motivi di ordine economico, ma sono evidentemente il cuore pulsante da cui nasce la promozione sportiva, da cui nascono anche i tanti appassionati e, speriamo, anche tanti nuovi campioni".
I Moto Club sono delle cellule insostituibili, perché è lì che si chiacchiera, si parla, si coagula la passione, però c'è anche Internet. Si riesce a tenere al passo con i tempi, nonostante il Moto Club sia una struttura così antica?
"Il Moto Club, un po' come in tutte le società sportive di tutte le federazioni, è legato a grandi passioni e purtroppo c'è il problema del ricambio generazionale anche nei club, quindi per tutte le modernizzazioni e tutti i sistemi di comunicazione attuali oggettivamente si fa molta fatica a portarli fino ai club. Noi cerchiamo di fare molta comunicazione, ma ci rendiamo conto che con grande difficoltà questa arriva al club e all'appassionato perché la struttura rimane piuttosto anziana. Stiamo lavorando anche qui per rinnovare la struttura dei club, e portarvi dei giovani che si avvicinino con passione alle strutture dei club stessi e a quelle regionali, perché dobbiamo evidentemente preparare un grande il ricambio generazionale".
I vostri associati sono più interessati al turismo oppure all'attività sportiva?
"Noi abbiamo circa 30.000 tesserati che hanno licenza sportiva o comunque tessera sport, quindi si dedicano prettamente all'attività sportiva, agonistica o comunque alle prove libere e agli allenamenti in pista e fuori strada. Abbiamo poi il comparto turistico, dove abbiamo un certo numero di appassionati e che ha subito anche recentemente una diversa e più moderna impostazione. Poi c'è il nutrito settore delle moto d’epoca, che ha dato una grande spinta in questi ultimi anni allo sviluppo della FMI. Oggi abbiamo iscritte al registro storico oltre 140.000 moto, e il trend d’iscrizione in questi ultimi anni è di circa 18-20.000 moto all'anno, quindi un impegno molto importante che ha avvicinato molti appassionati al nostro mondo. Non solo anziani, ma anche giovani".
Restando nell'ambito sportivo e cominciando dalla velocità, quali sono i progetti FMI e in che modo sta cercando di promuovere lo sport e la moto tra i più giovani?
"Noi abbiamo costruito ormai da due anni un progetto di crescita dei giovani che parte dalle minimoto e arriva al campionato del mondo, legandoli e vincolandoli con fasce di età predeterminate che obbligano a non fare delle corse in avanti. I nostri tecnici ritengono che i ragazzi debbano crescere progressivamente, secondo dei dettami stabiliti da loro e non secondo i desideri dei genitori che sono, purtroppo, certe volte un grande problema. Anche se non dobbiamo mai dimenticare che sono i primi grandi sponsor di questi ragazzi".
L’inserimento di piloti ed ex-piloti di livello nazionale e internazionale ha certamente facilitato questo progetto che ormai è in assetto. Da quest'anno abbiamo partecipato con un team al campionato del mondo 125. Abbiamo avuto un inizio difficile come era logico e abbiamo dovuto fare esperienze sia come team che come piloti. I risultati della seconda parte dell'anno sono incoraggianti e l'anno venturo, con l'introduzione della Moto3, credo che questo bagaglio di esperienza ci verrà molto utile e correremo quasi sicuramente con tre piloti. Il nostro progetto è di vincere in due anni il titolo mondiale e a questo punto avremmo fatto il nostro dovere per intero. Dietro continuano a crescere nel frattempo dei giovani che secondo noi potranno dire la loro nei prossimi anni".
Può raccontarci qualche episodio? Tracciare un ricordo dei Piloti che in qualche modo sono stati più vicini a lei e alla Federazione in questi anni?
"Sono in Federazione dal 1987. Per alcuni anni ho seguito la commissione sportiva poi, quando il mio predecessore Francesco Zerbi è stato eletto alla carica internazionale, nel 1996 sono diventato presidente della Federazione.
I ricordi sono tantissimi. Uno dei ricordi più belli però mi lega alle vittorie fatte alla Sei Giorni di enduro. In quegli anni non si credeva molto in questa disciplina che stava portando tantissimi allori all'Italia. E in quel momento altre discipline, tipo la velocità, non ne stavano portando e quindi io sono legato a questi piloti perché mi hanno fatto vivere delle giornate incredibili. Non voglio dimenticare i piloti di oggi che comunque ci hanno dato anche tante soddisfazioni nella velocità ce ne stanno dando nel Motocross con i vari Cairoli, Philippaerts con i quali c'è un rapporto personale veramente molto molto positivo".
I piloti importanti, le star, possono essere di grande esempio per i ragazzi perché, naturalmente, ogni successo è frutto di un grosso lavoro, di grande impegno e quindi culturalmente importante. Si prestano i piloti star a collaborare con la Federazione?
"Dobbiamo sempre tener conto che i piloti-star hanno una stagione agonistica lunghissima che comincia a febbraio di fatto e finisce a novembre quindi è molto difficile individuare dei periodi, dei tempi e delle disponibilità. Non posso peraltro non ricordare che sicuramente il pilota negli ultimi anni più disponibile alle piccole esigenze che noi chiedevamo è stato Marco Simoncelli. Ogni volta che noi telefonavamo era sempre disponibile a presenziare alle nostre manifestazioni soprattutto con i giovani delle Mimimoto e delle MiniGP, dove evidentemente portava questo suo entusiasmo che era sicuramente un elemento fondamentale per i giovani".
Cosa può fare e cosa fa la Federazione Motociclistica Italiana sul tema importantissimo della sicurezza stradale?
"Quello della sicurezza evidentemente è un tema molto difficile, perché si scontra con delle problematiche che facciamo fatica a risolvere. Partiamo dal problema dei guardrail, sul quale ci battiamo per una soluzione ma dove ci scontriamo con una serie di aspetti burocratici che, a nostro modo di vedere, sarebbero tranquillamente superabili, ma mi rendo conto che per i meccanismi statali o parastatali sia difficile. Quello che possiamo fare è partire dall'educazione stradale nelle scuole, quindi cerchiamo di far capire ai giovani - noi ne prepariamo quasi 40.000 all’anno – quale sia l'oggettivo pericolo della circolazione su due ruote.
Lo facciamo anche per chi sa già andare in moto. Noi facciamo dei corsi di guida avanzata sia su strada che in pista, quindi abbiamo una serie di scuole, o comunque di strutture a noi collegate, che stanno facendo un bel lavoro in questa direzione".
Ecco, a questo proposito, molti motociclisti girerebbero ancora più volentieri in pista, soprattutto con le supersportive, ancora di più da quando naturalmente le forze dell'ordine contrastano con molta “presenza” gli eccessi sulla strada, che peraltro sono condannabili. Però le piste sono molto care: cosa può fare, e cosa fa la Federazione, per calmierare i costi delle piste per gli utenti?
"Le piste sono oggettivamente molto care, d'altra parte non dobbiamo dimenticare che, a differenza di altri Paesi, quali la Spagna per esempio, gli impianti sono di proprietà privata e non hanno, se non marginalmente, contributi dagli enti pubblici. Ripeto, a differenza di altre nazioni, segnatamente della Spagna. Noi siamo riusciti quest’anno a far capire l'importanza di calmierare i prezzi e abbiamo partecipato alla riunione dell'associazione degli autodromi alla quale abbiamo illustrato il problema. Diciamo che il problema forse comincia a essere capito, e siamo riusciti già ad ottenere una certa riduzione, su alcuni impianti, dei costi di noleggio delle piste. Dobbiamo cercare di riuscire a ridurli al massimo possibile per le prove libere, che peraltro devono essere fatte, secondo noi, con maggior sicurezza e con criteri di suddivisione dei turni fatti secondo le reali capacità dei partecipanti".
Nell'attività che la Federazione fa a tutti i livelli, la collaborazione con le aziende motociclistiche, siano costruttori o importatori, è una cosa che funziona?
"Dal punto di vista sportivo ai massimi livelli evidentemente non riusciamo ad avere collaborazione diretta con le industrie, ma riusciamo ad avere un'ottima collaborazione con dei team che sono comunque molto legati alle industrie stesse. Nel fuoristrada abbiamo invece una grande collaborazione con vari importatori, perché ci mettono a disposizione a condizioni veramente vantaggiose una serie di mezzi che sono necessari per lo sviluppo. Mi riferisco al Motocross soprattutto, ma anche all'Enduro. Per la crescita dei ragazzi abbiamo bisogno di mezzi da 85 centimetri cubici, o 125 due tempi o al massimo 250 quattro tempi, qui abbiamo una grande collaborazione da parte di alcuni importatori".
E invece c'è un tema che è un po' ostico per gli utenti, e cioè quello del continuo lievitare delle polizze assicurative. La federazione che spazi di manovra ha?
"Questo è un grandissimo problema, al quale stiamo lavorando da anni. Abbiamo trovato delle parziali soluzioni, ma non ancora quella finale, speriamo di poterla trovare nel 2012. Abbiamo in questo senso degli studi avanzati per riuscire a trovare delle formule che siano veramente vantaggiose. Il tema è molto difficile, perché il rapporto stesso con le compagnie di assicurazione è molto difficile. In Italia di fatto sono due o tre i grandi gruppi che gestiscono il mercato, quindi è difficile venirne a capo. Appare più semplice una soluzione definitiva per quanto riguarda le moto d'epoca, alla quale stiamo lavorando e penso nei primi mesi del 2012 potremo presentare al mercato dei nostri tesserati".
Presidente, ultimamente c'è stato una polemica grossa con la Guardia Forestale, o per lo meno tra alcuni partecipanti a una corsa di Enduro in Toscana e la Forestale, che è intervenuta in maniera drastica sulla questione targhe. Ecco, è una bella spina nel fianco. Come state cercando di risolvere il problema?
"Sì, è stato un grande problema, però era un problema annunciato e dobbiamo ammettere che anche noi abbiamo fatto degli errori perché il controllo era stato appunto annunciato, quindi alcuni piloti hanno avuto un atteggiamento da furbi. Noi abbiamo messo in campo una nostra commissione, che abbiamo costituito recentemente per studiare tutte le normative della circolazione forestale. Una commissione deputata solo a questo scopo, che ha tra i suoi membri anche l' avvocato Tucci, un grande esperto in materia. Stiamo cercando di “metterci una pezza”, ma soprattutto, al di là dei fatti di Castiglion Fiorentino, stiamo cercando di trovare una soluzione e di aprire un rapporto diverso e di piena collaborazione col Corpo Forestale dello Stato; annche perché il problema con questi enti ovviamente non è legato all'episodio, ma è legato a un problema nazionale, e non dobbiamo dimenticare che con questi enti noi dobbiamo convivere, collaborare, così come dobbiamo convivere e collaborare con il CAI” (Club Alpino Italiano, ndr).
Il CAI era l’altra questione. Tutti secondo me devono poter fruire dei sentieri di montagna, però la polemica invece resta amplissima, anche perché non esistono distinzioni di aree tra escursionisti e motociclisti.
"Anch'io sono un camminatore, abitando a Bergamo le mie montagne le conosco palmo a palmo e devo dire che oggettivamente quando li sento arrivare, determinati mezzi da enduro sono oggettivamente fastidiosi. Però anche noi credo che abbiamo diritto di convivere con il territorio e in questo senso abbiamo presentato una proposta di legge che voleva limitare l'uso dei nostri mezzi a determinati periodi dell'anno e a determinate fasce di altitudine, proprio per poter condividere la montagna con gli altri fruitori. Questo disegno di legge ha avuto degli evidenti problemi di calendarizzazione in Parlamento, ma nel frattempo stiamo lavorando in tutte le Regioni - specificamente in Lombardia, in Piemonte, in Emilia Romagna, e cominceremo presto anche nelle Marche, perché anche lì potrebbero sorgere dei problemi - per cercare di trovare una soluzione legislativa che possa far convivere tutti gli interessi, ma soprattutto fare combaciare la fruibilità della montagna a tutti gli appassionati, tra i quali dobbiamo esserci anche noi".
Qual è il regalo più bello che lei vorrebbe per il centesimo compleanno della Federazione motociclistica italiana?
"Spero che da questi cento anni parta un ulteriore sviluppo della FMI. Spero che il lavoro che stiamo facendo, questo cercare di mettere a sistema tutti coloro che sono interessati al nostro mondo - l'industria, i club, i grandi mezzi di comunicazione – tutti, insomma, possiamo lavorare insieme per dare uno sviluppo di maggior disponibilità e di maggior crescita da parte di tutto il nostro mondo. Spero che la crisi economica rallenti e ci consenta uno sviluppo che ci sarà sicuramente. Sarà possibile se si venderanno più moto, se si riprenderanno i mercati, se l'italiano medio potrà riprendere la fiducia che deve avere nel nostro Stato, e, quindi, se riprenderanno i consumi. Di conseguenza, spero che si potranno veramente risolvere tanti problemi che oggi ci affliggono".
Grazie presidente Sesti, e auguri. Buon compleanno alla Federazione per i suoi cento traguardi.
"Grazie, ne abbiamo bisogno tutti perché gli auguri per l’FMI vogliono dire auguri a tutta l'Italia e a tutti gli italiani".