Nico Cereghini: “L’Ape non si produce più qui, era inevitabile, ma sulle strade resta”

Nico Cereghini: “L’Ape non si produce più qui, era inevitabile, ma sulle strade resta”
Si procede in India, per i mercati che hanno esigenze ambientali e di sicurezza meno severe: si ferma invece nella storica fabbrica di Pontedera la catena del “veicolo ufficiale della popolazione meridionale” come diceva Diego Abatantuono, ma anche dei contadini e dei ragazzi di tutta Italia
2 dicembre 2024

Ciao a tutti! L’Ape esce di produzione a Pontedera, come ha scritto questa mattina Renè Pierotti, e di fatto si chiude un’epoca: è vero, la produzione va avanti negli stabilimenti indiani, ma era da 76 anni che il tre ruote più famoso del mondo usciva dalla storica fabbrica Piaggio in provincia di Pisa. Dal 1948, il mio anno di nascita e quello di Carlo Pernat e Gigi Soldano.

All’inizio non era proprio l’Ape che conosciamo oggi: era piuttosto una Vespa con il cassone attaccato dietro. L’Ape quello vero, con la cabina chiusa, nacque soltanto nel 1956, mentre il cinquantino a due tempi - il modello in produzione a Pontedera fino a ieri - uscì tredici anni più tardi.

Ape 50. Qualcuno l’ha definito così: “il tre ruote che ha motorizzato mezza Italia e ha affumicato l’altra metà”. In effetti il piccolo due tempi lo incroci nelle campagne dalla Sicilia al Piemonte, è il veicoletto commerciale più economico e pratico del mondo. Passa dappertutto, arranca in salita guidato dagli anziani che vanno al mercato o al frantoio nei paesi, canta nelle mani dei ragazzini, quelli che emulano Valentino Rossi sulle strade di Tavullia con l’Ape Cross. In tutti i casi si fa sentire nelle orecchie e soprattutto nel naso.

Il veicolo ufficiale della popolazione meridionale”. Questa era la definizione recitata con l’accento pugliese da Diego Abatantuono, protagonista di un film dell’81 con l’Ape. Era “I fichissimi” di Carlo Vanzina: Diego era il fattorino del fruttivendolo, scaricava le cassette di peperoni, cantava una canzoncina irresistibile sui cervi di montagna e i maiali migratori e intanto litigava col principale, milanese. “Io sono milanese come te - assicurava un grande Abatantuono - tengo questo accento perché mi fa il rustico che piace...”.

Anche Renato Pozzetto guidava l’Ape in tanti film divertenti di quegli anni Ottanta, il tre ruote Piaggio era molto diffuso e piaceva ai registi e agli sceneggiatori perché faceva “popolare”. Era appunto, inconfondibilmente, il veicolo ufficiale del popolo.

Lo vedremo ancora a lungo, sulle strade. Le norme europee, le esigenze attuali in termine di ambiente e sicurezza, rendono impossibile omologarlo oltre la Euro4, ma non lo fermano dall’oggi al domani. La rete Piaggio andrà avanti fino all’esaurimento delle scorte. Finite quelle, consumati tra una quindicina (?) d’anni i pochi tre ruote rimasti, l’Ape sparirà. In un mondo che forse sarà più respirabile, forse. Ma molto meno colorato.

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