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Ciao a tutti! L’idea di trovare un orso dietro una curva quando guido la moto su una strada secondaria in Trentino o su un sentiero di montagna mentre cammino mi fa paura. Gli esperti raccomandano di stare fermi e lasciarlo fare, assicurano che l’orso non è nemico dell’uomo, e dai grandi parchi americani rimbalza la notizia che nel novanta per cento dei casi basta uno spray. Sarà.
Intanto Andrea Papi, il ventiseienne di Caldes in Val di Sole, è morto tragicamente, ucciso dall’orso che, secondo le ricostruzioni, il runner ha trovato improvvisamente sul suo percorso dietro una curva cieca. Ma quanti orsi ci sono in Italia? Sono almeno duecento, secondo le stime. La metà vive nella provincia di Trento, gli altri tra Friuli Venezia Giulia e Appennino Centrale.
In Trentino sono tanti per via del progetto ”Life Ursus”, avviato nel ‘99 con fondi europei, per la reintroduzione degli orsi nelle Alpi centrali: in una collaborazione tra Provincia di Trento, Parco Adamello Brenta e Istituto Nazionale Fauna Selvatica (che aveva svolto lo studio di fattibilità), furono liberati dieci orsi di provenienza slovena. L’ipotesi era di ottenere una popolazione di “almeno 40-60 orsi in qualche decina d’anni”. Tutto piuttosto vago: adesso gli esemplari sono “almeno 100” ed è stata accertata una crescita superiore al 10 per cento. In dieci anni avremmo il triplo della popolazione di plantigradi.
Da ignoranti chiediamo: la situazione è scappata di mano? Come al solito si capisce poco o niente perché le voci sono contrastanti: il governatore del Trentino Fugatti vorrebbe ridurre gli esemplari a 50 (cominciando ad abbattere l’orso colpevole e altri tre esemplari “problematici”), l’ex ministro dell’ambiente Costa ha tuonato: “la via dell’abbattimento è sempre sbagliata”, gli animalisti non vogliono che si uccida nemmeno l’orso che ha ucciso lo sfortunato Papi. E per fortuna c’è il wwf che raccomanda “evitare gli estremismi”.
Leggo inoltre che in Abruzzo con gli orsi si convive piuttosto bene: l’orso marsicano non sembra aggressivo ed è il simbolo della regione, che ha ben tre parchi nazionali. Ma se il governatore abruzzese Marsilio confidava un anno fa di non temere l’orso, il presidente della Federazione allevatori trentini, Mauro Fezzi, suggeriva che sia abbastanza facile capire perché: in Abruzzo gli orsi “li abbattono - ha detto - senza chiedere l’autorizzazione a nessuno, come fanno in Appennino con i lupi”. Sarà vero? In Appennino effettivamente se ne parla. Fezzi vorrebbe almeno che gli allevatori, in caso di minaccia, potessero legalmente usare le armi sugli orsi come sui lupi.
Come facciamo a orientarci? Da ignoranti in materia, anche questa volta chiediamo lumi a quei lettori (se ci sono) che ne sanno più di noi. Sperando di non incrociare l’orso, nel frattempo. Una sola cosa ci appare abbastanza chiara: si farà poco o niente. Perché chi dovrebbe mettere una parola definitiva sulle regole e sui limiti di questo rinnovato conflitto territoriale tra l’uomo e l’orso è la politica. E da troppo tempo purtroppo la politica si limita a discutere all’infinito, senza scegliere niente.