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Ciao a tutti! Sono le classiche riflessioni che si fanno a fine anno tra un brindisi e una fetta di panettone con i canditi. Come sarà la moto del futuro? Ricordo bene un articolo dei primi anni Settanta scritto dall’amico e collega Roberto Patrignani, splendida penna. Tra trenta o quarant’anni - profetizzava il giornalista/pilota/viaggiatore - non troveremo più i singoli pezzi di ricambio, ma soltanto gruppi completi da sostituire: il faro completo, il cruscotto, l’impianto elettrico completo.
Spenderemo di più, scriveva Patrignani ma il fatto è che la riparazione sarà ancora più costosa della sostituzione in blocco. E ci ha preso. “La Motoleggera” di Milano, che vendeva tutte le viti e le leve e i cavetti possibili e immaginabili, originali e no, è sparita come tutti i dettaglianti di una volta.
Molto tempo prima, negli anni Cinquanta, si esagerava decisamente e si dipingevano realtà fantascientifiche. Ricordo che la Domenica del Corriere, settimanale illustrato, pubblicò una copertina del famoso Walter Molino: con le città protette da gigantesche cupole di plexiglass, niente pioggia, niente strade, cieli trafficati. In giro soltanto mezzi volanti pubblici e privati.
Celebre resta la canzone “Nel 2000” di Bruno Martino, anno 1959. Tutto sarebbe cambiato, cantava Martino: pillole al posto del ragù e della bistecca, niente più fame né sonno, razzi di qua e razzi di là. “Andremo sulla Luna con il razzo delle tre, poi su Venere per prendere il caffè”. E chiudeva sperando che l’amore e i baci, invece, rimanessero ancora quelli…
E adesso, come vediamo il futuro e come vediamo in particolare il futuro della nostra amata moto? Sembra che il mondo viaggi sparato e senza ripensamenti verso la mobilità elettrica. Qualche dubbio io ce l’ho, se non altro sui tempi previsti per l’abolizione del motore endotermico e sulle problematiche legate all’inquinamento e alla produzione di tutta l’energia necessaria a muovere il pianeta. Ma una cosa è certa: siamo davanti a una svolta storica, stiamo per entrare in un’altra epoca, anche se immaginarla è molto difficile e (a mio avviso) nemmeno tanto entusiasmante.
E’ un paradosso, certo, ma forse la moto del futuro… è quella del passato. Forse oggi ci converrebbe acquistare moto d’epoca, quelle di almeno trent’anni fa, sempre ammesso che si abbiano i mezzi e lo spazio per mantenerle in ordine.
Chi conosce quel mercato e ci sa fare ne avrà un ritorno economico, a scegliere bene c’è da contare su una sicura rivalutazione dei pezzi migliori. Ma anche per quelli come me, legati alle emozioni e ai sentimenti che le vecchie moto sanno suscitare piuttosto che alla tecnica e alle stime economiche, ci sarà una bella convenienza. Vuoi mettere la soddisfazione?