Nico Cereghini: “La moto migliore assomiglia alla mia”

Nico Cereghini: “La moto migliore assomiglia alla mia”
Come mai siamo tutti convinti di aver scelto benissimo? Perché è il cuore che comanda, non la ragione. Credo che l’unica cosa importante sia non finire su una posizione di guida che non ci va | N. Cereghini
2 agosto 2011

Punti chiave


Ciao a tutti! Chiacchierando del più o del meno sul bordo della strada con tanti di voi, alla Cisa come a Montespluga, è saltato fuori spesso l’argomento tipico dei motociclisti: la vera moto, l’unica giusta, è proprio quella che guido io. C’è l’amante delle naked e quello delle sportive, c’è chi compra soltanto Guzzi e quello che dev’essere per forza BMW o Ducati oppure Honda. Ma ciascuno di noi è convinto che un vero motociclista non si perde tra le mille proposte, e la moto più adatta a fare strada è proprio la nostra. E il bello è che abbiamo ragione tutti, ammesso che di ragione si possa parlare.

Come faccio, per esempio, a contestare chi sostiene che la sua supersportiva vanta la guida più bella? Chi ama quella moto è disposto a soffrire, è allenato, è spesso in tuta di pelle, non teme i dolori alle spalle e ai polsi, dunque io condivido: gran bella guida, la più precisa, belle pieghe (mi raccomando però, non esagerare!) e notevoli soddisfazioni. E lo stesso vale per il guzzista che ha guidato sempre e solo le bicilindriche di Mandello del Lario; lo capisco benissimo, quella è una guida particolare, ci si sente dei previlegiati, il marchio ha novant’anni, e il suono della meccanica Guzzi è bellissimo. E avanti così con l’harleysta e il bmwista, con l’impallinato delle supermotard e della Hypermotard, con quello della naked e della custom, con tutti. Perché la scelta della moto non è razionale, ha a che fare piuttosto con il cuore e con la pancia. Scegliessimo razionalmente, chi fa tanta strada avrebbe una granturismo con il cardano, chi usa la moto tutti i giorni sarebbe su una media cilindrata leggera ed agile; e per i viaggi dappertutto, fin dentro gli sterrati, si spiegherebbe bene la grossa enduro. E il nostro mondo sarebbe una gran palla.

 

Se cerchiamo il controllo totale è buona la guida eretta, se vogliamo sentire bene la moto allora è ideale la sportiva, se siamo insicuri in città o siamo piccoletti ci vuole la sella bassa e avanti così

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 Purché –ecco la variabile che potrebbe fare la differenza- la posizione di guida sia corretta per noi e per la nostra sicurezza. Se cerchiamo il controllo totale è buona la guida eretta, se vogliamo sentire bene la moto allora è ideale la sportiva, se siamo insicuri in città o siamo piccoletti ci vuole la sella bassa e avanti così. L’importante, a mio parere, è conoscere esattamente cosa comporta la tipologia della moto che ci piace, per non sorprenderci poi, ad acquisto fatto, di fronte a un assetto in sella che ci scontenta. Quello che conta è sentirsi a proprio agio e insieme padroni del mezzo. Poi c’è anche il motociclista che, preda della passione irrefrenabile, sceglie la moto con l’assetto un po’ folle dell’Harley con il manubrio Apehanger, alto come un albero e largo 95 centimetri, o ancora, all’estremo opposto, della Ducati 1198 assettata da Superbike; ed è strafelice così. Io concludo, va bene tutto: però bisogna sapere a quali sacrifici si andrà incontro.

PS: Sto preparando altri appuntamenti sulla strada, con il libro in mano. A settembre su un altro passo ipermotociclistico dell’appennino tosco-emiliano, e addirittura in Sicilia. Più avanti, le date e i dettagli.