Nico Cereghini: “Manuale di sopravvivenza tra le buche”

Nico Cereghini: “Manuale di sopravvivenza tra le buche”
Torna finalmente la primavera, ma sulle strade è passata la guerra: buche, frane, trappole dappertutto. Per difenderci almeno un po’ dai rischi di caduta, forse possiamo trasmettere le nostre conoscenze
17 marzo 2015

Punti chiave

Ciao a tutti! Scoppia improvvisa la primavera, e anche se il gelo degli inverni autentici questa volta non lo abbiamo visto, le strade della nostra amata penisola sono messe peggio della Transahariana algerina: la natura riprende il sopravvento e l’asfalto è un vecchio ricordo. Dall’Alto Adige alla Basilicata c’è qualche lodevole eccezione, ma fino a quando si continuerà a riasfaltare al risparmio e senza alcun controllo della qualità, le buche saranno sempre più simili a voragini e la nostra incolumità sarà rivolta in analoga picchiata verso il basso. Serve arrabbiarci? Serve sì, se sapremo sviluppare una coscienza civica. Nel frattempo, però, mentre riprendiamo la moto possiamo provare a difenderci ripassando le regole di sopravvivenza.


Comincio io e non parlo per il 90 per 100 dei miei lettori, che certo non hanno bisogno di consigli. Diciamo che penso ai più giovani e provo a ripartire dai fondamentali. Primo, tengo del gran margine se la strada mi è nuova o se non la percorro da mesi. Poi se sbuco da una curva, non vado come un pazzo ma trovo improvvisa una buca, naturalmente provo ad evitarla; ma se per deviare dalla mia linea finirei nell’altra corsia o peggio, allora la punto rallentando il più possibile, e quando sto per finirci dentro mollo i freni e mi alzo sulle pedane per assorbire, mentre afferro con maggior forza il manubrio. Subito oltre, sono pronto a frenare e deviare ancora. Non c’è altro modo.
 

Diverso il caso delle crepe e dei profondi avvallamenti che le frane hanno provocato dappertutto in Appennino, e nessuno ripara: qui la moto vorrebbe prendere linee tutte sue e le sospensioni pompano. Ebbene, serve pugno di ferro in guanto di velluto: non tento di contrastare la moto, ma piuttosto la assecondo e la correggo con tutta la dolcezza possibile, rallentando con freni e cambio, e indirizzandola verso l’uscita più sicura. Naturalmente non viaggio mai al limite in Appennino, qualche volta… finisce di colpo pure l’asfalto!
 

La situazione più critica che mi è capitata su strade scassate? Quando per evitare le trappole sono arrivato fin sul margine

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La situazione più critica che mi è capitata su strade scassate? Quando per evitare le trappole sono arrivato fin sul margine, finendo per mettere la ruota davanti e poi quella dietro nel canaletto laterale di scolo dell’acqua. Panico: so che molti motociclisti proprio così si sono fatti male. Sono riuscito a non cadere -ma è stato fortunoso e difficile- facendo il trialista in piedi sulle pedane fino all’arresto. Poi, quasi da fermo, tentando di uscire da solo sono finito a terra perché la ruota anteriore ha girato lo sterzo. Il mio consiglio è: se il canaletto è profondo e l’asfalto fa gradino, allora non provateci da soli e attendete aiuto. Non è una bella figura ma cadere è peggio.
 

E adesso, se avete esperienza e voglia, tocca a voi. C’è sicuramente dell’altro da sapere. Mettendo insieme le nostre storie, magari possiamo aiutare i più giovani e inesperti.

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