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Era il 1978, quando il californiano diede il primo attacco al mondiale velocità; ed era già una stella negli States: pilota ufficiale Yamaha da cinque anni, protagonista prima delle gare su terra e poi su asfalto, pluricampione AMA, notissimo anche in Europa per le sue 200 Miglia di Imola e i trionfi al Transatlantic Trophy, il match anglo-americano che lui aveva dominato fin dal 1974. Debuttante sì, ma speciale: ventisei anni, molto esperto, abituato alle superpotenze. Non conosceva le piste - questo sì poteva essere un limite - ma per rimediare decise di partecipare anche alla classe 250 (allora il calendario mondiale prevedeva solo 13 gare) e ne vinse due, prima di decidere che non ne valeva la pena. E allora si limitò a 500 e 750. Già, perché in quegli anni c’era anche un campionato mondiale di Formula 750: dieci gare separate da quelle classiche, e in quel 1978 Roberts ne vinse quattro e fu in lizza con Johnny Cecotto fino all’ultima prova. Fu secondo per soli 5 punti.
Moto, gomme e squadra di Kenny erano al top. La Yamaha era la migliore 500, anche superiore alla Suzuki campione del mondo in carica, e nella classe 750 era l’unica vera GP. La sua YZR 500, schierata dalla Yamaha USA, era identica a quelle ufficiali di Cecotto e Katayama. E in più lui aveva pneumatici Good Year in esclusiva, e le gomme americane erano avanti rispetto alle europee: là si usavano le slick fin dal ’74, qui Barry Sheene vinceva il titolo ’76 con la Michelin PZ2 scolpita all’avantreno. La squadra poi era diretta dall’ex-iridato Kel Carruthers, e c’era Nobby Clark, che era il miglior motorista del momento.
E Kenny era certamente un fuoriclasse. Maestro dei traversi, capace di guidare su terra anche una Yamaha TZ 700 da 130 cavalli, fu il primo pilota del mondiale ad usare il terzo appoggio, il ginocchio interno alla curva. Si può dire che gli slide li ha inventati lui. Sull’asfalto, grandi pieghe e controllo della derapata.
Se faccio il confronto Roberts/Marquez io vedo una parità a livello di guida: due veri fenomeni; e vedo lo stesso livello di competitività delle moto, le migliori del momento. Roberts non conosceva le piste, vero, ma in compenso aveva supergomme; Marquez ha le gomme uguali a quelle degli altri, benchè “molto” adatte alla sua Honda, e la conoscenza delle piste è stata per lui relativa perché tra Moto2 e MotoGP cambiano tutti i riferimenti. Non si può dire chi dei due ha realizzato l’impresa più difficile: anche ai tempi di Kenny nessuno pensava che un debuttante potesse vincere subito il titolo.
Io mi sento di dire solo una cosa. Roberts ha bissato subito il suo titolo anche nel 1979 (nonostante un brutto incidente nei test invernali in Giappone) e poi nell’80. Soltanto la sfortuna gli ha impedito di vincerne almeno altri due, di mondiali 500. Credo che Marc potrà fare più o meno la stessa cosa. Oltretutto ha sei anni in meno, quindi teoricamente sei stagioni in più per collezionare i titoli mondiali.