Nico Cereghini: "Mezzo pilota e mezzo giornalista"

Nico Cereghini: "Mezzo pilota e mezzo giornalista"
Così fui definito alla fine degli anni Settanta da un collega un po’ invidioso. Ed ora trovo, attraverso la rete, la dimostrazione scientifica che quello aveva torto | N. Cereghini
7 agosto 2012

Punti chiave


Ciao a tutti! Trent’anni fa, chiudendo una di quelle liti tra giornali che interessano soltanto ai giornalisti, un collega che non mi amava mi definì così su Motosprint: “mezzo pilota, mezzo giornalista, il Cereghini scarica nella seconda delle sue attività tutto il livore accumulato con le frustrazioni della prima”. Anche allora mi feci una bella risata, perché c’era del genio, in quel simpatico bastardo che non si firmò, si nascose per anni ed oggi vive a Londra. Però la definizione era falsa. Lo sapevo allora e lo so ancora meglio oggi: ho trovato la dimostrazione scientifica in un bel sito olandese, e ci tengo a condividerla con i miei lettori più affezionati.

Tante volte, scrivendo di quel gran talento che era Marco Lucchinelli, ho raccontato la sua impresa all’esordio in classe 500. Era la fine di aprile del ’76, eravamo a Le Mans per la prima prova del mondiale, quasi tutti con la nuova Suzuki RG quattro cilindri, e Barry Sheene, il pilota ufficiale, riuscì a strappare la pole a Marco soltanto al quarto turno di prove, il sabato pomeriggio. Nella mia memoria era registrato tutto: la battuta di Barry su Lucchinelli (“non lo conoscevo, vidi una faccia da zingaro, la faccia di quello che è entrato in circuito senza pagare il biglietto”), le ali che Gallina montò sulla pancia della Suzuki per non farla decollare al dosso del ponte Dunlop, la pessima partenza che facemmo entrambi, il suo formidabile recupero fino alla seconda posizione, poi diventata la terza dietro a Sheene e Cecotto per carenza di benzina. Della mia corsa ricordavo la rimonta, diversi sorpassi, poi la caduta: all’uscita della Chapelle, tornante da prima, l’austriaco Max Wiener cadde in accelerazione davanti a me, evitarlo era impossibile, gli spezzai un braccio, colpii la sua moto, volai via pure io e la gara finì lì. Vagamente ricordavo di avere subìto due grippaggi in prova, però anche di aver guadagnato un buon posto sulla griglia.

Ebbene, sul sito dedicato al pilota olandese Jack Middelburg, scomparso nell’84, scopro che il sottoscritto, al GP di Francia del 25 aprile 1976, partiva dalla seconda fila con l’ottavo tempo. Sheene, Lucchinelli, Cecotto, Estrosi in prima fila; Agostini, Williams, Phil Read e il vostro Cereghini in seconda; a seguire, piloti come Palomo, Coulon, Rougerie, Lansivuori, Wiener, Chevallier, Van Dulmen, Parrish, Braun,

Il vostro eroe barbuto era già allora soprattutto un cronista, tanto da cantare le lodi altrui scordandosi le proprie imprese

Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Findlay eccetera eccetera fino al trentaseiesimo Pat Hennen. Iscritti oltre 50, partenti i migliori 36 tempi. Tutto nero su bianco. Mentre a colori c’è la piccola foto della partenza a spinta, però la prospettiva inquadra soltanto i primi sette!

La seconda gara era al Salzburgring, ma gli austriaci non accettarono la mia iscrizione; la terza era al Mugello, caddi alla fine del primo giro per simultaneo grippaggio di tre pistoni su quattro, ma anche lì spuntai l’ottavo tempo, in seconda fila con Ferrari, Cecotto e Rougerie. Poi mi dedicai soltanto all’italiano. 

Avete afferrato la morale? Il vostro eroe barbuto era già allora soprattutto un cronista, tanto da cantare le lodi altrui scordandosi le proprie imprese. E non è vero che fossi “un mezzo pilota”: correvo per hobby sì, ma guidavo bene. E mi piace tuttora farlo, anche se, forse, sono un pelo meno veloce di allora.

 

Caricamento commenti...