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Ciao a tutti! Le 125 stradali, regine degli anni Ottanta per i quarantacinquenni di oggi, hanno suscitato un certo entusiasmo. Tutta la serie è bella, vedrete, perché quel periodo è stato molto stimolante, e a guardarlo oggi, con la stagnazione che c’è, viene un po’ di sano rimpianto…
Molti tra voi ricordano che il settimanale Grand Prix era un appuntamento fisso della domenica: in quegli anni andava in onda all’ora di pranzo e le mie prove erano molto seguite. Duravano quattro minuti, erano girate in pellicola con la cinepresa 16 mm come i filmati di qualità, e ne facevamo davvero tante. Cominciammo nella primavera dell’85, prima moto provata la BMW K 100 RS; e del secondo anno, 1986, conservo la lista completa: ventisei filmati, dalla Kawasaki GPZ 1000 RX, andata in onda nel gelo il 15 febbraio, alla Garelli Tiger 50 XLE del 20 settembre. Passando da molte 125: la Gilera Hawk e la KZ, l’Aprilia Tuareg, la Cagiva Aletta Oro S2 e la Elefantre… Anche il trial andava molto forte, e pur senza essere uno specialista presentai quattro modelli. Parliamo di quasi trent’anni fa, e posso dirvi che quest’anno festeggeremo la prova televisiva numero 500!
Le luci accese anche di giorno fanno una storia a parte. Negli anni Ottanta il codice della strada non le proibiva espressamente, si limitava a dire che “è obbligatorio accendere gli anabbaglianti dopo il tramonto”. Qualche tutore dell’ordine interpretava la norma come un limite, e purtroppo tanti motociclisti furono multati. Poi il codice cambiò, ma mentre in molti Paesi europei già vigeva l’obbligo per i motociclisti di tenere le luci accese di giorno, qui da noi, che siamo speciali, a metà degli anni Novanta fu espressamente vietato. Per un anno intero fui costretto a inventarmi trucchi per non incorrere in qualche reato. Giravo magari la chiusura in un tunnel e dicevo “luci accese anche in galleria”, una volta misi la moto nell’acqua e lo slogan fu “luci accese anche in piscina” e avanti così. Poi finalmente arrivò la concessione e alla fine anche l’obbligo.
Quello delle prove televisive è stato, ed è tutt’ora, un lavoro molto divertente.
Quello delle prove televisive è stato, ed è tutt’ora, un lavoro molto divertente. Girare in strada nei giorni feriali con poco traffico, avere spesso la collaborazione dei Carabinieri che si fermano a fare quattro chiacchiere, provare quasi tutte le più belle novità di ogni stagione… Meglio di così! Posso anche dirvi che dopo tanti anni abbiamo identificato la zona più felice per il nostro lavoro (nel raggio di 100-120 km da Milano): l’Appennino piacentino e parmense, zone di Bobbio e Castell’Arquato in testa.
Ho avuto anche fortuna, qualche caduta l’ho fatta, ma non mi sono fatto troppo male. Il rischio maggiore lo corsi con la prova della Cagiva Mito. Quella volta misi un ragazzo della troupe oltre la curva cieca per fermare il traffico, lui era impegnato a spiegarsi con una ragazza che gentilmente aveva accostato con l’auto, quando un camionista, strombazzando infastidito, passò oltre senza capire. Incrociai il camion, del tutto inaspettato, mentre uscivo ben piegato dalla curva e passai soltanto perché mi sono imposto una regola ferrea: mai al limite, se si vuole portare a casa il lavoro e anche la pelle.