Nico Cereghini: "La moto che ci unisce"

Nico Cereghini: "La moto che ci unisce"
Lasciamo ad altri le discussioni feroci e distruttive. Dopo un fine settimana così perfetto per la moto, la voglia non è forse quella di sentirci simili nella nostra passione? | Nico Cereghini
19 aprile 2011

Punti chiave

 
Ciao a tutti.
Il Giappone sta sempre lottando per la sua sopravvivenza e la centrale nucleare continua a buttare radiazioni letali, il Nord-Africa è in tumulto e il centr’Africa pure, il lavoro da noi manca e il futuro fa paura; insomma, il mondo va a rotoli e noi facciamo finta che tutto funzioni come sempre. D’altra parte, che cosa ci possiamo fare? E’ un discorso di pochi giorni fa con un amico catastrofista, che non mangia più il pesce perché potrebbe essere contaminato: se vogliamo vivere, è questo il punto, non ci resta che andare avanti con la speranza che tutto passi e si risolva. Ciascuno facendo quello che può fare. L’alternativa è restare chiusi in casa, immersi nei pensieri più cupi, e rinunciare a vivere.

Sì, sono in tema di profonde riflessioni e conto sulla vostra amicizia e sulla vostra sopportazione. Non tutti i giorni sono uguali. E allora dico “meno male che mi occupo di moto e non di economia o di politica”. Anzi, meno male che c’è, la moto: che ci porta in giro, che ci distrae, che ci appassiona; la moto che sa divertire, coinvolgere, entusiasmare, avvicinare. Il fine settimana, con il clima ideale, le strade erano piene degli scarichi musicali delle moto, le autostrade erano percorse da carovane di paciosi motociclisti sui 120 all’ora, i passi erano affollati di moto-turisti miscelati con gli sportivi, e le spiagge erano occupate dai caschi integrali appoggiati di fianco alle stuoie. Ancora non c’era il caldo della bella stagione, tirava una bella arietta, e già non si vedevano che moto e motociclisti. Una promozione perfetta nella luce tersa di questa primavera.

 

La moto ci accomuna, la passione è la stessa, la cultura anche, e poi la vita è già difficile per conto suo

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Io amo le corse e i piloti, viva la Superbike con le belle gare di Assen combattute e spettacolari, viva tutte le competizioni del mondo aspettando la MotoGP all’Estoril; ma viva soprattutto la nostra moto di tutti i giorni o dei giorni di festa. Evviva le nostre strade, i valichi, gli sterrati, le mulattiere, anche le cave per quelli che ci vanno a derapare e le piste ben asfaltate per piegare con il ginocchio in terra. Meno male che la moto c’è.

Non ditemelo. Lo so da me. Troppo romantico, troppo ecumenico per i tempi che corrono. D’altra parte l’ho detto subito nelle prime righe: dobbiamo andare avanti, mica indietro. E progredire, per me e per restare nel nostro piccolo mondo a due ruote, significa superare le divisioni e le relative polemiche che ci dividono. Non per andare tutti d’accordo, che sarebbe una noia mortale, ma per dialogare invece di urlare. La moto ci accomuna, la passione è la stessa, la cultura anche, e poi la vita è già difficile per conto suo. Non pare anche a voi che si possa essere molto diversi uno dall’altro eppure sentirsi raccolti e uniti dalla passione per la moto?