Nico Cereghini: “Nell’UE saltano gli obiettivi sulla sicurezza stradale. Che cosa non sta funzionando?”

Nico Cereghini: “Nell’UE saltano gli obiettivi sulla sicurezza stradale. Che cosa non sta funzionando?”
Una relazione della Corte dei conti europea chiarisce che i traguardi fissati nel 2000 (50% in meno di vittime entro il 2030, zero morti nel 2050) ben difficilmente saranno raggiunti. C’è confusione tra i Paesi membri, non tutti vanno nella giusta direzione, adesso occorre un cambio di passo
24 giugno 2024

Ciao a tutti! Di questi tempi si parla tanto di Europa e vale la pena di segnalare che (anche) la sicurezza stradale nel Vecchio Continente lascia molto a desiderare. Ormai è chiaro che gli obiettivi fissati nel dicembre del lontano anno 2000 - e cioè morti e feriti gravi sulla strada ridotti del 50% entro il 2030 e “quasi azzerati” entro il 2050 - non saranno rispettati.

Nel 2022 ben 20.640 persone sono morte in incidenti stradali nell’UE, con pedoni, ciclisti e motociclisti particolarmente a rischio. Per ogni vittima si stima che altre cinque persone subiscano ferite gravi con conseguenze che cambiano la vita. La Corte dei conti europea ha valutato se la Commissione ha lavorato efficacemente... E ha ammesso che con l’attuale ritmo dei progressi e senza ulteriore impegno è improbabile che gli obiettivi verranno raggiunti”.

Sono le parole della relazione speciale che la Corte europea ha da poco pubblicato. Ora sono stati raccomandati tre obiettivi intermedi da perseguire: occorre migliorare la comunicazione dei dati dei feriti gravi, concentrare maggiormente l’attenzione sulle cause degli incidenti, definire meglio le priorità dei progetti cofinanziati dalla UE con obiettivi di sicurezza stradale.  Sono tanti soldi: nel periodo 2014-2020, tra una cosa e l’altra, i finanziamenti per la sicurezza stradale ammontavano a 6,6 miliardi di euro...

Precisazione interessante. A livello mondiale, sulla base dei dati più recenti forniti dall’OMS, l’Europa regge bene il confronto con altre regioni: presenta il più basso tasso di incidenti mortali e, a differenza di altre zone, tale percentuale è in calo. Tuttavia, se da un lato il numero di vittime della strada nell’UE è diminuito in misura sostanziale dal 2000, dall’altro la tendenza al calo si è arrestata negli ultimi anni. Ecco il problema vero: la curva si è arrestata, e l’Italia è tra i Paesi peggiori nel rilevamento tra il 2010 e il 2022.

La relazione è corposa, impossibile riportare tutta la materia. In sintesi, sono stati esaminati con la lente d’ingrandimento quattro Paesi: Spagna, Lituania, Romania e Slovacchia, ma l’indagine ha riguardato tutti i 27 Paesi membri. L’eccessiva velocità ha causato il 30% circa dei decessi, la guida in stato di ubriachezza o sotto effetto di droghe tra il 20 e il 28%, infine la “distrazione” incide molto ma non è considerata misurabile.  

Tra le cose più interessanti ho visto la tabella “controlli sobrietà svolti dalla Polizia per 1.000 abitanti, confronto 2019/2010”. L’Estonia ha moltiplicato per sei tali controlli, la Polonia li ha quadruplicati, l’Ungheria triplicati mentre l’Italia non presenta variazioni di nota sui dieci anni. Evidentemente siamo convinti di essere molto più sobri al volante degli Estoni o dei polacchi, ma sarà vero?

In conclusione mi permetterei di consigliare alla Corte europea di essere più precisa con le raccomandazioni. Al nostro Paese andrebbe chiarito che se si vuole il rispetto delle regole occorrono “anche” i controlli sulle strade e le risorse per intensificarli. La generale percezione è che dal 2001 ad oggi la presenza della polizia stradale e della polizia locale sia nettamente diminuita e ci si affidi alle telecamere. Ma certamente ci sbagliamo...

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