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Ciao a tutti! Ricorderete certamente cosa accadde domenica 9 luglio 2017 in Valsusa. E’ una data che abbiamo cerchiato di nero sul calendario, perché una ragazza di 27 anni che si chiamava Elisa è morta e il suo ragazzo di 30 è rimasto gravemente ferito in un incidente che parve un film dell’orrore. L’investitore della loro moto guidava ubriaco un furgone, e fin dal primo istante sembrò che lo avesse fatto apposta: aveva inseguito a tutta velocità la KTM per vari chilometri, superando come un folle le auto incolonnate sulla statale 24, forse per “vendicare” una manata del motociclista sullo specchietto del suo Transit dopo una precedenza non data. Ed era piombato nella rotonda di Condove a oltre cento chilometri orari, seminando morte e distruzione.
I magistrati di Torino, viste le immagini di una telecamera di sicurezza e sentiti i numerosi testimoni, non hanno avuto dubbi: omicidio volontario. E dopo otto mesi, mentre il fidanzato della povera Elisa tenta faticosamente di riprendere a vivere, i giornali tornano a occuparsi del caso; perché questo cinquantenne di Nichelino ha scritto una lettera dal carcere ai genitori della ragazza, per spiegare che voleva soltanto leggere la targa, che se avesse immaginato una disgrazia del genere non avrebbe mai inseguito quella moto; ammette di aver sbagliato, dice di essere pentito, che avrebbe voluto morire al posto di Elisa, però per il ragazzo nemmeno una parola. Gli avvocati fanno il loro dovere, anche il peggior delinquente ha diritto a una linea di difesa, ma chiedere scusa al fidanzato di Elisa - dopo averlo odiato al punto da volerlo distruggere - forse sarebbe suonato falso. Speriamo che la lettera non serva a nulla.
E io torno sul tema con due obiettivi. Siamo a marzo, il grande freddo è finito e presto arriverà la primavera. Il primo intento è raccomandare ancora una volta a voi tutti di tenere le orecchie drittissime sulla strada - nulla è scontato - e tenere invece un basso profilo con chi è scorretto. Quando un automobilista mi taglia la strada di proposito o non rispetta la precedenza o brucia un semaforo come se fosse solo al mondo, magari tenendo il cellulare nelle mani, viene voglia anche a me di inseguirlo e farmi sentire. E quante volte non sono riuscito a fermarmi. Ma dopo un paio di brutte esperienze ora non lo faccio più: come hanno sottolineato quasi tutti i vostri 233 commenti al terribile evento di quest’estate, la cosa più sensata che possiamo fare è trattenerci. Abbiamo troppo da perdere.
Il secondo obiettivo è ricordare Elisa, che aveva solo ventisette anni, e far sentire al suo ragazzo la nostra vicinanza. Forse ci legge, forse gli resta almeno una delle sue grandi passioni.